03/11/2015

Max Gazzè, Maximilian

Doveva essere un disco di musica sperimentale… ma poi l’artista si è ritrovato “posseduto”
(foto di Barbara Oizmud)
 
Maximilian doveva essere uno pseudonimo con cui fare un disco di musica sperimentale.
Sintetizzatori per creare musica elettronica.
Poi però le cose sono andate “diversamente”, come ha avuto modo di spiegare qualche giorno fa il medesimo autore del lavoro, Max Gazzè, a un nutrito gruppo di giornalisti presenti presso la sede della Universal di Milano.
«Mentre ero con questi alambicchi elettronici, uno di questi è esploso e allora è apparso Maximilian fisicamente – afferma l’artista. – Anzi fisicamente no, perché è un’entità metafisica “presente” in tutta la stanza e mi ha detto: “Tu farai un disco di canzoni e lo chiamerai Maximilian. Poi prenderò possesso di te”. E quindi, quando Maximilian arriverà e prenderà possesso di me, qualcosa forse cambierà e incomincerò a fare cose che non voglio fare. Lui arriva e fa delle cose. Ho capito che lui è presente nello stesso spazio, ma viene da un tempo diverso. In quel poco mi ha raccontato che il tempo è tutto nello stesso tempo. Non esiste il tempo passato e il tempo futuro. Il tempo non cambia, ma cambia tutto nel tempo. È come dire: noi adesso guardiamo Rai1, ma Rai2 non si ferma e anzi continua a trasmettere».
 
Maximilian ha preso possesso di Max Gazzè già da qualche giorno con una sperimentazione elettronica non presente in maniera forte, nonostante ci siano alcuni elementi che introducono il lavoro dei prossimi anni: «Magari Maximilian chiamerà il prossimo disco Max Gazzè!» dice ridendo l’artista.
Il disco si apre con Mille volte ancora, brano che narra l’amore tra padre e figlio, ma che si può estendere anche ad altri tipi di amore. E, sempre a proposito di amore, come sempre non può mancare l’ironia in un disco di Max Gazzè, come accade ad esempio in Teresa, pezzo in cui il protagonista decide di tornare a casa dai propri genitori dopo la fine del rapporto con un’ipotetica convivente. A tal proposito l’artista dichiara: «Adesso ci sono tanti stimoli rispetto a prima ed è sempre più difficile restare fedeli. Anche se uno è veramente innamorato, l’amore va comunque alimentato».
Poi Gazzè si sofferma ancora su come nascono i suoi pezzi e sul suo modo di fare musica: «Le canzoni che scrivo con mio fratello Francesco tendono a trattare temi seri, ma anche con ironia e un po’ di sarcasmo – dice. – Si può essere seri senza essere seriosi e fare ironia senza essere pagliacci.
Io sto attento al suono delle parole. Quello che trovo a volte raccapricciante è il modo in cui vengono messe le parole. Le parole così diventano incantabili, stridenti. Guccini o De André avevano una tecnica di scrittura ben precisa. Ora invece c’è la “sagra delle rime alternate e baciate” e io vedo che c’è sempre poca consapevolezza nell’uso delle parole, mentre la cosa va equilibrata con la musica. Io parto dal presupposto che il testo deve essere già musica. La canzone già c’è e se leggo il testo c’è già la canzone. La canzone deve essere “per i bambini”, perché deve essere come quando insegni loro una filastrocca. Quando suono nei posti con i miei musicisti/amici dico sempre: “Suoniamo sempre come se ci fossero dei bambini”, prestando attenzione alla sensibilità dei bambini. Un linguaggio con un certo tipo di scrittura diventa un tipo di filastrocca. La musica serve a veicolare emozioni e non c’è bisogno che sia tradotta attraverso il linguaggio. Il bambino percepisce, non interpreta… non ci sono filtri».
 
La canzone In breve permette di riprendere anche il discorso legato a Il padrone della festa, album e tour di successo per Max Gazzè insieme a Daniele Silvestri e Niccolò Fabi. Un pezzo della strofa di In breve faceva già parte infatti di Alzo le mani, uno dei brani del “trio”.
«È stato talmente breve il passaggio dall’esperienza con Fabi e Silvestri a qui che non me ne sono reso conto – spiega l’artista. – Sicuramente ha influito e tutte le esperienze influiscono. Ho imparato senz’altro nuovi metodi di lavoro o a gestire in altri modi certe dinamiche. Probabilmente ha influito l’esperienza con loro, ma in maniera inconsapevole. Prima facevo attenzione a certe cose, adesso ne vedo anche altre».
E in merito alla possibilità di rivedere sullo stesso palco Gazzè, Fabi e Silvestri la risposta è abbastanza eloquente: «Per ora non è in programma di “rifare il trio”. Sicuramente in futuro faremo delle cose, io lo spero e ci speriamo tutti, ma il progetto aveva una scadenza ed è scaduto».
I brani di Maximilian non potevano essere lasciati lì «a raffreddare» e dovevano entrare in un disco così eterogeneo che per Max Gazzè è come «un quadro». Dice infatti il medesimo artista che «dentro c’è della musica, dei testi… ma è come un quadro con un blu, un rosso… ha un equilibrio nelle sue forme e nei colori».
 
Prosegue intanto l’Instore Tour (date aggiornate sul sito ufficiale dell’artista) durante il quale Max Gazzè non firma solo le copie di Maximilian, ma esegue in versione acustica anche alcuni pezzi del suo nuovo disco.
Il tour vero e proprio inizierà invece il prossimo 30 gennaio dal Palasport di Pescara. Sarà uno spettacolo live importante, spiega Max Gazzè, in quanto sta già lavorando «su visual, schermi e scenografia per dare a ogni momento l’ambientazione giusta».
Il tutto, ovviamente, con la benedizione di Maximilian.
 

 

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