22/04/2013

The Milk Carton Kids

Joey Ryan e Kenneth Pattengale convincono anche dal vivo. Per saperne di più, c’è l’intervista sul numero di aprile di JAM

«Vista dal ponte», idealmente lo stesso che ha sotto di sé quell’«acqua agitata». Ma questa volta non ci sarà nessuno a stendersi e immolarsi, nessuno a gettare manciate di irresistibile speranza alla ragazza d’argento: «Graceland is a ghost town tonight». Forse basterebbero queste poche righe per spazzare via il facile parallelismo che si potrebbe creare al primo ascolto fra i Milk Carton Kids e Simon & Garfunkel. Le strade di Joey Ryan e Kenneth Pattengale si sono incrociate solo due anni fa e le loro armonizzazioni vocali richiamano facilmente alla mente gruppi come Everly Brothers, ma soprattutto quella dei sopraccitati Simon & Garfunkel. Le somiglianze sono tanto facili quanto superficiali, come scopriremo durante l’unica loro data londinese chenella St. Pancras Old Church.

Le loro armonizzazioni, così ben riuscite, non riescono a nascondere il sorriso amaro che si cela dietro i testi, in particolar modo quelli del loro ultimo The Ash & Clay; il tema centrale sembra essere quello della terra promessa che fin dal brano di apertura Hope Of A Lifetime assume le sembianze di un sogno che rischia di restare tale, sospeso tra il baratro e la luce. Ma non è solo il tramonto del sogno americano a tessere le fila dell’ultimo lavoro in studio e – ancora di più – di questo concerto che nella seconda parte attingerà a piene mani dai due album precedenti. Gli alti e bassi non mancano, anche perché ci vuole un’arte sublime a scrivere eccellenti pezzi per chitarra e voce, ma altrettanta predisposizione ci vuole per apprezzarli.

New York e ancora di più Honey, Honey mettono in luce non solo la grande capacità di armonizzare del duo, ma anche la facilità di Kenneth ad abbellire, rendere i pezzi impolverati ancora prima di fargli contare gli anni in qualche vecchio scantinato. Ci riesce grazie anche alla sua deliziosa Martin degli anni ’50, chitarra dal suono corposo e legnoso che suona con un fazzoletto bianco stretto sulle corde. Quando gli chiedo il significato – convinta che ci sia una qualche connessione con istanze pacifiste – mi spiega che lo fa per produrre un suono migliore. «Ma è anche un simbolo di pace», aggiunge con il sorriso di chi non vuole infrangere una bella speranza.

Foto di Chiara Felice

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