21/03/2007

Michelle Shocked

La rinascita

Il Texas a differenza degli altri Stati ha una tradizione molto forte. Nella sua posizione un po’ isolata è riuscito a mantenersi saldo alle tradizioni, soprattutto a quella del blues e del gospel”. È dunque dal Texas, la sua terra d’origine, che comincia la nostra intervista con Michelle Shocked. La folksinger è contenta di poter parlare della sua carriera e più in generale della sua vita on the road sin da quando, a 12 anni d’età, fugge di casa per tornare dal padre ad Austin, Texas: “Vivevo con il mio patrigno, che era nell’esercito e per questo ho viaggiato a lungo negli States. Ma poi ho deciso di tornare in Texas da mio padre”. Al suo fianco ci sono già una chitarra e le prime canzoni: “Avevo circa 10 anni quando mi fu regalata la mia prima chitarra. Da allora ho cominciato a scrivere canzoni, piccoli quadretti di vita quotidiana”.

Non ha più smesso. Oggi torna con un progetto discografico che è un’autentica sfida: tre dischi usciti in contemporanea intitolati Don’t Ask Don’t Tell, Got No Strings e Mexican Standoff. Vengono venduti sia separatamente, sia raccolti in un cofanetto intitolato Threesome. Quando ne parla, Michelle diventa un fiume in piena: “Non vedo questa operazione come un suicidio commerciale perché in fondo do la possibilità anche di scegliere uno solo tra questi tre dischi. E poi non è detto che comprando uno solo dei dischi non si possa poi decidere per curiosità di comprare gli altri due. Sentire un disco come Mexican Standoff può essere spiazzante per coloro che non si sarebbero mai aspettati questo da me. E lo stesso discorso lo si può fare per Got No Strings in cui mi diverto a cantare i brani delle colonne sonore dei film di Walt Disney”.

Le dico che anche Don’t Ask Don’t Tell mi sembra un disco di rottura rispetto al passato: “È un lavoro davvero molto importante per me in quanto, allo stesso modo di Short Sharp Shocked riflette la mia vita. Lo si sente dai suoni ma anche dai testi. È un disco molto personale”. Le cose vanno in modo differente in Got No Strings, un album nato nella quiete domestica: “L’idea è nata dal mio fidanzato che fa il pittore. Lui ama la pop art e spesso si diverte a disegnare i personaggi della Disney in questo stile. Da lui ho imparato ad amare questo genere artistico e ovviamente anche ad apprezzare i cartoon della Disney. Con questo disco volevo in qualche modo rendere un omaggio a questo tipo di arte”. Il terzo disco, Mexican Standoff prodotto da Steve Berlin dei Los Lobos, ha invece una storia a sé: “Sono stata davvero molto contenta di realizzare un disco così perché per me è stato un po’ come tornare a scuola. Conoscevo lo spagnolo ma è stato interessante misurarsi con questo genere musicale. Ovviamente ho fatto una sorta di lavoro di contaminazione perché non sarebbe stato mio come disco se mi fossi limitata a ricalcare un genere, è per questo che nel disco senti numerose influenze blues”.

——————————————————————————–

“È stato mio padre” racconta Michelle “a farmi conoscere il blues, lui suonava brani di Leadbelly, Big Bill Broonzy e Lightnin’ Hopkins e questo ha senza dubbio influenzato il mio modo di scrivere. Più che il blues di Chicago però sono stata colpita dal country-blues che nella sua struttura molto semplice e poco tecnica si avvicina al folk e dunque lascia molta più libertà di esprimersi nelle canzoni”.

La Shocked è però un tipo irrequieto e a 19 anni si trasferisce a San Francisco dove insieme a una punk band, i Dmc, vive le sue prime esperienze musicali, salvo poi ritornare rapidamente alla folk music. Lo spirito punk però è ancora parte di lei e lo si capisce quando ci spiega il parallelismo tra punk e folk: “È sostanzialmente una questione di strutture musicali. Sia il punk sia la musica folk si basano su strutture molto semplici. Non richiedono insegnanti professionisti, ma si imparano ad esempio da un amico perché entrambi richiedono una facile diffusione”.

