Eric Bibb non è più un ragazzino, ma è sempre considerato un alfiere del nuovo blues. O meglio, è uno di quei songster moderni che sanno sposare il calore della ballata blues con le mille sfaccettature della musica popolare. Bibb non si chiude a riccio sulle dodici battute, torna alle radici di un mondo di frontiera dove il folk bianco e nero si intersecavano nei camp meeting, gli oceanici raduni religiosi (il primo, storico, risale all’estate del 1800 in Kentucky) dove gente di ogni razza si radunava per cantare gli inni.
Bibb, in questa operazione, chiama papà Leon, cantante dalla voce vibrante (già noto ai tempi gloriosi del Greenwich Village) proponendo un quadro acustico di straordinaria varietà e freschezza. Nel rock va di moda fondere stili e generi, Bibb mette insieme raffinati bozzettti conquistando l’ascoltatore con la magia della forza interpretativa e con il lirismo, senza lasciarsi andare a facili virtuosismi o a colpi di teatro. Largo spazio allo spiritual condotto dal baritono fertile e sinuoso di Leon (il medley Deep River e Balm In Gilead con la voce aggiunta di Cyndee Peters e il worksong Look Over Yonder sopra tutte), ma Bibb propone un denso bilanciamento armonico reinventando un repertorio, fatto quasi interamente di ballad, in cui il virtuosismo strumentale viaggia a braccetto con l’inventiva poetica. Sfilano così, tra toni drammatici e agrodolci, Oh I Had A Golden Thread, Sylvie di Lead Belly in versione country old time, Mirey con i ricami della kora di Mamadou Diabate, la tesa e sermonizzante Turn On All The Lights scritta da Bibb dopo l’11 settembre, per arrivare ad una rilettura da brividi (voce di Leon, piano, chitarra in sottofondo) della Fields Of Gold di Sting, di cui Eric, con grande maestria, ridisegna l’intero tracciato armonico, melodico e ritmico, dimostrandone la duttilità e il fascino profondo e fuori del tempo che permea questo brano in particolare e in generale tutto l’album.
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Voto: 8
Perché: è un disco acustico di classe ma vissuto, che va a scavare senza falsi moralismi o commercialismi nella tradizione popolare, che conferma l’estrema cultura di Eric e rilancia un personaggio interessante e dimenticato come Leon.