17/04/2024

Rock e canzone: il piano B di Silvia Conti

Il nuovo album politico e partigiano della cantautrice

 

È inevitabile pensare a Patti Smith. Una cover della cover, un rifacimento della storica foto di copertina di Horses campeggia su quella di Ho un piano B, nuovo disco di Silvia Conti con Radici Music. Ma sarebbe fuorviante pensare a un disco devoto alla new wave newyorkese, o a un semplice omaggio a un’icona del femminino sacro elettrico.  Come sempre nei dischi di Silvia Conti c’è il fermo-immagine di un mondo, il suo, condiviso con Bob Mangione tra politica e privato. Ne parliamo con la musicista fiorentina.

 

Più che la foto di copertina, mi ha colpito l’interno. Un tao che pian piano si forma, puntino bianco nel nero e puntino nero nel bianco, diceva Tiziano Terzani. Cosa rappresenta?

Quel Tao rappresenta l’unione tra me e Bob, due facce della stessa medaglia, diversissimi eppure simili. È questa unione, questa collaborazione, che ha fatto nascere anche questo nuovo disco.

 

Il tuo ultimo album di inediti risale al 2017. Come mai un periodo così lungo di attesa?

Perché c’è stata la pandemia a rovinare tutti i programmi. Il disco doveva uscire nel settembre 2020, avevamo già tirato fuori un video a febbraio, proprio prima che succedesse tutto il casino, un bel bluesone dal titolo L’incrocio del diavolo, che dava l’idea della direzione che avremmo preso. In realtà però alla fine è andata meglio così perché lo stop obbligatorio ci ha permesso di cambiare rotta e di fare qualcosa di ancora migliore.

 

Vorrei restare ancora un attimo sul tuo precedente disco per chiederti che differenze ci sono tra A piedi nudi e Ho un piano B.

Ci sono le differenze che ci devono essere in due lavori prodotti a distanza di qualche anno. Ma, anche se a un ascolto più sbrigativo possono sembrare due dischi completamente diversi, in realtà non lo sono poi tanto. Diciamo che entrambi rivelano parti di me. Inoltre squadra vincente non si cambia: ci sono stessi musicisti con qualche nuovo arrivo. È che quando si lavora con i migliori poi è difficile cambiare.

 

Se non è un concept, ci siamo quasi. Ho un piano B nasce da uno spunto letterario, un libro di tuo padre, e a quello attinge. È un disco sulla memoria?

È un disco politico. È un disco Partigiano. Ogni brano affronta un argomento importante, senza giudizi di sorta ma prendendo posizioni inequivocabili. Ci tengo molto a questa cosa, non è un caso che l’ultima traccia sia Bella Ciao.

 

Superfluo chiederti il perché, soprattutto di questi tempi e in vista del 25 aprile. Più che altro mi interessa sapere come si fa ad arginare il rischio della retorica e a tenerne fermo il valore profondo…

La retorica sta solo in chi non (ri)conosce i valori della Resistenza. Bella Ciao non è “una canzone”, è un canto di Liberazione, di Partecipazione, di Unità, di Solidarietà. Tutti termini rigorosamente con la maiuscola.

 

Ho un piano B è un bel disco a cavallo tra canzone d’autore e rock, tra un piglio elettrico più marcato e un’accezione cantautorale. Dove ti senti più a tuo agio, o meglio: dove emerge la “vera” Silvia?

Mi sento a mio agio in ogni sfaccettatura. In questo devo dire che fare teatro per tanti anni mi è stato molto di aiuto. Noi siamo fatti di miliardi di cose, come se dentro di noi ci fossero moltitudini (Moltitudini è proprio un brano del disco) di personalità pronte per essere liberate. Imparare a dar voce a ogni aspetto di noi stessi è liberatorio. E ci cura.

 

C’è una dedica importante a Erriquez: quanto è stato importante per la musica italiana?

Non ho idea di quanto sia stato importante per la musica italiana, e di certo lo è stato. Io so solo quanto è stato importante per me. Troppo per poterlo spiegare in due parole.

 

Ho un piano B è solo un’esperienza in studio o stai per lanciare i tuoi concerti?

Qui tocchi un tasto dolente. Fosse per me farei concerti ogni sera. Purtroppo gli spazi sono sempre più ristretti, manca la volontà, manca la cultura, manca il pubblico. Mancano i soldi. Faccio quello che posso, ma non quello che vorrei. E me ne rammarico molto perché sono cresciuta in un periodo in cui la musica la faceva da padrona ed è mortificante accorgersi che invece adesso non è più così. Ma sono abituata a guardare avanti e a non perdere le speranze, chissà che le cose non cambino ancora.

Silvia Conti - Ho un piano B

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