15/05/2007

Rossana Casale

Riflessi e riflessioni

Un amico americano, quando gli faccio notare che un progetto di cui si sta occupando è già stato realizzato da qualcun altro, è solito dire con frase ironica ma efficace che “le grandi menti partoriscono spesso idee simili”. Giro questa considerazione a Rossana Casale. Lo faccio, con evidente forzatura, riferendomi all’ultimo album di Joni Mitchell, quel Travelogue nel quale la grande songwriter canadese ha riletto una ventina di brani, scritti nel corso di 35 anni di carriera, facendosi accompagnare da alcuni amici jazzisti e da una grande orchestra diretta da Vince Mendoza. Già, perché a neanche due mesi dall’uscita del disco della Mitchell, Rossana presenta Riflessi, un greatest hits un po’ anomalo: 14 dei suoi successi (Al posto del cuore, è un inedito) sono stati incisi con nuovi arrangiamenti, con l’accompagnamento di una grande orchestra e con l’intervento di alcuni jazzisti.

Pura e semplice coincidenza? “Assolutamente sì”, risponde divertita, capendo la mia (bonaria) presa in giro. “Travelogue non l’ho ancora ascoltato. È bello?” La rassicuro e glielo consiglio. “Sai”, aggiungo, “ci sono Wayne Shorter, Herbie Hancock e Larry Klein al posto di Aldo Mella e Mario Rosini, è stato registrato negli studi di George Martin a Londra e non da Maurizio Fabrizio a Torino. ma per il resto suona proprio come il tuo nuovo lavoro.” Rossana ride.

Faccio apposta a provocarla con questi improbabili paragoni con la mitica Joni perché so benissimo quanto amore lei nutra per la Mitchell. “Però io”, ci tiene a puntualizzare, “con Riflessi ho voluto fare una cosa classica, quasi mainstream. Non c’era in me l’intenzione di arrangiare in chiave jazz le mie canzoni più fortunate. È stata una scusa per riproporre i miei vent’anni di carriera in modo diverso.”

Risale infatti proprio al 1982 la pubblicazione del suo primo successo, Didin, ripreso nel nuovo album in modo delicato ed elegante. Insieme a quel brano scorrono tanti altri pezzi storici della Casale: da Terra a Gli amori diversi, da A che servono gli dei sino ad Alba argentina. Il tutto sotto la raffinata direzione artistica di Aldo Mella e Maurizio Fabrizio, bravi a valorizzare ulteriormente il gusto estetico di Rossana e le sue deliziose doti interpretative.

Come si accennava prima, pur essendo sostanzialmente un disco pop, come lei stessa lo definisce, Riflessi ha un piacevolissimo retrogusto jazz (“Quella musica è parte del mio Dna artistico”, puntualizza la Casale, “non riesco più a nasconderla”). Ed è stilisticamente nella medesima vena artistica delle produzioni delle nuove regine del mainstream jazz, le varie Diana Krall, Norah Jones, Jane Monheit. Tutte, proprio come Rossana, innamorate di Joni Mitchell.

Non è quindi forzato riportare il discorso su Joni, stavolta in modo serio. Anche perché sono curioso di sapere cosa ne pensa Rossana del duro sfogo che la “ex-signora del canyon” ha avuto di recente nei confronti dell’industria discografica (da lei definita, letteralmente, “una cloaca”) e, più in generale, del music business. “Parlare del mio rapporto con il mondo della discografia”, dice la Casale, “significa affrontare un tema per me doloroso. Ormai la mia non è più neanche rabbia: all’inizio ero inviperita, oggi mi limito a osservare e, se possibile, a guardare oltre. Io, per altro, ho sempre avuto la fortuna di avere una specie di mano santa sopra la testa che, nel corso degli anni, mi ha permesso di realizzare tanti progetti ambiziosi: i musical, la televisione, gli album di jazz. Ma una cosa non mi va proprio giù: è il modo in cui le case discografiche trattano i giovani. Oggi è quasi impossibile per l’esordiente seguire un proprio percorso artistico. Tanto che diventa quasi inutile spronarlo, che so, a trovare una propria identità, a migliorare le proprie doti. Tutti sanno benissimo che, nella migliore delle ipotesi, avrà una sola chance a disposizione: se dovesse fallirla, è meglio che cambi mestiere. Trovo che tutto ciò sia terribile.”

Concordo. Ma (considerazione personale) al tempo stesso i giovani d’oggi, rispetto al passato, hanno, molte più possibilità a disposizione, sia come produzione che come distribuzione della loro proposta musicale. Anche perché, ora più che mai, le cose più interessanti e le occasioni più stimolanti capitano sempre più spesso al di fuori del circuito delle major. “È vero: le etichette indipendenti sono una chance concreta. Non a caso, questo mio nuovo album è pubblicato dalla D’Autore, una piccola label veronese che si occupa di canzone d’autore e che mi ha lasciato la massima libertà creativa. E che mette in vendita i propri prodotti a soli 10 euro rischiando sulla propria pelle, pur di tentare strade nuove. Questo, però, non risolve il problema. Le major dovrebbero cambiare le loro politiche. Anche perché non è che in questo momento se la passino bene: sono diventate delle brutte e tristi fabbriche di una cosa che (casualmente) si chiama musica. In cui tutti rischiano il posto di lavoro. Mai, come negli ultimi anni, ho incontrato (ex) discografici finiti in mezzo a una strada. È quindi l’intero sistema che non funziona e che non porta benefici a nessuno: né agli stessi discografici, né agli artisti e men che meno alla musica.”

Che però, a giudicare dalla redditività di tour e concerti rimane, almeno nella sua forma originale (quella del live), l’unica garanzia. “Il vecchio carrozzone che, ai primi del Novecento, si fermava in mezzo alla piazza e presentava l’entertainer di turno funziona sempre. Per fortuna. È un segnale importante: si ricomincia da capo. E i concerti diventano anche il veicolo di vendita dei cd, proprio come accade da sempre negli Stati Uniti. Una pratica che, in Italia, i discografici hanno per tanti anni vietato ai loro artisti.”

Pronti, via. Dopo la pubblicazione dell’album, Rossana è pronta per una nuova tournée (“Partirà in primavera”). La nuova popolarità guadagnata con la partecipazione a Operazione Trionfo (“Un’esperienza importante che mi ha fatto crescere professionalmente e che mi è piaciuta. Poter insegnare ai giovani è una cosa cui ho sempre tenuto molto) viene messa al servizio della sua musica. “Un paio di anni fa ho pubblicato l’album Strani Frutti, un disco importante dedicato all’arte e alla musica di nove grandi donne (da Elis Regina a Janis Joplin, da Billie Holiday a Edith Piaf) che hanno avuto un’esistenza tormentata. Si tratta di un progetto al quale mi sento molto legata e che verrà ristampato dalla D’Autore.”

Bene: un altro colpetto all’industria miope e a tutti quelli che, come cantava Joni, “hanno asfaltato il Paradiso e vogliono trasformarlo in un mega-parcheggio”.

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