23/03/2007

The Fire Theft

Fuoco che cammina

Non sembra nemmeno la stessa persona. Lo ascolti cantare e ti travolge col suo tono acuto e appassionato. Poi lo incontri di persona e ti tocca decifrare quel che dice con tono basso e roco. I due Jeremy Enigk hanno in comune un paio di cose: voglia di riscatto e talento, le stesse caratteristiche che rendono l’album di debutto dei Fire Theft uno dei migliori dischi rock degli ultimi mesi.

Nati a Seattle sulle ceneri dei Sunny Day Real Estate, rock band messa sotto contratto dalla Sub Pop quando la frenesia per la musica della Emerald City stava scemando, i Fire Theft sono il luogo pubblico in cui Enigk celebra un’epifania privata. Con lui ci sono l’amico di sempre, ed ex Sunny Day Real Estate, William Goldsmith (batteria; trovate il suo nome anche nei crediti di The Colour And The Shape dei Foo Fighters: “Ma non ero messo nella condizione di esprimere me stesso: me ne andai”) e Nate Mendel, anch’egli ex Sunny Day e attualmente bassista dei Foos.

Li incontro e mi sembra impossibile che tre personalità tanto differenti possano convivere nella stessa band: Enigk, che scrive i testi e ha il tipico profilo dell’artista sensibile e tormentato, si scopre malvolentieri, rivelando un carattere riservato; Goldsmith è al contrario un’esplosione di parole, ha una mimica colorita e non riesce a stare fermo un attimo; Mendel, con la sua faccia da bravo ragazzo, se ne sta zitto zitto per gran parte dell’intervista, ma quando interviene, lo fa in modo acuto e ficcante. I tre hanno vissuto da co-protagonisti l’ascesa e il declino del rock alternativo anni 90, e oggi rifiutano il cinismo di gran parte di quella musica. Le canzoni di The Fire Theft tracciano – seppur in modo labile e vago – un percorso che va da sentimenti di isolamento e depressione verso l’accettazione di sé e della vita. E lo fanno parlando il linguaggio delle emozioni in modo spudorato e splendidamente fuori moda.

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LA SCINTILLA

Goldsmith: “I Fire Theft sono nati il giorno stesso in cui i Sunny Day Real Estate si sono sciolti per la seconda volta, nel 2000”.

Enigk: “Portai in eredità alcune canzoni destinate ai Sunny Day Real Estate, che poi invece sono finite su The Fire Theft. Se c’è una differenza tra quelle canzoni e quelle più nuove? Di certo le più recenti, come Summertime e It’s Over, sono venute fuori più velocemente”.

Goldsmith: “Più andavamo avanti a comporre, più le canzoni sembravano intrise di ottimismo e speranza. I primi brani scritti erano molto più cupi”.

Enigk: “È stato un brutto periodo quello dello scioglimento dei Sunny Day. Avevo lottato così duramente per fare funzionare la band e non sopportavo di vederla finire così, per non parlare di alcuni problemi personali coi quali avevo a che fare. Ecco perché quelle prime canzoni sono così cupe. Attraversavo un periodo di crisi personale: non sopportavo la pressione sul gruppo e mi chiedevo se la vita on the road facesse per me. Stavo cercando un motivo per mollare tutto e lo trovai nella religione: mi ha dato il coraggio per andarmene e una ragione per sperare nel futuro. In The Fire Theft ci sono riferimenti alla religione, intesa però come lotta interiore: sto ancora cercando di mettere in questione la mia fede. Poi, più passava il tempo, più mi sembrava d’intravedere un po’ di positività e di speranza e di energia nella mia vita”.

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IL CONCEPT

Enigk: “The Fire Theft non è un concept album. Ma alcuni passaggi musicali sono messi lì apposta per legare le canzoni, per fare sembrare l’album come un unico brano di musica coerente e organica e non come una collezione di canzoni pop. Mi auguro che la gente l’ascolti così il disco, dall’inizio alla fine, se non è emotivamente troppo pesante. Non mi va di essere troppo specifico circa i temi dell’album, voglio che chi lo ascolta se ne faccia una propria idea. Posso dire che il primo brano, Uncle Mountain, rappresenta la lotta interiore tra bene e male, tra positività e negatività. Da lì in poi è come una progressione che arriva fino alla conclusiva Sinatra, nella quale capisco finalmente ciò di cui ho bisogno per essere un uomo, che è come dire che è venuto il momento di assumermi le mie responsabilità. Cambiare pelle. Rialzarmi. Aprire un po’ di più il mio cuore. Mi sentivo come chiuso in una caverna, isolato dal mondo. Ho capito infine che non c’era motivo perché mi sentissi così: la vita è un’opportunità meravigliosa. È un dono che voglio accettare così com’è”.

