15/02/2013

The Magnets

Ci sono Paul Weller, Bryan Ferry, Led Zeppelin e AC/DC nel repertorio del gruppo che coniuga musica vocale e spirito rock

In Italia non è facile poterli ascoltare. Ed è un peccato perché ad agosto sono ospiti fissi al Fringe di Edimburgo e a febbraio fanno altrettanto ad Adelaide in Australia nella rassegna dallo stesso nome. Eppure se c’è un gruppo che coniuga alla perfezione la musica vocale e lo spirito rock più autentico è proprio quello dei Magnets. La loro esibizione al London a Cappella Festival, giunto alla quarta edizione, ha mostrato tutta l’energia che la voce può esprimere con un repertorio originariamente pensato per gli strumenti.

La programmazione del London A Cappella Festival, che è organizzato dagli Swingle Singers e da Ikon Arts Management, ha seguito tre filoni: quello classico (Choir Of Clare College, Cambridge e King’s Singers), la vocalità di marca scandinava (i danesi Postyr e i finlandesi Rajaton) e il pop-rock vocale (Magnets e Retrocity) lasciando fuori gli stessi Swingle Singers per la loro storia particolare che trascende i generi e che è giunta al 50° anno di attività. I Magnets siedono saldamente sul trono dell’interpretazione pop-rock, con un omaggio alla grande tradizione inglese con sullo sfondo una Union Jack suddivisa in più parti. Da Paul Weller (Town Called Malice) a Richard Hawley (After The Rain), da Bryan Ferry (More Than This) agli Elbow (One Day Like This) fino ai Led Zeppelin (Kashmir) e agli AC/DC (Highway To Hell), la formazione di Londra ha letteralmente conquistato la platea di casa. Alle voci soliste spesso affidate a Steve Trowell e Michael Welton fanno da contrasto il basso profondo e pulsante di Fraser Collins e la batteria umana rappresentata da Andy Frost al quale è affidato un vero e proprio assolo all’interno della versione di Rolling In The Deep di Adele.

Buona parte della loro sonorità è inoltre merito di John Milner, tecnico del suono, per molti anni con gli Swingle Singers. I quali hanno da parte loro sviluppato il loro lato più “elettrico” grazie all’innesto nel loro repertorio di Elbow, Mumford And Sons e Beyoncé. Altra citazione doverosa è quella dei danesi Postyr, già vincitori in Italia del festival Solevoci del 2010. Molto legati all’elettronica, hanno il merito di proporre gran parte di brani originali nella loro proposta in scena.

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