Poteva essere banalmente un’abile strategia di comunicazione quella di citare tra le proprie influenze “Albert Einstein e Peter Hook”, ma appena ci si imbatte in Ho una galassia nell’armadio (Malintenti/Edel) ci si accorge che le parole dell’interessato sono indubbiamente sincere. Nicolò Carnesi, classe 1987, è un cantautore della nuova generazione che riesce infatti a coniugare un universo inaspettato di citazioni scientifiche ed erudite con sonorità british pop ’80s in stile New Order e The Smiths.
Dopo la pubblicazione del singolo Il Colpo e l’ep Ho poca fantasia (Malintenti, 2011), Carnesi pubblica Gli eroi non escono il sabato (Disastro Records/Malintenti Dischi, 2012), racconto ironico, diviso in undici capitoli, di una generazione (la sua) che s’imbatte nel logorio quotidiano del consumismo, salvo poi redimersi. Un lavoro che non passò inosservato, in virtù di uno stile certamente poco canonico nel panorama italico fatto e di testi arguti e colti.
Non sono passati nemmeno due anni e il palermitano torna con Ho una galassia nell’armadio, prodotto dall’abile Tommaso Colliva e con le partecipazioni di Daniel Plentz ed Eduardo Dechtar (Selton), Rodrigo D’Erasmo, Roberto Angelini, Antonio Di Martino. Un album più maturo e coeso del precedente, estremamente curato e rifinito nei dettagli che, nonostante gli ospiti illustri, è stato concepito e suonato per larga parte da Carnesi stesso.
Dieci canzoni d’amore – o quasi – prodotte e suonate in maniera certosina e impeccabile, in cui convivono senza timori il Battiato di inizio anni’80, Max Gazzè, Rino Gaetano, nonché la già citata new wave inglese; nella galassia personale del cantautore s’incontrano curiosamente dicotomie e metodo scientifico, esistenzialismo e humour sociale tagliente.
Tra i migliori “guizzi” dell’artista palermitano c’è indubbiamente la title track posta in apertura: “Ho una galassia nell’armadio e ci nascondiamo per non comparire più/Siamo figli del 2000/fiumi alla deriva/non ci sorprendiamo più/Siamo stelle supernova, pronti all’esplosione, non ci troveranno più”. Un emozionante brano di reminiscenze new wave alla maniera dei Cure, caratterizzato da atmosfere sognanti e inquiete, con quel mare di synth che avvolge delicatamente l’ascoltatore.
La pacata disillusione percuote interamente Ho una galassia nell’armadio, da Il Disegno – palese citazione di Age of Consent dei New Order – a Numeri fino al singolo La Rotazione, splendido quadretto pop dolente e amaro che conclude questo secondo lavoro dell’artista: “E c’è da qualche parte un amore che uccide gli inverni/e c’è da qualche parte un universo che non si odia mai”.
Scrittura interessante e sicuramente più originale di tanti suoi colleghi, Nicolò Carnesi nel suo genere non ha nulla da invidiare a nessuno ed emerge con intelligenza in un mare di emuli e cloni. E data la giovane età è altamente probabile che il suo percorso artistico ci potrà riservare ulteriori sorprese. La stoffa c’è, il talento pure.