30/10/2013

La Repubblica della chitarra

Si chiamano Guitar Republic e usano le sei corde come fossero percussioni, tastiere o violoncelli. Sono la nuova frontiera della chitarra acustica?

C’era una volta il Guitar Trio, rara combinazione di talenti capace di far convivere il flamenco di Paco De Lucia con il jazz-rock di Al Di Meola (o Larry Coryell) e i funambolismi cosmici dell’inimitabile John McLaughlin. Per anni, il loro Friday Night In San Francisco (1981) è stato un must per tutti gli appassionati delle sei corde.
Trent’anni dopo, una nuova Repubblica della Chitarra si affaccia sul panorama internazionale. La costituiscono tre musicisti italiani (di base a Roma) con un’avventura cominciata per gioco. «Non avevamo in mente un progetto preciso», racconta Pino Forastiere, «semplicemente ci divertiva condividere brani, ritmi e melodie». I tre si conoscono da tempo. «Stefano Barone è stato mio allievo nel 2003; l’anno dopo ho conosciuto Sergio Altamura, che mi ha subito colpito per il suo approccio originale e creativo allo strumento: trucchi, effetti, l’utilizzo dell’archetto che trasforma la chitarra in un violoncello, le idee sperimentali che sforna in continuazione».
Sempre per gioco, nel 2009, i tre realizzano un video. Il pezzo si chiama Funky Sex Republic e comunica immediatamente il concept: produrre con tre acustiche ritmo, armonia e melodia in modo unico. «La chitarra ha un sacco di legno», spiega Forastiere, «percossa può produrre suoni che, se amplificati, ricordano quelli di tamburi e percussioni. Se poi si abbassa l’accordatura della sesta corda è possibile ottenere vere e proprie linee di basso».
Sergio Altamura, oltre a suonare con postura e modalità bizzarre, stravolge il sound dello strumento producendo suoni non immediatamente riconducibili a quelli delle chitarre acustiche. L’effetto è garantito. Lo capisce al volo Rob Poland, fondatore della Candy Rat Records (label americana specializzata), da anni discografico di Forastiere. «Quando Poland ha avuto in mano il nostro video ha voluto fare un piccolo esperimento postandolo sul suo canale YouTube. In poche settimane, Funky Sex Republic è stato visto da oltre 150 mila persone». Poland, a quel punto, non ha dubbi: chiede ai ragazzi un intero album. Che viene registrato nel giro di un mese e pubblicato nel 2010. «Oggi Guitar Republic sta ottenendo parecchio successo, specie dal vivo», dichiara con orgoglio Forastiere, «l’approccio scenico è importante, cattura e coinvolge il pubblico».
Nei live, GR regala una riuscitissima cover di Smells Like Teen Spirit, il classico dei Nirvana che accende l’entusiasmo anche di chi distingue a fatica una sei corde da una sedia a dondolo. Il pezzo riflette la struttura artistica del trio: Forastiere (elemento centrale) è «la voce», Barone si occupa della parte ritmica («basso e percussioni»), mentre il tappeto musicale («le tastiere di una rock band») è fornito da Altamura.
GR è una repubblica democratica: ognuno può portare un’idea, ma poi il tutto nasce in modo collettivo. GR è anche una repubblica “aperta”: oltre a progettare un nuovo lavoro, si sta pensando di inglobare altri elementi. Come Jon Gomm, formidabile chitarrista acustico di Leeds che si sta facendo un nome anche fuori dal circuito degli appassionati. «Ho diviso spesso il palco con lui», spiega Forastiere, «per me, è il talento più puro del chitarrismo acustico odierno. Fa uno show vario e divertente: suona benissimo, canta in modo credibile e alterna brani di sua composizione a intriganti cover di classici del pop-rock. Il suo back up chitarrisico (percussivo, armonico e melodico al tempo stesso) è una summa del Guitar Republic».
Forastiere lavora anche sul fronte solista. Da un paio di mesi è uscito il suo ultimo album, From 1 To 8. «Sono otto studi per chitarra», chiarisce lui che ha in curriculum un diploma di chitarra al conservatorio. Nell’album la sua sei corde Martin ha un suono straordinario e i suoi pezzi, come sempre, risultano altamente evocativi. «Mi piacerebbe riportare chitarra e chitarristi a quella dimensione di studio che oggi sembra essersi persa», confessa a proposito di questo lavoro che ha avuto un interessante sviluppo. Con l’attore/regista Enrico Frattaroli, Forastiere ha messo in scena La voce a te dovuta. Tratto dall’omonimo libro di poesie d’amore di Pedro Salinas, il progetto è un melologo, cioè una scrittura contrappuntistica fra musica e testo. Tutto è reso in modo teatrale: persino il processo di accordatura tra un pezzo e l’altro. Frattaroli accartoccia il copione in uno strano gioco di luci accompagnato da un ampio riverbero che si mixa con l’accordatura…

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