02/05/2011

NIRVANA – PUNK ALLE MASSE

Arrivare al Seattle Center con la piccola monorotaia che parte da Fifth Avenue è sempre suggestivo. Lo è ancor di più dall’anno 2000, da quando cioè il trenino sopraelevato più veloce d’America, oltre a sfiorare lo Space Needle, passa sotto le volte metalliche coloratissime di una delle più stravaganti invenzioni di Frank Gehry, l’Experience Music Project. Voluta e finanziata da Paul Allen, avvocato/socio di Bill Gates, l’EMP (almeno nelle intenzioni) avrebbe dovuto essere un museo interamente dedicato a Jimi Hendrix. Allen, hendrixiano doc, ha poi deciso di allargare l’offerta del museo ad altre realtà musicali: in particolare, alla scena rock di fine millennio che ha visto in Seattle, o più in generale nel Northwest americano, l’epicentro di una vera e propria esplosione artistica. Nonostante l’ampliamento dei confini musicali, la EMP a oltre dieci anni di distanza dall’inaugurazione, fatica a decollare. Dal 2004, una parte della struttura (denominata Science Fiction Museum And Hall Of Fame) è stata dedicata alla fantascienza nella speranza di attrarre in quell’edificio bizzarro bambini e famiglie che transitano nel week end per il Seattle Center. Non solo. Da qualche tempo, sempre più frequentemente, EMP/SFM danno vita a eventi in grado di rendere vivo e attuale un centro che vorrebbe essere futuristico e sperimentale non solo nella sua struttura architettonica.
Seguendo questa logica, Jacob McMurray, curatore della EMP, sfruttando il 20ennale della pubblicazione di Nevermind ha personalmente varato (dal 16 aprile) una mostra unica e originalissima dedicata a uno dei vanti musicali di Seattle. Nirvana, Taking Punk To The Masses è il titolo di quella che, con oltre 200 articoli in esposizione, è senza dubbio la più grande e completa raccolta al mondo su Cobain, sui Nirvana e su quella scena che ha permesso a una piccola rock band di Aberdeen di conquistare il mondo. Realizzata in collaborazione con i membri del gruppo e con Courtney Love, la mostra presenta memorabilia e rarità che mandano in estasi gli appassionati.
Tra gli oggetti più curiosi della mostra, spicca il registratore Teac (di proprietà di Mari Earl, la zia di Kurt) con cui un quindicenne Cobain registrava le canzoni delle sue prime band. Ma anche i disegni di Kurt alla high school oppure ancora il primo poster dei Nirvana, datato 19 marzo 1988.
«Prima di chiamarsi Nirvana», spiega McMurray, «la band ha avuto diversi nomi. Quella è stata la prima volta che hanno deciso di fare un concerto come Nirvana. Il poster è disegnato da Cobain ed è una via di mezzo tra la Madonna e Alice Cooper… Krist Novoselic mi ha spiegato che lui e Kurt andavano nei cimiteri a rubare le statuette della Madonna che poi dipingevano truccandole da Alice Cooper».
Fa una certa impressione osservare da vicino il cardigan giallo che abbiamo visto indossato da Cobain in tante fotografie così come ammirare i pezzi della Univox Hi-Flyer, la prima chitarra distrutta da Kurt in concerto. Non mancano i manoscritti dei testi delle sue canzoni (Spank Thru e Floyd The Barber) né il famoso angelo alato che compariva sul palco del tour di In Utero.
Piace che la mostra inizi con una parte introduttiva intitolata Building The Infrastructure in cui si fa la storia del rock a partire da quei gruppi underground degli anni 80 (come Hüsker Dü o D.O.A.) che hanno influenzato la nascente scena grunge. Arricchita da fotografie, istallazioni video e registrazioni di interviste e storie, Nirvana, Taking Punk To The Masses è un eccezionale viaggio audiovisivo alla scoperta di un’avventura musicale che non ha avuto precedenti nella storia del rock.
«Ho voluto valorizzare il contesto storico, culturale e ambientale che ha visto la nascita della rivoluzione grunge», ha sottolineato Jacob McMurray che ha partorito un’altra idea originale. «Ho pensato di coinvolgere in modo attivo pubblico e appassionati in modo che loro stessi potessero dare un contributo personale alla mostra». Ecco quindi apparire dei piccoli “confessionali” dove il pubblico può mandare ai posteri i propri ricordi video-registrati relativi ai concerti dei Nirvana o alle emozioni avute dall’ascolto dei loro brani ma anche uno spazio che raccoglie foto amatoriali.
«Devo ringraziare Krist Novoselic per averci aperto i suoi archivi personali», ha detto Jacob McMurray, «le migliaia di scatti che ci hanno fatto avere i più bravi e famosi fotografi rock sono state quasi oscurate dalle istantanee che Krist ci ha donato e che riguardano lui e Cobain prima del 1985. Osservando la spontaneità di quei ragazzi, il cui interesse primario era suonare rock e ubriacarsi, ci fa capire quanto incredibile sia stata la storia che poi si è sviluppata. Ma ci fa anche riflettere sul fatto che quel periodo storico, questo luogo e quella cultura underground abbiano rappresentato una formidabile confluenza di fattori la cui somma nessuno avrebbe mai potuto prevedere».

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