Trova il tempo per laurearsi in letteratura e una domanda va allora all’influenza dei suoi studi letterari nella sua musica: “È stato senza dubbio un vantaggio, nel senso che la letteratura è fondamentale per l’ispirazione di tutti coloro che scrivono. Quando ad esempio ho letto Jack Kerouac mi sono detta: bene, sono storie magnifiche ma come faccio io a raccontare la mia storia? E ancora, quando ho letto le poesie di T.S. Elliott la prima cosa che ho notato è stata la sua disperazione di fronte ai fatti della Prima Guerra Mondiale. Così mi sono detta come posso parlare della mia disperazione per la Guerra Fredda. Con la letteratura si scoprono così altre vie per raccontare la propria storia”.

Parlando di modelli musicali invece ci sorprende citando tra coloro che l’hanno maggiormente influenzata Guy Clark, Paul Simon e Leadbelly. Un colpo basso per chi pensava che si ispirasse in qualche modo a Bob Dylan sul quale di recente ha detto al Pittsburgh Post-Gazette: “Non lo amo particolarmente. Scrive troppe canzoni nonsense”. La Shocked chiarisce la sua posizione: “Non era certo mio intento quello di fare un dispiacere ai fan di Bob Dylan, né di mancare rispetto alla sua arte. Il giornalista ha interpretato male quello che ho detto. Il mio era solo un pensiero circa alcune sue composizioni”.

Torniamo a parlare della sua carriera e alla domanda su come mai ha scelto come nome d’arte Shocked dice: “È il mio nome sul passaporto, ma non è quello con cui sono nata. È il nome che mi sono data quando mi hanno arrestata nel 1984 ad una convention democratica. La foto è quella che è sulla copertina di Short Sharp Shocked. È un nome politico. Un nome di guerra”.

Con la vittoria di Reagan alle elezioni del 1984, Michelle abbandona gli States e si trasferisce ad Amsterdam e poi a Londra dove vive da squatter per un paio d’anni. Nel 1986 ritorna e ad aspettarla c’è una vita da homeless in un edificio abbandonato del Lower East Side di New York. È una situazione temporanea che da lì a poco verrà sconvolta dal suo improvviso debutto discografico con Texas Campfire Tapes, un disco registrato fortunosamente su un walkman e diventato un piccolo grande successo. “Non avrei mai pensato di debuttare con un disco dal suono così sporco e crudo ma a Pete Lawrence piaceva quel tipo di suono e credo che rappresenti in modo molto buono anche la situazione in cui è stato registrato. È stato una sorta di scommessa, un disco di rottura”.

Il successo del suo primo disco le apre le porte della Mercury e nel 1988 la cantautrice pubblica Short Sharp Shocked, un disco elettrico, maturo e pieno di ottime canzoni. “Short Sharp Shocked” dice “è stata la mia presentazione al mondo. Sono contenta di essere riuscita insieme a Pete Anderson, che ha prodotto il disco, a combinare tanto le melodie semplici ed essenziali del mio primo disco quanto suoni più curati”. L’anno dopo arriva Captain Swing, un disco che idealmente ha anticipato lo swing revival di questi tempi: “Non penso sia stato un disco di revival ma piuttosto un disco che nasce dall’esigenza di far sopravvivere un genere”. Da questo momento in poi comincia la sua ricerca inarrestabile delle radici musicali, che trova piena realizzazione in Arkansas Traveler del 1992, un disco che per certi versi anticipa il fenomeno di Oh Brother Where Art Thou?. “Con questo album ho chiuso il cerchio perché è stato la mia ricognizione nel passato. Non sapevo quanto mi avesse influenzato il bluegrass, ma poi ho scoperto che quando mio padre si recava ai bluegrass festival insieme a mio fratello portava anche me”. Il successo di questo disco è però l’inizio della sua travagliata vicenda con la Mercury. Nel 1993 Michelle Shocked propone alla sua casa discografica un album interamente dedicato al gospel ma riceve un netto rifiuto. Lei, lungi dal soprassedere, dà il via a una lunga ed estenuante disputa legale che le costa ben quattro anni di silenzio musicale. È un momento difficilissimo per lei, ma non si arrende e cede alla Private Music Kind Hearted Woman, il suo disco del 1995 allora venduto solo ai concerti. “Non volevano farmi fare dischi ma allo stesso tempo non volevano lasciarmi andare via. Sono stata davvero molto contenta della fine del mio rapporto con la Mercury, volevo salvare il mio modo di fare musica. Non è stato affatto semplice negoziare la rescissione del mio contratto. Avere a che fare con una major significa avere a che fare con persone ingiuste. Ho lottato per riavere i miei master e per liberarmi dalla loro continue speculazioni, e ho guadagnato senza dubbio in qualità ma questo mi è costato davvero moltissimo per la carriera. Questi sette anni di battaglie legali sono stati sette anni persi per la mia creatività”.

