22/03/2007

La lunga marcia degli U2 verso il nuovo album

Nella storia del rock, poche band hanno catalizzato l’attenzione dei mass media (non soltanto musicali) quanto gli U2. Ogni mossa dei quattro irlandesi è stata controllata, sezionata e radiografata fino all’eccesso, tanto più negli ultimi anni con la diffusione di massa di Internet e le incessanti iniziative umanitarie del carismatico leader Bono. Eppure – proprio come evidenziato macroscopicamente dallo stesso gruppo nell’epocale Zoo TV Tour del 1992-93 – troppa informazione equivale a nessuna informazione. Per questo, a ridosso della pubblicazione del nuovo album How To Dismantle An Atomic Bomb, è di qualche utilità raccogliere gli indizi sparsi negli ultimi tre anni di lavorazione del disco, di cui a pagina 46 vi forniamo una guida canzone per canzone.

Meno di una settimana dopo la conclusione dell’Elevation Tour (un celebrato ritorno alla semplicità dopo le roboanti tournée anni Novanta), già nel dicembre 2001 gli U2 tornano in sala d’incisione, alternandosi tra quello privato di Bono e The Edge a Eze-sur-Mer (nei pressi di Nizza) e gli ormai abituali Hanover Quay Studios di Dublino, tra l’altro prossimi alla demolizione per la riqualificazione dell’area portuale (entro due anni sorgerà una torre di 60 metri con uno studio di registrazione da 3 milioni di sterline negli ultimi due piani). Il lavoro parte da alcuni brani rimasti esclusi da All That You Can’t Leave Behind (pubblicato alla fine di ottobre del 2000): tra questi, Bono menziona alcuni titoli al mensile Spin: One Step Closer To Knowing, Electrical Storm e il tema per Gangs Of New York, il nuovo film di Martin Scorsese. Il cantante parla di “vero punk rock, con il suono di grandi chitarre e alcune belle melodie”, dichiarando al celebre tabloid britannico Sun che “ci potrebbe essere presto un nuovo album: abbiamo trovato che sarebbe stato molto interessante terminare il tour e tornare subito in studio. Staremo a vedere”.

In realtà, visti anche i continui impegni di Bono in favore della disperata situazione africana – partecipando al World Economic Forum di New York a fianco di Kofi Annan, incontrando il presidente George W. Bush e compiendo un viaggio di dieci giorni in Africa con Paul O’Neill, ministro del tesoro Usa – nel marzo 2002 Edge smentisce l’idea di incidere un album in fretta e furia come Zooropa (ideato e registrato nella primavera del 1993, a cavallo tra il tour all’aperto negli Stati Uniti e i concerti europei), avendo deciso di dedicare al nuovo disco “almeno un anno e mezzo di lavoro”. Vengono annullate ulteriori date europee (mai annunciate ufficialmente, se non da Bono e The Edge in qualche intervista estemporanea), mentre a luglio slitta ancora l’uscita del film di Martin Scorsese (con relativa colonna sonora) girato a Cinecittà: in compenso si scopre che Electrical Storm è il brano scelto per il lancio della nuova antologia The Best Of 1990-2000, in uscita autunnale con un dvd in edizione limitata. Circolano anche altri due titoli di brani inediti, All Because Of You e Original Of The Species (tralasciato da All That You Can’t Leave Behind). A novembre la seconda raccolta retrospettiva diventa in realtà l’occasione di recuperare brani non pubblicati su singolo (The First Time e Until The End Of The World) o difficilmente reperibili (Miss Sarajevo e Hold Me, Thrill Me, Kiss Me, Kill Me), realizzando nuovi arrangiamenti con Mike Hedges (in particolare i brani di Pop come Discothèque, al cui cantato originale vengono sovrapposti tracciati inutilizzati di basso e batteria e nuove chitarre) piuttosto che limitarsi a sciorinare i successi degli anni Novanta, cogliendo anzi l’occasione per presentare due nuove canzoni prodotte da William Orbit. Oltre al singolo Electrical Storm, l’altro inedito è The Hands That Built America (Theme From “Gangs Of New York”), che pochi mesi dopo riceve il Golden Globe assegnato dalla stampa estera negli Stati Uniti, perdendo di un soffio l’Oscar come Miglior Canzone Originale, ormai l’unico riconoscimento che manca alla band dopo 25 anni di carriera.

