23/03/2007

L’esorcismo di Ani DiFranco

La chiamo qualche ora prima di un suo concerto. Il Presidente Bush ha appena annunciato che gli Stati Uniti torneranno sulla Luna. Significa, le chiedo, che smetteranno di andare in Medio Oriente? Ride di gusto. “In questo momento”, dice, “sono nell’Iowa dove sono in corso le elezioni primarie in vista della corsa alla Presidenza del 2004. Come molti altri americani, sto facendo ogni sforzo per evitare la rielezione di Bush. Solo allora potremo finalmente affrontare i veri problemi del Paese.”

Non c’è solo la passione politica nel nuovo corso di Ani DiFranco. Definisce il recente album Educated Guess, scritto, inciso e prodotto in completa solitudine, “un esorcismo”: doveva isolarsi, dice, per affrontare i fantasmi del divorzio. Intanto, gira il mondo con la sua chitarra, declama poesie su come essere dissenzienti e patriottici al tempo stesso e canta canzoni amare su come il suo matrimonio è andato a rotoli. Questa è Ani DiFranco: una gioiosa rivoluzionaria che non teme di mostrarsi vulnerabile.

In Animal affermi che il tuo passaporto rappresenta un “brutale potere imperiale”, ma che esso non potrà mai rappresentare dov’è il tuo cuore. So che viaggi molto: hai mai avuto la sensazione di essere odiata o di essere in pericolo solo perché americana?
Oh sì, sono stata duramente criticata solo per il fatto d’essere americana. soprattutto in Francia! (Ride fragorosamente, nda) Amo la ferocia dei francesi nel criticare la politica statunitense, non nascondono certo il loro odio per l’amministrazione Bush. Ma trovo che sia molto importante svegliarmi la mattina con sentimenti positivi, non solo con la vergogna d’essere americana o con la sensazione d’essere impotente o arrabbiata. Negli ultimi tempi mi sono trovata spesso a parlare della differenza tra il governo e la gente. Sto cercando un modo per essere patriottica e al contempo oppormi al mio governo.

Adoro il fatto che nello spoken word Grand Canyon non ti dichiari semplicemente “indebitata” con chi ha lottato prima di te, ma “gioiosamente indebitata”.
Credo di essere stata influenzata dalle canzoni di Woody Guthrie, in questo. Mi piacerebbe spingere la gente a entrare in contatto con la propria gioia, vorrei aiutarli a comprendere che possiedono il potere di cambiare le cose, che possono fare la differenza. Tutti noi, coi nostri piccoli comportamenti individuali, possiamo essere la risposta agli enormi problemi della società.

È interessante che citi Woody Guthrie a proposito di Grand Canyon. Sai che Bob Dylan chiude il suo spoken word Last Thoughts On Woody Guthrie dicendo che puoi trovare Dio e Woody Guthrie nel Grand Canyon al tramonto?
Davvero? Non lo sapevo. Il Grand Canyon è un simbolo talmente potente. Pensavo alla violenza del processo che ha portato alla sua nascita, l’acqua si è fatta strada al suo interno tagliandolo come una ferita profonda. Pensavo alla potenza e alla forza di questo processo e mi sembrava una bellissima metafora per descrivere le lotta di liberazione di chi è venuto prima noi: le loro lacrime hanno scavato un Gran Canyon di luce.

La guerra al terrorismo promossa da Bush fa leva sulla nostra paura. Diciamo a noi stessi: lasciamo che facciano quel che c’è da fare per preservare la nostra sicurezza. Ma tu non hai paura?
Certo che ho paura. Ma penso che la politica del nostro governo, pretendendo di proteggerci, in realtà ci stia mettendo ancora più in pericolo. Uso di continuo l’aeroplano e vedo gli addetti alla sicurezza fare un grande spettacolo controllando ogni fessura per fermare il terrorismo, peccato che poi la politica del governo alimenti l’odio verso gli americani. È una delle grandi ipocrisie della nostra amministrazione.

Hai sempre le idee molto chiare, tu: possibile che non abbia mai un dubbio?
Ovviamente li ho. Anzi, ritengo che i dubbi siano una cosa buona: è importante porsi continuamente domande sul mondo che ci circonda. Penso anche, però, che esistano verità basilari che è piuttosto facile individuare. Non credo di essere una persona particolarmente brillante, eppure vedo così poca gente attorno a me puntare il dito contro ciò che è ovvio.

In alcuni casi è una forma di autocensura.
Sono d’accordo. È un po’ di tempo che sento i miei concittadini affermare indignati che negli Stati Uniti non c’è più libertà di parola. Non è vero: viviamo in una nazione libera dove ci viene assicurato il diritto di espressione, eppure non lo esercitiamo. Sento molti colleghi cambiare le proprie canzoni purché le radio commerciali le suonino e purché guadagnino di più dell’anno precedente. Gli stessi, poi, si lamentano della censura. capisci? La cultura americana sta trasformando l’avidità in un valore. Dobbiamo essere pronti a guadagnare meno pur di perseguire la verità.