——————————————————————————–

Nasce così la Mighty Sound, la sua etichetta discografica di cui ci dice: “Avere il pieno controllo di ogni mia scelta artistica richiede molto più lavoro e molto più tempo. Avere un’etichetta di mia proprietà mi permette più libertà ma non tantissima in quanto il problema è sempre quello economico. E poi con una grossa etichetta alle spalle hai molta gente che lavora per te, invece qui sono io il capo di me stessa e quindi mi tocca lavorare sodo. Ma non mi spaventa tutto questo”.

La rinascita comincia nel 2002 con il progetto Deep Natural / Dub Natural, due dischi diversi eppure complementari l’uno all’altro. “Quei due dischi” dice la Shocked “nascono dal tentativo di fornire due chiavi di lettura ai miei brani. Deep Natural è senza dubbio legato al suono più classico mentre Dub Natural si spinge oltre quello che fanno molti musicisti folk oggi. È una sorta di sguardo sulla musica moderna, sull’hip-hop, la musica elettronica, la house e il dub ovviamente. Questo disco tenta di dare una rilettura diversa alla musica tradizionale mescolandola con il dub attraverso la completa manipolazione delle tracce originali con la tecnica video”.

Ci soffermiamo a parlare di jazz e Michelle senza mezzi termini dice: “Non mi piace il jazz nell’accezione moderna del genere e soprattutto non me ne sento influenzata; preferisco piuttosto quello più antico, quello delle brass band, del dixieland o meglio quello ballabile”.

Dal jazz passiamo al gospel di cui sul suo sito scrive: “Il gospel per me è stato un viaggio spirituale” e parlando della sua rinascita spirituale afferma: “Sono molto sorpresa che molta gente di sinistra parli del fatto che io sia una cristiana rinata e mi chiedo come sia possibile che molta gente che crede nel gospel vada in chiesa non pensando che bisogna amare i propri fratelli. Io non vado in una chiesa per bianchi, dove molte persone vanno lì quasi per abitudine, ma in una chiesa per neri fortemente legata al movimento per i diritti civili di Martin Luther King. Quello che mi ha cambiata del gospel è il suo messaggio di speranza in un mondo migliore.

È una sorta di incoraggiamento continuo ad amarsi”.

Concludiamo con la domanda di rito sui progetti futuri e Michelle ci svela: “Penso di fare un’altra trilogia, ancora tre album diametralmente opposti. Un disco sarà sostanzialmente acustico dai suoni soulful secondo me molto vicino a Texas Campfire Tapes con una produzione più elettronica ma molto semplice. Un altro disco influenzato dai suoni di New Orleans. Ho molte canzoni sullo stile delle brass band. Il terzo disco dedicato alle donne del blues. Non amando molto il blues di Chicago sarà dedicato al blues puro, quello degli anni 30”.

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!