Si chiama Pamela Ann Miller ma è diventata famosa semplicemente come Miss Pamela prima di assumere (nel 1977) il nobile cognome del marito, un certo Michael Des Barres, glam rocker inglese trasferitosi sulla West Coast, da qualche tempo apprezzato attore protagonista di diverse e fortunate serie televisive. A metà anni 60, nella briosa e soleggiata California del Sud, Pamela era una ragazzina che non aveva ancora compiuto 18 anni ma che già mostrava una spregiudicatezza fuori dal comune. La sua avvenenza fisica, il suo savoir faire ma anche la sua clamorosa determinazione le avevano consentito di fare incontri ravvicinati con i suoi idoli dell’epoca: le grandi rockstar angloamericane che in quegli anni riempivano i sogni (erotici e non) di milioni di adolescenti. “È stata Treat Me Right, una canzone di Elvis, a cambiarmi la vita” mi racconta Pamela, oggi una bella signora di 59 anni con vezzosi capelli rosso fuoco. “Avevo poco più di 8 anni e sono passata dalla Barbie al bacino più sexy della storia nel giro di dieci secondi”.
È con lei che il mondo del rock conia il termine groupie. “La parola ha fatto la sua comparsa in modo alquanto innocente” racconta. “Ricordo di averla sentita per la prima volta in quell’hotel sul Sunset Strip che noi chiamavamo The Riot House, la casa dello spasso. Ero in piedi accanto alla luccicante limousine dei Led Zeppelin, stavo carezzando il mio boa di struzzo rosa e mi ripassavo il lucida labbra per prepararmi a scivolare nel letto di Jimmy Page per una notte di fuoco. Al suono della porta che si chiudeva ho sentito una voce stridula provenire dalla folla: guarda quella lì, deve essere una groupie”.
Nonostante il suffisso ie nell’inglese/americano dia, nella maggior parte dei casi, accezione negativa al sostantivo che affianca, secondo Pamela “rappresentava semplicemente la realtà: io e le mie amiche passavamo un sacco di tempo in giro insieme ai gruppi e quindi non ci sentivamo offese se venivamo chiamate in quel modo”. I musicisti stessi, per altro, erano felici di essere accuditi e “intrattenuti” da stuoli di ragazzine adoranti, spesso divertenti e sempre molto, molto carine. “Eravamo lì per la musica: il lamento seducente della chitarra elettrica, la vibrazione del basso e le promesse sensualmente ansimate ancora oggi ci fanno battere forte il cuore. Noi volevamo essere le loro muse. E credo lo siamo state”.
Vero. Perché se nel suo libro più famoso (Sto con la band) Pamela raccontava la sua storia, nel suo ultimo lavoro editoriale (Let’s Spend The Night Together – Stanotte stiamo insieme) recentemente pubblicato da Castelvecchi, la Des Barres ci presenta le sue amiche di ora e di allora, 24 groupie che hanno camminato sul lato selvaggio della vita e ispirato alcune grandi canzoni. Come la bellissima Patti D’Arbanville (My Lady D’Arbanville, Cat Stevens), le Apple Scuffs (i “torsoli di mela”, le ragazze follemente innamorate dei Beatles cui George Harrison ha dedicato l’omonimo brano) o Little Wing che Jimi Hendrix ha detto essere “un’adorabile fanciulla che mi ronzava attorno, che mi ha regalato tutta la sua vita e mi avrebbe dato molto altro ancora se solo avessi voluto”, per non contare le centinaia di brani famosissimi (dai Led Zeppelin agli AC/DC, dai Guns n’ Roses ai Pink Floyd) dedicati a questi stuzzicanti “angeli del palco”.
“Io ero la Foxy Lady del video (oggi introvabile) di Foxy Lady. Ballavo sulla musica cosmica di Hendrix e lui mi corteggiava. Io ero vergine, imbarazzata e timida: Jimi era troppo per me. Ho preferito andare a letto con Noel Redding” mi confessa divertita Pamela che nel libro descrive minuziosamente acrobazie e stranezze erotiche delle sue amiche. Da Tura Satana (“che insegnò a Elvis come baciare intimamente una donna”) a Dee Dee Keel (“l’inventrice dei bagni sexy allo yogurt”), da Margaret Moser (“giornalista/amante di John Cale”) sino a Cynthia Plaster Caster di Chicago che faceva calchi di gesso ai membri delle rockstar mentre sottostavano ai giochino suoi e delle sue amiche (“Cynthia ha dimostrato che essere groupie può diventare un’arte”). Anche se, a detta di Pamela, è stata Maria Maddalena la prima, vera groupie della storia. “Prima ancora che ci fosse la sbornia mediatica de Il Codice Da Vinci, ho fatto un viaggio in terra santa per documentarmi. E ho trovato scritti che confermano in modo inequivocabile il rapporto speciale tra Gesù e la Maddalena”.
Spiritosa, piena di energia e sempre con la battuta pronta, Pamela Des Barres è certamente un personaggio. Mi piacciono la sua franchezza nel raccontarti i dettagli più scabrosi (vedi “la spiccata personalità” del mio mito, Jimi Hendrix) ma anche l’ironia, la leggerezza e l’acume nel descrivere l’ambiente rock degli anni 60 e 70. Cosa che solo se uno c’era può capire.
Mi piacciono, infine, i suoi sentimenti veri: quelli di totale passione per il grande amore della sua esistenza (Chris Hillman, un pezzo importante del country-rock), di stima sincera per il suo vero anfitrione, (il leggendario Frank Zappa che convinse lei e le altre groupie del Laurel Canyon a dar vita alle stravaganti GTO’s), di autentica amicizia per la moglie di Frank, Gail Zappa, “che ha incarnato il sogno di noi groupie: sposare una rockstar, farci dei figli e tenerla a bada tutta la vita”.