16/07/2007

Perché ce l’hanno tutti con Red Ronnie?

Perché ce l’hanno tutti con Red Ronnie?

È uno dei personaggi più criticati (e spesso più maltrattati) dalle riviste rock. Specie da quelle che magari mettono in copertina e osannano musicisti o gruppi che lui puntualmente ospita nei suoi programmi, a volte prima che noi stessi ne pubblichiamo recensioni, interviste, articoli.

Eppure, che ci piaccia o no, da quasi vent’anni Red Ronnie è il più continuo ed efficace propagatore di musica in televisione e nei suoi show passano più o meno tutti: le grandi rockstar internazionali e i più acclamati cantori nostrani ma anche (o forse soprattutto) gli artisti emergenti, italiani e stranieri, senza preclusioni per i più diversi generi musicali. Il tutto rigorosamente dal vivo e spesso in diretta: sia sul Roxy Bar (il classico appuntamento del martedì sera di TMC2, quasi tre ore filate) sia su Help (contenitore quotidiano del pomeriggio sempre in onda sulla stessa emittente).

Io e Red non siamo amici per la pelle né mi considero un suo fan scatenato, ma trovo scorretto o quantomeno ingiusto il trattamento (a volte ai limiti dell’insulto) che gli è stato riservato proprio da quella stampa che avrebbe dovuto, per prima, sostenerlo.

Per un innato senso di giustizia, ho quindi ritenuto doveroso offrire a Red uno spazio nella ‘tana del lupo’, tra le pagine cioè di una rivista rock. Non che me lo abbia sollecitato, anzi: sono stato proprio io a pungolarlo e devo dire in tutta onestà che lui era piuttosto riluttante. Poi, con pacatezza, ha comunque affrontato l’argomento dicendo la sua senza polemizzare più di tanto.

E con l’occasione si è tolto dalla scarpa un altro paio di sassolini…

“Quando, più o meno nel 1984, feci Be Bop A Lula su Italia 1 chiesi alla Fininvest di invitare alla conferenza stampa tutte le riviste di settore, specie quelle cosiddette alternative. Il mio impegno, infatti, voleva essere quello di portare in televisione la musica e i musicisti che proprio i mensili rock seguivano con particolare attenzione. All’epoca non era facile: diversamente da oggi, la musica in televisione (e il rock in particolare) erano praticamente tabù.

“Bene: vennero pochissimi critici di rock e quelli che furono presenti non scrissero praticamente nulla. All’epoca ci rimasi male anche perché alla fine del ciclo di trasmissioni ero riuscito comunque a passare band come Siouxsie & The Banhsees, Virgin Prunes e altri artisti che non solo erano beniamini del popolo rock, ma che non erano mai stati visti prima alla televisione italiana. E ti sto parlando degli anni Ottanta nelle televisioni di Berlusconi…

“Da quel momento in poi non ho più avuto aspettative: ho proseguito per la mia strada concentrandomi sul mio lavoro e cercando di farlo nel migliore dei modi.

“Non posso e non voglio analizzare i motivi per cui i critici musicali mi avversino così tanto: sono affari loro. Io ho già i miei problemi: devo mandare in onda i miei programmi, dare un servizio, fare informazione. Però ti chiedo: quale altra televisione manda in onda i Pere Ubu? Perché Elvis Costello mi telefona per venire? Perché alcuni dei più grandi artisti internazionali come Joe Zawinul, Hall & Oates, gli stessi Pere Ubu o Cyndi Lauper e Tori Amos (tanto per citarti i primi che mi vengono in mente) hanno dichiarato che il Roxy Bar è il più bel programma musicale del mondo? Siccome vengono tutti gratis, io ho una risposta ce l’ho: perché è l’unica che rispetta la libertà d’espressione. Anche quella di alcuni artisti italiani che magari prima mi hanno criticato e poi hanno chiesto di essere invitati nei miei programmi (cosa che peraltro ho puntualmente fatto). Per questo non mi interessa se le testate rock mi osteggiano, mi ignorano o mi insultano: a questo punto mi fanno solo ridere…

“Come quelli che dopo tanti anni tirano ancora in ballo la mia candidatura nelle liste del Partito Socialista: ci sono stati dei motivi ben precisi per cui ho fatto quella scelta. Sono stato, in senso positivo, ricattato moralmente da una persona che stimo ancora oggi: Enrico Boselli. Cioè da quello che io considero uno dei politici più onesti in circolazione e che allora era Presidente della Regione Emilia-Romagna. Poi non è colpa mia se tutti i partiti politici italiani erano corrotti (tutti, compreso il PCI di allora, perché io vivo in una regione rossa e so come andavano le cose…) e se Tangentopoli si è risolta incolpando unicamente Craxi, Cusani e Poggiolini. Per questo quelli che dicono che soltanto Craxi era un corrotto mi fanno ridere…

“Come quelli che mi attaccano per Muccioli. La prima volta che sono andato a San Patrignano ero molto scettico: ‘Andiamo a vedere il Santone’ dissi, perché così allora era dipinto. Ma lì ho visto vivo e vegeto, letteralmente salvato, il figlio di Enrico Maria Salerno che suo padre mi aveva detto essere talmente senza speranza che l’unica cosa che gli poteva augurare era di avere una morte dolce e serena. ‘Tanto di cappello a questo Muccioli’ ho subito pensato. E allora se esaltiamo la frase di Schindler’s List, ‘Chi salva una vita salva il mondo’, non possiamo fare a meno di elogiare Vincenzo Muccioli perché io so quanti ragazzi ha salvato da morte sicura. Tutta gente morta: perché lui era l’unico che davvero raccoglieva la feccia dei drogati. Che li prendeva senza accoglimento, cioè senza i due o tre mesi di studio e verifica prima che la comunità decida se ospitarli o meno. Lui prendeva tutti: i più disperati, i malati di AIDS, quelli considerati irrecuperabili. Mi chiedo: altri operatori tanto osannati dai mass media hanno veramente salvato delle persone? Io rispetto chi fa, non chi parla.

“E ricordo che mentre Vincenzo Muccioli in Italia veniva condannato a morte, c’erano esperti mandati dal Governo americano per studiare le metodologie di San Patrignano. E così chi mi accusa di aver appoggiato Muccioli non sa che per me la sua amicizia è stata un fiore all’occhiello. Di cui vado davvero orgoglioso perché, ogni volta che incontro qualcuno uscito da lì, mi sento dire: ‘Grazie Red per aver sostenuto San Patrignano’.”

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