11/05/2007

La leggenda di Jim Croce

Per Jim Croce, vivere significava suonare, viaggiando da un music club a un piccolo teatro universitario, sera dopo sera 250 giorni all’anno. Quando, a soli 30 anni, il destino se lo porta via, Croce sta facendo quello che aveva già fatto centinaia di volte e cioè prendere un aereo per raggiungere il luogo dove si sarebbe dovuto esibire in concerto il giorno successivo. Ma quella notte del 20 settembre del 1973, pochi minuti dopo il decollo, il velivolo privato che aveva noleggiato precipita, schiantandosi contro un albero, nei dintorni di Natchitoches, Louisiana. In poche settimane, sull’onda dell’emozione, i suoi dischi balzano ai primi posti delle classifiche e i suoi brani più celebri, la briosa Bad, Bad Leroy Brown o le seducenti ballad acustiche I Got A Name, Time In A Bottle, New York’s Not My Home assurgono allo status di classici della american music.

La tragica e prematura scomparsa di Croce lascia la moglie Ingrid in straziante solitudine. Dopo aver perso entrambi i genitori, l’allora 26enne ex compagna universitaria, ex partner artistica di Jim (ma ora mamma del piccolo Adrian James) si ritrova a San Diego, California, nella peggiore situazione possibile. Non solo. Un paio d’anni dopo, il piccolo AJ viene colpito da una malattia rara che gli riduce la vista e lei, Ingrid (a seguito di un’operazione) si ritrova con le corde vocali danneggiate e nell’impossibilità di tornare a cantare. Infine, le ci vogliono quasi 12 anni per incassare le royalties e i diritti d’autore sulla musica del marito. Eppure, nonostante una serie di sfighe da primato olimpico, non demorde. Anzi, alla soglia dei 60 anni, Ingrid Croce è oggi uno straordinario caso di successo: proprietaria di due ristoranti e tre bar nel Gaslamp, quartiere centrale di San Diego e cuore della vita notturna della città del Southern California, è sulle copertine di news magazine di grido, ospite di ambitissimi programmi radiofonici e televisivi, autrice di libri di cucina che, nel loro campo, sono veri e propri best seller.

Il Croce’s e l’adiacente Croce’s Top Hat Bar & Grill sono i suoi gioielli. In piena Fifth Street, i due locali sono un tempio alla memoria di Jim Croce. Appesi ai muri, chitarre, fotografie pubbliche e private, memorabilia varie. All’entrata del bar, un murale gigante immortala il suo volto. “L’idea del ristorante” racconta Ingrid “è nata anni fa. Prima ancora che Jim registrasse i suoi dischi. Ci siamo conosciuti nel 1963 quando lui studiava alla Villanova University. La mia band, The Rumrunners, aveva vinto un concorso di folksinger di cui Jim era uno dei giudici. Poco dopo, abbiamo cominciato a cantare insieme, ci siamo innamorati e poi sposati nel 1966. Nel 1968 ci siamo trasferiti a New York con la speranza di firmare un contratto discografico. In meno di due anni, abbiamo fatto più di 500mila chilometri suonando in giro per promuovere il nostro primo album, Jim And Ingrid Croce. Ma poi, deluso dal music business, Jim ha deciso di tornare a vivere nelle campagne intorno a Filadelfia. Lìcuocevamo il pane, coltivavamo gli ortaggi e servivamo deliziosi pranzetti per Jimmy Buffett, James Taylor, Arlo Guthrie, Bonnie Raitt, i Manhattan Transfer. Nel settembre del 1971 è nato Adrian James e Jim ha scritto per lui Time In A Bottle. Nello stesso periodo ha composto You Don’t Mess Around With Jim, la title-track di uno dei suoi quattro album d’oro. Nei due anni successivi la carriera di Jim è decollata. Nell’agosto del 1973 ci siamo trasferiti a San Diego, un mese prima che la morte ce lo portasse via. Da allora, per me e per AJ, la città californiana è diventata residenza permanente e il Croce’s Restaurant nel Gaslamp un modo per rendere omaggio all’arte di Jim. Servire la migliore cucina possibile e proporre tutte le sere musica dal vivo ad amici, clienti e ospiti che vengono da tutto il mondo, è anche la nostra maniera di ricordare a tutti il calore e il senso dell’ospitalità che hanno sempre animato Jim. E per tenerne in vita il ricordo”.

AJ Croce, pianista e cantautore raffinato (a cavallo tra jazz e blues, come i lettori più attenti di JAM sanno) ogni tanto fa una surprise gig al locale della madre. La cui cucina, provare per credere, è davvero deliziosa: un sapiente ed equilibrato misto tra nouvelle cuisine, California e tradizioni del Sud. “Consiglio di andarci” ha detto Arlo Guthrie, vecchio amico dei Croce e autore della prefazione del libro di Ingrid Thyme In A Bottle. Io consiglio a tutti i lettori di riascoltare i grandi classici di Jim Croce: canzoni bellissime, musica genuina che va dritta al cuore. E che non deve essere dimenticata.

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