09/05/2013

Se gli Iron e Romina vanno a braccetto…

Guardando la tv di notte si rischia di imbattersi in trasmissioni d’epoca dove la musica non aveva barriere

Mi sveglio nel cuore della notte tra un attacco di tosse e uno di panico (non miei) e, impossibilitato a riaddormentarmi, la soluzione più semplice è accendere la tv. Decisione saggia: catapultato in un altro universo, quello della televisione anni 80 dalle repliche notturne, mi rendo conto di come allora il mondo della musica fosse più aperto e, per quanto mi riguarda, moderno. “Discoring”, anno 1982. Il primo impatto è quello estetico: il ricciolo permanentato e i maglioncini di Jocelyn, le camicette candide con mini papillon delle ragazze sedute tra il pubblico, i quasi commoventi “effetti speciali” delle sigle. Specchi del tempo, nella maggior parte dei casi frantumati senza troppi rimpianti.
Ma quello che invece sarebbe dovuto rimanere come patrimonio per le future generazioni è il concetto stesso della trasmissione, la filosofia musicale che ne stava alla base. “Discoring” era una contenitore di circa mezzoretta che andava in onda la domenica pomeriggio su Rai1 (RAI UNO!), in mezzo a “Domenica In” (sì, quella di Corrado e Pippo Baudo). Classico ambito per famiglie che si rilassano dopo la messa della mattina e il pranzo con tutti i parenti. Eppure… Per lo stacchetto che introduce la rubrica di news c’è “Transilvania”, strumentale degli Iron Maiden. Iron Maiden il cui nuovo album viene pubblicizzato tra le nuove uscite, tra il nuovo video di Barry Manilow e l’ultimo disco di Renato Zero. E poi in studio ecco sfilare il prog cerebrale dei New Perigeo (ma nella trasmissione erano di casa anche il Banco e la Pfm), un Enrico Ruggeri ai primi passi da solista in un’avanguardistica coreografia su “Senorita”, e il country di Stefano Rosso, che nell’intervista sottolinea il suo suonare “la chitarra finger picking” da otto anni (e mi domando quanti a casa avranno capito di cosa stesse parlando). In mezzo a tutto questo c’erano “Il ballo del qua qua” di Romina Power, la colonna sonora de “Il tempo delle mele” e Sammy Barbot con la sua “Aria di casa”. E tanto per ribadire l’eterogeneità del programma, le sigle di apertura e chiusura erano i video di un folkeggiante Angelo Branduardi e dei New Trolls in versione Bee Gees. Un pastone micidiale, diavoli e acqua santa a litri, alto e basso, kitch e cult. Tutto mischiato con naturalezza come fosse la tv dei ragazzi. Oggi sarebbe impensabile. A parte il fatto che tutti i programmi musicali (talent esclusi ovviamente), sono defunti, ve lo vedete Al Bano insieme ai Metallica, Marco Mengoni con i Porcupine Tree? E’ tutto uno sminuzzare, dividere in compartimenti: la musica per i rockettari, quella per i fricchettoni, quella per i neo melodici e quella per i proggaroli. Ognuno ha il suo mercato, ognuno ha i suoi canali musicali, a meno di buttarsi nel mare magnum della Rete (ma senza salvagente). Vuoi mettere cosa vuol dire avere la possibilità di crearti in un colpo solo i miti con cui crescere e gli scheletri trash da nascondere nell’armadio?

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