23/02/2024

“Let The Canary Sing”, il docu-film su Cyndi Lauper

Il documentario su Cyndi Lauper inaugura stasera la decima edizione del SEEYOUSOUND Festival di Torino

 

Un compleanno importante quello che festeggia quest’anno il SEEYOUSOUND International Music Film Festival che si aprirà con Cyndi Lauper: il 2024 segna infatti il decennale dell’unico festival del nostro paese dedicato ai film a tematica musicale, un appuntamento culturale prezioso che ha proiettato negli anni prime visioni, pellicole candidate ai premi più prestigiosi, incontri con registi e musicisti dal mondo e, non ultimo, un numero sempre crescente di occhi puntati sui circa dieci giorni che animano annualmente la città di Torino in questo periodo.

Oggi, 23 febbraio, il Festival aprirà le sue porte che chiuderanno il 3 marzo, e anche stavolta il cartellone sarà pieno di eventi interessanti: sessanta ospiti tra registi, musicisti ed esperti, novanta titoli di cui trenta in anteprima italiana oltre a 24 appuntamenti musicali tra live e dj set, un talk e una exhibition.

Sarà Cyndi Lauper la prima protagonista sul grande schermo: alle 20:45 il Cinema Massimo ospiterà l’inaugurazione del SYS con la proiezione di Let The Canary Sing dedicato alla vita e alla carriera di un’artista eclettica, cantautrice e protagonista dell’empowerment femminile. Il documentario è stato realizzato per il quarantesimo anniversario del primo, iconico disco di Cyndi Lauper, She’s So Unusual (1983), e dopo il debutto al Tribeca Film Festival di New York e la selezione al IDFA di Amsterdam, il documentario arriva in Italia accompagnato dalla sua pluripremiata regista Alison Ellwood che sarà ospite in sala, già firma di pellicole come Laurel Canyon (2020) – nominato agli Emmy – o History of the Eagles (2013).

Let The Canary Sing è un raconto appassionato guidato dalla stessa Lauper a volte seduta su un grande divano rosso, altre sul sedile posteriore di un’auto che viaggia nel traffico di New York. “If you don’t know where you come from, you don’t know where you’re going” dice sulle le prime battute del film, che inizia proprio dalla tenera età in un quartiere popolare di Brooklyn nella piccola casa condivisa con la sua scombinata famiglia di origine svizzero-siciliana: la voce della sorella e del fratello, con i quali si evince un legame profondo, saranno protagoniste nel corso del documentario insieme a quelle della giornalista e autrice Holly George-Warren, David Wolff, suo compagno e manager nel periodo di maggior successo, Lennie Petze della Epic Records, il cantante e compositore Rob Hyman e il produttore Rick Chertoff che lavorerà con lei alle sue hit più conosciute, Girls Just Wanna Have Fun e Time After Time.

Il docu-film musicale, format che abbiamo imparato ormai a conoscere vista la copiosa produzione di materiale storico-biografico sul piccolo e grande schermo degli ultimi anni, accende da subito i riflettori sulla propensione artistica e indipendente di Cyndi, che già da ragazzina rimane affascinata dall’abbigliamento delle donne del suo quartiere in un periodo, the fabulous Sixties, in cui la moda è uno specchio del cambiamento sociale e culturale, le ragazze sfoggiavano “capelli rosso pomodoro” e make up sul viso. Nonostante ai piccoli di casa Lauper arrivasse il concetto che gli uomini fossero chiamati a lavorare e sostenere economicamente la famiglia e le donne dovessero ambire a diventare brave mogli e mamme, è stata la visione profetica della grande Patti LaBelle in tv che instilla in Cyndi il pensiero che avrebbe potuto vivere di arte invece che desiderare una lavastoviglie.