Con l’uscita della seconda raccolta (seguita da un breve ciclo di conferenze di Bono in alcuni college statunitensi con gli attori Chris Tucker e Ashley Judd, confrontandosi su Terzo Mondo e Aids), il mensile britannico Q rivela che, oltre un anno prima, Bono ha cantato l’inedita Sometimes You Can’t Make It On Your Own al funerale del padre, mentre Larry Mullen rivela che il gruppo ha raccolto 16-17 idee per nuove canzoni, sperando di pubblicare il 14esimo album a firma U2 entro l’anno successivo… Dal canto suo, Bono rivela in una chat on line sulla BBC di essere al lavoro su una nuova canzone dal titolo provvisorio Full Metal Jacket, ideata da Edge con un riff potente: “È la più tosta, la madre di tutti i brani rock’n’roll. Non so da dove è uscita, ma è qualcosa con una chitarra rimarchevole”, aggiungendo nel gennaio 2003 che la parola d’ordine con cui la band lavora al nuovo materiale è “pedal to the metal”, per “un rock’n’roll gioioso e ad alta energia”. Un mese dopo, lo stesso Bono risponde a Mtv che il miglior modo per festeggiare la nomination agli Academy Awards è quello di terminare quanto il gruppo sta facendo, in particolare un brano dal titolo Native Son (evoluzione del citato Full Metal Jacket) perché diventi un singolo bollente.

A fine aprile l’idea di un disco meno pop e cesellato di All That You Can’t Leave Behind sembra trovare una conferma, quando trapela l’indiscrezione che al lavoro con gli U2 si è unito Chris Thomas, produttore di classici come For Your Pleasure dei Roxy Music, Never Mind The Bollocks dei Sex Pistols, Listen Like Thieves degli Inxs e Different Class dei Pulp, ma anche tastierista nel White Album dei Beatles e al mixer nel pluridecorato The Dark Side Of The Moon dei Pink Floyd. Bono dichiara tutto il suo apprezzamento per il nuovo garage rock, arrivando a dire che il prossimo sarà “il nostro primo album chitarristico” e “molto viscerale, molto diretto”.

Dopo essere stato candidato ufficialmente al premio Nobel per la Pace, onorato come Persona dell’Anno dalla National Academy Of Recording Arts & Science (che ogni anno assegna i Grammy Awards) e aver ricevuto la medaglia alla Legion d’Onore da Jacques Chirac, ai mass media in affanno per le sue continue attività umanitarie il frontman degli U2 ammette, nel suo solito tono sincero ma beffardo: “Dicono: Bono, la gente è stufa di te, sei stato in giro, hai vinto tutti quei premi, devi sparire per un po’. Il disco che stiamo finendo è così buono che non importerà che la gente è stufa degli U2”, rincarando la dose un mese dopo: “Sarà qualcosa come una sega elettrica, che potrebbe abbattere ancora di più l’albero di Giosuè”. Il riferimento è ovviamente allo stile classico degli U2 rappresentato da The Joshua Tree (1987).

A ridosso dell’esibizione della band alla cerimonia d’apertura delle Special Olympics per i disabili (a Dublino, con Nelson Mandela) il prodotto sembra quasi in dirittura d’arrivo, anche se non al punto di fissare una data d’uscita: il manager Paul McGuinness ammette di far tesoro dell’esperienza di Pop (“Dobbiamo imparare dagli errori del passato e non pubblicare nulla finché non è finito”), anche se qualcuno trova il tempo di organizzare una bufala facendo circolare il falso titolo Solar, con tanto d’improbabile copertina che circola via Internet sormontata dalla scritta “in vendita dall’8 marzo 2004”. In compenso a luglio si viene a conoscenza di un brano intitolato Yahweh e un mese dopo Bono fornisce qualche ulteriore (minuscola) anticipazione al New York Times: “Le canzoni sono molto dirette, con grandi melodie e un gran lavoro di chitarra da parte di un uomo molto frustrato. The Edge ha molto talento. Se questo è un gran disco, e io penso davvero che lo sia, gran parte del merito è suo”.

A ottobre è ancora il Sun a pubblicare notizie con dichiarazioni in seguito citatissime: “L’abbiamo quasi finito. Per gli U2, per pubblicare un disco in questo momento ci dev’essere un solo motivo: dev’essere un mostro, e lo è. È pieno di grandi canzoni ed è condotto da un chitarrista che è stufo di vedere Bono che stringe la mano ai politici. La rabbia che c’è è incredibile. The Edge è il chitarrista più dotato della sua generazione, questo è evidente. L’anno prossimo andremo ancora in tour e non vedo l’ora. È una cosa difficile da spiegare ma, parallelamente allo stare con i miei amici e con la mia famiglia, il momento della vita in cui mi sento più a mio agio è quando sono sul palco davanti a 20 o 150mila dei miei più cari amici”.