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I GRANDI DEL ROCK

Goldsmith: “The Who, Led Zeppelin, Beatles. sono queste le band che ci influenzano, che poi sono quelle che ti passano amici e fratelli maggiori quando hai 13 anni. (Rivolto a Jeremy, nda) Ricordi quando ti ho fatto ascoltare Quadrophenia?”.

Enigk: “Erano quindici anni che cercava di convincermi ad ascoltare gli Who. Poi, un paio d’anni fa, m’ha fatto sentire Quadrophenia. Era il disco giusto al momento giusto. Mi ha sconvolto. In quel momento ho capito come volevo strutturare le mie canzoni. Gli Who riuscivano a costruire i loro pezzi in modo molto libero e al tempo stesso riuscivano ad essere così caotici.”.

Goldsmith: “Ci piace l’idea di non avere vincoli: poter fare tutto ciò che vogliamo. Il merito è anche di Jeremy: con la sua voce aerea riesce a trasformare anche la melodia più scontata in qualcosa di completamente differente”.

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SEATTLE

Enigk: “Ho vissuto lassù ogni attimo della mia orribile esistenza. La pioggia e l’oscurità mi hanno lasciato dentro un senso di oppressione e malinconia. Il contatto con scenari naturali grandiosi e straordinari mi ha aiutato a restare umile, mi ha fatto comprendere e apprezzare la mia finitezza”.

Goldsmith: “Io e Jeremy siamo cresciuti a Kirkland, un quarto d’ora fuori Seattle, un tipico suburbio. Quando siamo andati a scuola a Capitol Hill (la zona hip della città, nda), è stato come scoprire un altro mondo”.

Mendel: “Li incontrai quando stavano finendo l’high school. Facevamo parte di una piccola comunità punk. cominciammo a suonare assieme”.

Goldsmith: “I Sunny Day Real Estate non hanno mai fatto grunge, o quel che i media chiamavano grunge, quindi l’esplosione della scena non ci ha avvantaggiati. Non avevamo grandi aspettative: a noi sembrava già un sogno firmare per la Sub Pop. Sai, quand’ero a scuola impazzivo per Bleach dei Nirvana, ma non ne parlavo con nessuno perché nei circoli punk-rock e hardcore i Nirvana erano già allora considerati delle rock star”.

Enigk: “C’è un contratto che mi lega alla Sub Pop per altri due dischi solisti (oltre a Return Of The Frog Queen pubblicato nel ’96, nda). La Sub Pop possiede in esclusiva il mio nome. Ma per gentile concessione di Jonathan (Poneman, boss dell’etichetta, nda) posso continuare a fare musica”.

Mendel: “Ma è solo perché riesce a far soldi persino se incidi per un’altra etichetta.!”.

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VULNERABILITÀ E CINISMO

Enigk: “La musica oggigiorno è così negativa. Voglio dire, si basa tutta su tette e culi. Io preferisco scrivere dei rapporti tra un uomo e una donna. Waste Time è il mio modo di dire addio, e parlo di un addio definitivo, a un rapporto di cui ho cantato per dieci anni. Giuro: questa è l’ultima volta che canto di quella storia”.

Goldsmith: “Ci piace la musica che ti scava dentro, che ha il coraggio di andare alla ricerca di risposte.”.

Mendel: “Che ha fegato di esporsi e persino di mostrarsi vulnerabile. Quella passata è stata la decade del cinismo: non potevi mostrare le tue emozioni nude e crude, dovevi metterci un po’ di ironia per non sembrare fuori luogo. Ma a forza di camuffare le emozioni con cinismo e ironia, non era rimasto un grammo di genuinità nel rock”.

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Naturalmente nemmeno lui, che dalla musica ha avuto tutto e alla musica ha dato altrettanto, può fregarsene completamente degli affari. Non si spiegherebbe altrimenti l’imminente pubblicazione di In Time, album che raccoglie sedici brani pubblicati dai R.E.M. dal 1988 fino ad oggi – vale a dire durante il periodo in cui il quartetto, oggi trio, ha inciso per la Warner. “Fosse stato per la casa discografica”, ribatte il chitarrista, “il best of sarebbe uscito molti anni fa. L’abbiamo deciso noi che era questo il momento di mettere un punto a capo nella nostra carriera. Ci siamo voltati indietro e abbiamo capito che siamo una band diversa rispetto a quella che incise i brani di In Time. È come un nuovo inizio.”

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