Musica, parole e ritmo nel flusso di Marco Parente
Il concept-live del musicista a Benevento il 26 luglio
L’autore, la canzone, il fascino del ritiro – a metà.
Nel 1997, dopo l’esperienza con gli Otto‘p’notri e il passaggio con Andrea Chimenti e CSI, Marco Parente debuttò da solista con Eppur non basta. Il supporto del Consorzio Produttori Indipendenti e la partecipazione di Carmen Consoli favorirono la crescita di popolarità del musicista, che nel tempo ha tenuto fede al sottotitolo di Taccuini, la “collana di musica aliena” del CPI che diede vita al suo album. Aliena a cosa? A parere di chi scrive, aliena alla direzione più prevedibile, retorica e sonnolenta della canzone d’autore italiana – anche quella che usa come cavallo di Troia l’ipocrita dicitura “indie”.
Con il desiderio di seguire il percorso della progressiva sottrazione alla Mark Hollis, e al tempo stesso con l’obiettivo di offrire una riflessione in musica sul rapporto tra arte e vita, tra costruzione di senso e perdita dello stesso per accumulo, Marco Parente ha accettato la sfida di portare il suo progetto in una location diversa da quelle per le quali era nato – gallerie d’arte, teatri, musei. Ready Made Life era il titolo originario, ispirato a Marcel Duchamp e arricchito da un action painting digitale che collocava l’artista in una posizione diversa dal solito, non più il santone in cattedra ma un elemento immerso alla pari degli altri nel processo creativo con suoni e immagini.
Con il paesaggio sonoro elaborato in tempo reale da Lorenzo Maffucci, con la sua fisicità che è misuratamente elastica ed espressiva allo scopo di non eccedere, Parente ha messo in scena al Caffè dell’Orto di Benevento una performance come un flusso, una concept-suite senza soluzione di continuità, senza il rito della presentazione e del commiato (anche se ha ceduto al bis, innestato però in un circolo emozionale: vedi La mia rivoluzione, aliena a sua volta nell’economia della serata). Ispirato alle suggestioni di Duchamp sul ready-made e sul rapporto tra arte, consumo e percezione dell’opera, Parente ha sviluppato una sequenza sonora in cui le voci di Pasolini e Ferlinghetti si sono alternate a passaggi strumentali tra canzone, stratificazione elettronica e percussione corporea, con quelle modalità un po’ bizzarre e robotiche care a David Byrne.
L’ultimo album Love risale al 2020, Marco Parente è finalmente al lavoro su un nuovo progetto nel quale la relazione con l’altro diventerà la chiave di volta. Un incontro prezioso, lontano dalle banalità estive e dal vuoto cosmico di tanta musica italiana.
Marco Parente (Foto di Rosaria Aragiusto)