Tenedle e il mito di “Demetra”
I classici rimangono dei punti di riferimento e lo è anche Demetra, titolo ricco di significati per la stessa ispirazione di Tenedle
Demetra (Sussurround, 2023) è il nuovo album di Tenedle. Ottavo lavoro discografico per l’artista fiorentino che vive in Olanda e che con questi suoi tredici nuovi brani conduce il suo electro-pop verso nuove strade, ampliate anche grazie a un corso di studi in ambito post-produzione audio per il cinema e i media in genere da lui seguito e dopo del quale si è diplomato come Sound Designer e Media-Composer.
Ci parla di Demetra e prima ancora di un’altra bella esperienza molto recente in cui è stato coinvolto lo stesso Tenedle.
Partiamo “dalla fine”. Raccontaci del tuo brano scelto per aprire il Liberation Memorial Concert ad Haarlem in Olanda. Che esperienza è stata?
La mia collaborazione cona Kennemer Youth Orchestra, o meglio ancora con il Direttore dell’Orchestra Matthijs Broers, è iniziata la scorsa estate con un altro progetto “cross-over” che è andato molto bene. Matthijs, amante della musica elettronica e classica contemporanea, ha notato la mia produzione di musica astratta e strumentale e ha avuto l’idea di coinvolgermi per la ricorrenza di questo meraviglioso e direi importante evento. Ho composto un brano di suoni (sound design) ed elettronica integrando una mia orchestrazione per archi di un motivo tradizionale aborigeno. Un tema all’unisono che scorreva sopra campionamenti e loop di gocce d’acqua, suoni al contrario e tappeti bassi. Nella spettacolare cornice del palco del “Bevrijdingspop” di Haarlem, in Olanda, un palco enorme, e davanti ad un parco pieno di gente, oltre 3000 persone, l’Orchestra ha aperto il concerto di quest’anno con il mio brano. Concerto per la commemorazione delle vittime della Seconda Guerra Mondiale e per la Festa della Liberazione (in Olanda, il 5 maggio).
Parliamo adesso di Demetra, tuo nuovo album uscito lo scorso febbraio, un titolo ricco di significati per la tua ispirazione, a proposito del quale hai anche dichiarato: “Che nessuno si aspetti un disco che celebra un mito greco, ma la mitologia è assolutamente ancora capace di ispirare, anche ai tempi del metaverso”. Come dire che, al di là di qualsiasi novità, ci sono dei classici intramontabili da cui non si può prescindere?
Non credo che il genere umano si sia così evoluto durante la sua storia e mi spiego: mentre sin dai tempi antici vi eran saggezza e donne e uomini illuminati, l’oscurantismo ha sempre avuto la meglio e ancora frena, fa arretrare, distrugge tutto quello che avremmo potuto raggiungere prima.
Quindi i classici innanzitutto ci fanno vedere, perché sono opera di esseri umani, quanto eravamo “illuminati” anche molto tempo fa. La mitologia, il mito, resta un meraviglioso modo per avere continui riferimenti, specialmente per i giovani non più bambini volendo, per apprendere e conoscere “la vita” attraverso le metafore, che sono un invito all’uso dell’immaginazione. La tecnologia nell’ultimo secolo ha portato a nuove forme d’arte e cultura, ma in quanto alla narrazione, la scrittura, la letteratura, nonostante l’enorme produzione (sacrosanta e spesso anche di qualità) e la scarsissima propensione alla lettura (italiana in particolare), sono e saranno sempre fondamentali.
Il tuo nuovo singolo è Same Old Song. Com’è nato questo brano?
Same Old Song è una canzone critica verso ai nostri tempi e il “buio” e l’arroganza occidentale, cita nel verso “See how they run” (guarda come corrono) sia John Lennon (I am the walrus) che Paul McCartney (Lady Madonna) e parla di gente che corre, appunto, dritta verso il precipizio. Nel mio caso il riferimento alla disattenzione verso cose che oggi sono urgenti (clima, terra, Demetra, rapporto con la natura, pace). Il brano è di matrice molto pop, quasi scherzoso, molto cantabile, un synth pop elettronico che Sirena Riley, vocalist “black” anglo-americana ha interpretato con la sua potentissima voce, annientando (con mia gioia alla fine) la mia; avrebbe dovuto essere un duetto ma quando lei mi ha inviato i provini, è stato subito evidente cosa sarebbe accaduto. Se poi guardate il video credo che anche visualmente abbiamo reso l’idea.
Sirena Riley canta nel brano di cui parlavamo poco fa, ma non è l’unica ospite di Demetra.
Nel disco ci sono altre due meravigliose voci.
Gina Graham, australiana, canta gentilmente in Mother Earth e Broken, più dietro, ma sempre con grande raffinatezza. Maartje Teussink, olandese, è una polistrumentista, compositrice e cantautrice, conosciuta durante i miei studi come Sound Designer, eravamo compagni di classe. Una carriera la sua già discretamente affermata in teatro qui in Olanda, un regalo averla con me in The Best forse il mio brano preferito del disco, e che sarà il prossimo video e singolo, ai primi di giugno credo. Poi Bert Lochs, tromba e flicorno, olandese pure lui e ormai carissimo amico, suona con me dai tempi di Vulcano ed io lo ritengo un gigante, musicalmente parlando. Suona in tre brani: Sister Power, End of Summer, Ending Things.
Quanto è stato importante il tuo diploma da Sound Designer e Media-Composer in termini compositivi per il tuo nuovo album? E poi: hai scritto i brani pensando parallelamente ai video e alle immagini?
Beh, Demetra si può definire un album dove anche il Sound Design è presente, e anche nel processo di missaggio e Mastering che curo personalmente, si “sentono” o meglio, ho utilizzato anche nozioni apprese durante la mia formazione. Compositore e autore lo sono da sempre e i brani erano già stati scritti prima degli studi, ma la parte tecnica sicuramente ha tratto grande profitto da questa mia evoluzione. Il suono di Demetra è veramente qualcosa di molto godibile, ci se ne rende conto in ascolti in cuffia. Ho pubblicato poco prima dell’album un paio di lavori strumentali in digitale (Glossophobia, musica elettronica e astratta, e Shakespeare, orchestrazioni e musica per il cinema) che mi hanno davvero fornito ottime intuizioni per la realizzazione di queste canzoni.
Ultima domanda: hai concerti in programma a breve? Eventi anche in Italia?
Sicuramente qualcosa accadrà presto, anche se, sia per la situazione post-pandemica, che ha fatto chiudere un sacco di luoghi dove si suonava, sia per la solita disattenzione della politica verso la cultura, si preferiscono i carri armati, non ci sono state ancora proposte adeguate al mio tipo di performance e ho preferito attendere. Ho avuto anche, come abbiamo esordito in questa intervista, diversi impegni e progetti come Compositore, Sound Designer, e poche settimane fa come attore-voice over. Comunque sì, l’idea è pronta, la performance visuale prontissima e ho anche tantissime possibilità per propormi, quindi credo di tornare anche in Italia. Per adesso sono sfumate un paio di occasioni per giugno, ma con l’idea di metterle in calendario in autunno. Quindi c’è tempo, per chi è in pauroso ritardo, per approfondire la mia produzione.