Kaballà, nuova edizione completamente rimasterizzata di “Petra Lavica”
Nella suggestiva atmosfera di Cas’a Cascina Sant’Alberto di Milano, Kaballà ha raccontato la genesi di Petra Lavica insieme a Stefano Senardi e Alex Peroni
A distanza di 33 anni dalla sua uscita, Petra Lavica di Kaballà torna in una nuova edizione completamente rimasterizzata, proposta in vinile 33 giri in tiratura limitata. Un lavoro che lasciò un’impronta significativa nella musica italiana degli anni ’90, un periodo in cui si iniziava appena a sperimentare l’unione tra dialetti e sonorità moderne. Kaballà si spinse oltre, creando un’opera che guardava al futuro, ispirandosi anche alla scena musicale europea. Pubblicato nel 1991, l’album si distingue per essere interamente cantato in siciliano e per il suo mix unico di rock, melodie mediterranee e influenze pop internazionali.
Ieri sera, nella suggestiva atmosfera di Cas’a Cascina Sant’Alberto di Milano, Kaballà ha raccontato la genesi di Petra Lavica insieme a Stefano Senardi e Alex Peroni. È stata un’occasione speciale per rivivere aneddoti e ricordi di quel periodo, tra lo studio di registrazione e le atmosfere uniche della Sicilia.
Il percorso di Petra Lavica iniziò con l’incontro tra Kaballà e Gianni De Berardinis, disc jockey, chitarrista e talent scout, con cui emerse subito una sintonia musicale profonda: “Condividevamo la stessa idea di musica, quella che avevamo assimilato con passione fin da ragazzi. Ogni giorno ci lasciavamo catturare dalle novità, sia italiane che internazionali, traendone ispirazione e stimoli per scrivere e sperimentare“.
Un altro incontro cruciale fu quello con Massimo Bubola, già coautore di due storici album di Fabrizio De André e di brani iconici come Don Raffaè. Bubola si appassionò immediatamente al progetto e fu proprio lui a suggerire il nome d’arte Kaballà. A dare concretezza al sogno contribuirono figure chiave della EMI Publishing, come Antonio Marrapodi e Paolo Corsi, oltre a Stefano Senardi, all’epoca Direttore Generale della CGD/Warner, che credette sin da subito nel valore innovativo dell’album.
La produzione artistica fu affidata a De Berardinis e Bubola, con la supervisione del maestro Lucio “Violino” Fabbri, storico componente della PFM, in qualità di arrangiatore. Fabbri radunò un gruppo di musicisti eccezionali, il cui contributo fu fondamentale nel creare un sound unico. Tra questi spiccano Walter Calloni, Paolo Costa, Fabrizio Consoli, Mauro Pagani e lo stesso Lucio Fabbri.
Il mixaggio fu invece curato da Alberto “Skizzo” Bonardi, una giovane promessa del settore, che operava con attrezzature analogiche nello storico studio Metropolis. È proprio lì che Kaballà incontrò per la prima volta Fabrizio De André, impegnato nella registrazione di Le Nuvole, sei anni dopo l’uscita di Crêuza de mä. Per Kaballà quell’incontro fu un evento fortunato e di buon auspicio.
Anche il videoclip di Petra Lavica segnò un passo avanti per l’epoca. Diretto dal visionario Daniele Pignatelli e prodotto da Marco Balich, destinato a diventare una figura di spicco nella scena internazionale degli eventi, il video fu girato a Portopalo di Capo Passero, all’estremità meridionale della Sicilia. Le riprese furono rese uniche da una casuale ondata di maltempo: mare e vento forza 7 trasformarono il paesaggio siciliano in una cornice che ricordava l’Irlanda. L’imprevisto non fermò la troupe, che sfruttò le condizioni atmosferiche per arricchire ulteriormente le suggestioni visive.
Questa capacità di mescolare elementi diversi caratterizza anche l’album, che fonde immagini, sonorità dialettali e una raffinatezza musicale senza tempo. Non sorprende, quindi, che la rivista Esquire, nel numero di luglio 1991, recensì con entusiasmo Petra Lavica, collocandolo accanto all’esordio degli Sugarcubes di Björk e al film Il silenzio degli innocenti di Jonathan Demme. Un debutto che non passò inosservato, lodato per la sua originalità, il coraggio nelle sperimentazioni e la qualità delle composizioni e degli arrangiamenti.