Agli inizi di novembre, per una settimana si aggiunge in studio Daniel Lanois, una presenza sempre discreta ma utile per gli U2, al punto da essere stato presentato sul palco del Madison Square Garden nel giugno 2001 ammettendo candidamente: “Dobbiamo a quest’uomo più di quanto le parole possano dire”. Dopo l’apparizione di Bono e The Edge al festival sudafricano 46664 di Nelson Mandela – dove propongono l’inedita American Prayer e 46664 (Long Walk To Freedom) scritta con Dave Stewart degli Eurythmics e Joe Strummer – a fine anno ancora Bono afferma che il prossimo sarà “il nostro ‘Who album'” e (stra)parla di “punk rock made on Venus”.

Con l’inizio del 2004 filtra il titolo di un’altra outtake da All That You Can’t Leave Behind, Love And Peace Or Else, mentre a febbraio Billboard conferma che a Chris Thomas è subentrato il fido Steve Lillywhite: il lavoro non parte da zero, ma evidentemente la band non è soddisfatta. Il produttore di Siouxsie & The Banshees, Xtc e Psychedelic Furs, pressoché coetaneo degli U2, era stato da questi chiamato già nel 1980 per il primo album (come del resto Peter Gabriel quello stesso anno), rimanendo in cabina di regia per tutti i primi tre dischi: un altro indizio che fa ben sperare. Non a caso, il nuovo lavoro (aperto dal singolo Vertigo, la nuova incarnazione di Native Son) si aprirà con un singolare conteggio in castigliano (con il videoclip girato nel delta dell’Ebro): “Uno, dos, tres, catorce!”, corrispondente al numero degli album accreditati agli U2 e prodotti da Lillywhite.

Nel frattempo – anche se fino a luglio nessuno se ne accorge – la compagnia Digital:CC di Sebastian Clayton (il fratello minore di Adam) registra il dominio web howtodismantleanatomicbomb.com (attualmente è on line il conto alla rovescia con i giorni, le ore, i minuti, persino i centesimi di secondo che ci separano dalla pubblicazione del cd, ndr): un titolo accattivante e decisamente in linea con i tempi burrascosi che stiamo vivendo. A ridosso della festa di san Patrizio, il dj Garrett ‘Jacknife’ Lee si aggiunge alle collaborazioni del nuovo disco, che però slitta ancora: l’ottimistica previsione di un’uscita entro l’estate cede il passo all’annuncio ufficiale della pubblicazione nel mese di novembre. Il titolo How To Dismantle An Atomic Bomb viene infine confermato soltanto due mesi fa, dopo un episodio che ha quasi dell’inverosimile. Con i vistosi precedenti del furto degli appunti per i testi di October nel marzo 1981, dei nastri digitali con le prime registrazioni per Achtung Baby nell’aprile 1991 (pubblicati in diverse forme sul mercato dei bootleg) e del laptop con i primi testi per All That You Can’t Leave Behind (pur recuperato in pochi giorni) nel dicembre 1999, la sera dello scorso 13 luglio, ultimate da pochi giorni le registrazioni del disco, durante una session fotografica per la rivista Blender ai Riviera Studios di Victorine (alla periferia di Nizza) si perdono le tracce di una copia di materiale inedito, pare ancora in versione incompleta: “Gran parte del lavoro di due anni volato via”, commenta a caldo uno scioccato The Edge, “per colpa di un pezzo di plastica rotondo. Sembra incredibile, ma è quello che ci è appena capitato… ed era la mia copia”. A mente fredda, la band progetta di rendere immediatamente disponibile l’album sul sito iTunes della Apple in caso di divulgazione abusiva via web, a tutt’oggi mai avvenuta.

Infine, dopo le apparizioni di Bono alle convention dei due candidati alle elezioni americane e del partito laburista di Tony Blair, il 24 settembre le radio cominciano a trasmettere Vertigo, il primo, veemente singolo dei nuovi U2. Edge si giustifica: “Siamo una rock band che suona raramente hard rock, perché è una musica in cui è difficile essere originali…”.

In poche ore il brano si laurea il più scaricato dai siti Internet autorizzati, scalando le classifiche e aumentando la curiosità per ascoltare l’intero album, a cui prestano la loro opera produttiva il fido Flood (con la band da The Joshua Tree del 1987) e Nellee Hooper (dopo Hold Me, Kiss Me, Kill Me del 1995). Ora la parola passa (finalmente) al pubblico.

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!