01/11/2016

La classe di Judith Owen live alla Salumeria della Musica di Milano

La cantautrice gallese ha appena concluso le tappe italiane del suo tour e ha pubblicato il video di More Than This
Se la musica di Judith Owen fosse un tessuto sarebbe un drappo di velluto rosso: soffice al tatto, elegante alla vista, con quel retrogusto vintage che mette tutti d’accordo. Il tour di supporto a Somebody’s Child, il suo ultimo lavoro discografico uscito la scorsa primavera, ha ottenuto grandi consensi anche in Italia; la cantautrice gallese, infatti, ha concluso solo da un paio di giorni i cinque concerti che l’hanno vista protagonista in grandi e importanti club della nostra penisola. Da Brescia a Torino, da Bologna a Roma, la Owen ha portato in giro il sound tipico del cantautorato californiano di fine anni ’60, contaminato dal jazz, dal blues e da tutta la musica da cui la cantautrice e pianista è stata influenzata, e che rende il suo modo di scrivere estremamente personale.
 
Dopo averla ospitata nei nostri studi (qui l’intervista), il 26 ottobre siamo tornati a trovarla alla Salumeria della Musica (Milano), e abbiamo preso parte ad uno spettacolo intimo e raccolto, in cui tutto si è susseguito con estrema naturalezza. Il concerto è iniziato con un’ora di ritardo, ma l’attesa è stata ampiamente ripagata non appena Judith Owen è salita sul palco, ha salutato e ringraziato il suo pubblico – non particolarmente numeroso ma visibilmente coinvolto e caloroso – e ha sfoderato con ironia le uniche due-tre parole in italiano che conosce. Con lei quattro grandi musicisti: Leland Sklar al basso, Russel Kunkel alla batteria, Pedro Segundo alle percussioni e Gabriella Swallow al violoncello.
A parte un paio di pezzi “del passato”, protagonista assoluto della serata è stato Somebody’s Child, che la Owen ha eseguito per intero, introducendo ogni singolo brano e raccontando la storia che c’è dietro ad ognuno di essi: la donna incinta e vestita solo di una busta di plastica che ha ispirato la title track, l’assuefazione che abbiamo ormai tutti, “io per prima” ammette, nei confronti dei nostri telefoni e di quei messaggi di testo che aspettiamo con impazienza continuamente, il dolore e la difficoltà nel dire addio a qualcuno che si ama.
La classe e la professionalità dei cinque musicisti ha coinvolto e rapito il pubblico per un’ora e mezza, che è sembrata volare. E se il modo di comporre di Judith Owen è così profondamente ispirato, altrettanto unico e suggestivo è il suo modo di interpretare pezzi d’altri. In questo disco, una bellissima versione di More Than This di Bryan Ferry, il suo pezzo preferito del cantante e compositore inglese, una canzone per la quale la Owen ha girato un video uscito appena pochi giorni fa.
Il tour di Judith Owen e della sua band continuerà in Europa, tra Francia e Inghilterra, fino alla fine di novembre. Chi non l’avesse ancora vista dal vivo, rimedi. Ne vale la pena.
 

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