Sei considerata la campionessa dell’indipendenza. Ma è possibile, secondo te, essere un buon artista o un buon giornalista pur lavorando per una multinazionale?
Yeah, assolutamente sì. Un’amica mi ha chiesto: pensi sia meglio essere un outsider, come te, o lavorare all’interno? Beh, abbiamo bisogno di persone sia all’esterno, sia all’interno del governo, dei mass media, della discografia. Del sistema insomma.

Pensi che la società dei consumi, che critichi in modo tanto efficace in Animal, possa davvero portarci alla rovina?
Nel mio Paese vieni cresciuto con l’idea di non essere un cittadino, bensì un consumatore. Sono convinta che ai tempi di Reagan ci sia stata una vera e propria rivoluzione culturale, un tentativo deliberato di farci il lavaggio del cervello: trasformarti in un consumatore passivo è un buon modo per evitare che tu partecipi alla vita democratica della comunità. Ci hanno condizionati per così tanti anni che ci metteremo molto tempo prima di realizzare quanto potere abbiamo nelle nostre mani.

I musicisti del tuo gruppo erano la tua famiglia estesa, mi dicevi. È stata dura decidere di separarti da loro?
È stato duro, sì. Ma era tempo di farlo. Ho imparato così tanto lavorando con loro, ma mi costava troppe energie essere a capo di una band. È gratificante essere nuovamente sul palco da sola ed essere in grado di entrare nello spirito delle canzoni senza pensare ad altro, senza avere ulteriori responsabilità.

E adesso che cosa farai, un altro disco da sola?
Il contrario. A partire dal mese di maggio, per la prima volta nella mia carriera lavorerò con un co-produttore. Conosci un songwriter chiamato Joe Henry? Il disco lo farò con lui. Ha aperto alcuni miei concerti qualche mese fa e. abbiamo messo a ferro e fuoco i locali! Lavorerò anche con nuovi musicisti, sto discutendo proprio in questi giorni con Joe circa quali scegliere. L’album sarà uno sforzo collettivo.

Il dvd Render era davvero brillante. Rifarai qualcosa del genere?
Di sicuro non nell’immediato. Fare quel film ha assorbito moltissime energie per quasi un anno.

A questa intervista sarà affiancata una chiacchierata con Bitch And Animal.
Oh yeah, cool!

Mi vuoi dire qualcosa di loro?
Mi ha impressionato la reazione che hanno suscitato in voi italiani. E loro due non sono musiciste che incontrano subito il gradimento di tutti. Le ho portate con me in Svizzera e il pubblico era così. riservato e scioccato. Attraversiamo le Alpi e, wow, le avete accolte con una tale passione. Credo che questo dica molto di come siete fatti voi italiani. L’ho sperimentato anch’io le prime volte che sono venuta nel vostro Paese. Ho ricevuto lo stesso calore in Brasile.

Hai detto che Educated Guess è un esorcismo: mi spieghi meglio?
Vedi, esco da un periodo di grandi cambiamenti, e non mi riferisco solo al rapporto con la mia band. Ho divorziato da mio marito ed è stato un evento devastante. Mi sono ritrovata a chiedermi che cosa fosse accaduto e perché. Volevo capire, per assicurarmi di non commettere gli stessi errori. Durante la lavorazione di Educated Guess ho dovuto affrontare un periodo buio, ma era necessario scoprire una parte di me con cui non ero mai venuta in contatto.

E dovevi farlo da sola.
In mezzo a tanta gente, in tour con la mia band, non ero conscia di me stessa. Invece, creare un disco in solitudine mi ha spinta a riflettere sulle mie emozioni. È stato difficile affrontare i miei demoni. Ma adesso mi sento più forte.

Non a caso ne sono uscite canzoni in cui i rapporti sentimentali sono fallimentari come Origami.
Ecco, quella è una canzone che parla del mio matrimonio.

Dici che noi uomini diamo “origami delicati” e che sta a voi donne “schiuderci” e darci conforto quando piangiamo.
Quando durante i concerti arrivo a quel verso, “Men are delicate origami creatures”, tra il pubblico c’è spesso una reazione di shock e di incredulità. È come se dicessero: ma come ti permetti ad affermare una cosa del genere? Mmm, la trovo una reazione interessante. Ci scordiamo quanto emotivamente delicati possano essere gli uomini. Ma è così, perché rispetto alle donne sono meno attrezzati ad affrontare travagli emotivi.

Confrontando Educated Guess coi tuoi primi dischi, che erano egualmente scarni e fatti in solitudine, ho meglio compreso quanta strada hai fatto anche come cantante e chitarrista. Continui ad esercitarti?
Ogni sera! Sai, sto ancora imparando. Sto imparando ad essere una musicista. Sto imparando ad essere una cittadina. Sto imparando ad essere un’amica. Sto imparando ad essere un’amante.

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