Era solo questione di giorni perché i sospetti diventassero certezze. La morte di Keith Emerson, avvenuta nella notte tra il 10 e l’11 marzo, sarebbe stata causata da un colpo di pistola alla testa autoinflitto, com’è chiaramente emerso dall’autopsia del coroner di Los Angeles. Ed Winter, un portavoce del medico legale, ha inoltre dichiarato che il musicista soffriva di gravi problemi cardiaci, provocati, probabilmente, anche dal suo uso cronico di alcol.
La compagna di Emerson, Mari Kawaguchi, che ha trovato il corpo esanime di Keith nella loro casa di Santa Monica, in California, ha dichiarato che le sofferenze muscolari di cui soffriva da anni potrebbero aver contribuito alla sua decisione di togliersi la vita. “La mano destra e il braccio gli davano problemi da anni. Aveva subito un’operazione anni fa, ma i dolori e i problemi ai tessuti nervosi della mano peggioravano sempre di più” ed ha aggiunto “Aveva dei concerti in programma in Giappone, ma nonostante la decisione di portare con sé un tastierista di riserva che potesse aiutarlo, Keith era preoccupato. Aveva letto online tante critiche nei suoi confronti, ed era una persona molto sensibile: l’anno scorso aveva tenuto alcuni concerti e delle persone avevano postato brutti commenti come ‘vorrei che non suonasse più’. Era tormentato dall’idea che non fosse più abbastanza bravo. Aveva già programmato di ritirarsi dopo il Giappone, ma non voleva deludere i suoi fan. Era un perfezionista, e l’idea di non poter più suonare in maniera perfetta lo rendeva depresso, nervoso e ansioso”.
Oltre alla fidanzata, anche gli amici e compagni storici di band avevano parlato di una persona in lotta con la depressione da molti anni: “Ha vissuto un’esistenza solitaria e piena di problemi – ha detto Lake – Ho visto un uomo che nel corso del tempo doveva fare i conti con uno stato crescente di confusione, disperazione e depressione”.
Il Jimi Hendrix delle tastiere, un innovatore assoluto nell’utilizzo dell’organo Hammond e soprattutto dei sintetizzatori Moog, una volta disse che il periodo che andava dalla metà degli anni ’60 alla metà dei ’70 era stato il più prolifico e creativo per il progressive rock; a conferma di questa sua dichiarazione, il Nostro ha fornito le prove necessarie attraverso il suo fantastico lavoro con i Nice e con ELP, in grado, entrambi i gruppi, di dimostrare che il pop, la musica classica e il jazz non solo possono coesistere ma possono anche alimentarsi proficuamente a vicenda.
Da oggi, quei 20 minuti e 37 secondi di Tarkus, avranno tutto un altro sapore.