I Beatles all’Ed Sullivan Show la folgorano e sanciscono definitivamente la voglia di fare qualcosa di diverso in un mondo investito dal vento del cambiamento. Supportata da ricco materiale d’archivio e immagini spesso inedite – come il succitato format prevede – la Ellwood si concentra in modo stimolante sul decennio che precede il successo, quando Cyndi se ne va di casa dopo il divorzio dei suoi genitori e le molestie subite dal patrigno, inizia l’inevitabile gavetta nei locali, scopre il suono unico della sua voce (che perderà per circa due anni a causa del cattivo uso che ne fa) e, nel 1980, si unisce ai Blue Angel. Quando si percepisce nell’aria che il suo straordinario potenziale le permetterebbe di spiccare il volo da sola – spinta soprattutto da Wolff, ora suo manager – il manager precedente prova a ostacolarla trascinandola in tribunale: “Let The Canary Sing”, reciterà la sentenza del giudice.

Nessuno potrebbe mai immaginare che dietro il successo planetario di Girls Just Wanna Have Fun ci sia stato un iniziale rifiuto di Lauper: alla proposta di Rick Chertoff di rifare questo brano di Robert Hazard lei si mostra fortemente riluttante ritenendola non adatta, soprattutto dal punto di vista di una donna, visto che il testo, scritto da un uomo,  recita frasi come “siamo fortunati, le ragazze vogliono solo divertirsi, eccomi qui!”. Chertoff, tuttavia, sente che è quella la strada giusta, ci lavorano per mesi, le parti di testo non adatte vengono modificate così come il ritmo e la intro che oggi riconoscerebbero anche i muri sin dalla prima nota. Girls diventa un inno femminista, il grido di Lauper che incoraggia le donne a proteggere la propria opinione e la propria indipendenza (anche fisica). E tutto questo è espresso anche attraverso il forte impatto dell’immagine: l’incontro e la collaborazione con Annie Leibovitz che realizza lo scatto della copertina di So Unusual (1983) è fondamentale per il messaggio che Cyndi vuole lanciare, ritratta in quell’eccentrico vestito rosso (“perché il rosso è un colore potente”) e nel videoclip in cui, al suo fianco, una schiera di donne che, lontano dall’essere sexy e provocanti, si mostrano esattamente come sono, in modo che tutte possano riconoscersi in loro.

Time After Time segna un altro punto vincente in questo primo di giro che la introduce di diritto nello sfavillante mondo delle regine degli anni Ottanta insieme a Madonna (e di cui nel film c’è un’emozionante versione in duetto con l’idolo d’infanzia Patti LaBelle).

True Colors, brano che mette in versi il dolore per l’imminente morte del caro amico Gregory Natal malato di AIDS diventa il potente inno contenuto nel successivo, omonimo album (1986) e crea la prima, grande eco nel mondo queer di cui Lauper, da quel momento, si farà portavoce, cassa di risonanza e paladina. I successivi alti e bassi della sua carriera di pop star coincideranno col suo impegno al fianco della comunità LGBTQ+ e dei movimenti femministi (“girls just wanna have fun-damentals rights” compare sui cartelli agitati in aria durante marce e manifestazioni a cui lei stessa prende parte), e se musicalmente i riflettori su di lei iniziano a funzionare a intermittenza, un valore prezioso lo assumono il suo impegno civile e le sue idee (da sempre) determinate su tematiche come l’aborto, il razzismo o la discriminazione di genere. “Non voglio essere un’icona – dice nel film Cyndi Lauper – sono una persona vera su questo pianeta e ho sempre, sempre voluto essere un’artista”. E di voci come la sua, che cantino o meno, ce n’è più che mai bisogno.

La pellicola verrà proiettata stasera, venerdì 23 febbraio, per inaugurare la decima edizione del SeeYouSound, nella sala 1 Cabiria del Cinema Massimo, via Verdi 18, a Torino, preceduto dalla prima delle sette clip del ciclo Dicotomie Armoniche e dal live di Lamante.

 

cyndi lauper

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