15/05/2007

Un dicembre rosso sangue

La storia della musica, e quella del rock in particolare, è purtroppo da sempre costellata di tragici avvenimenti. “È il prezzo da pagare quando ci si avventura in territori inesplorati. E chi più di noi, musicisti rock degli anni 60, può essere considerato uno spericolato esploratore?”, mi diceva, un po’ cinicamente, Paul Kantner (Jefferson Airplane) commentando le premature scomparse di Janis, Jimi, Brian o Jim. Potrei essere d’accordo. Anche se, a questo punto, sarei curioso di sapere che spiegazione razionale sarebbe in grado di darmi lo stesso Kantner se, come ho fatto io, avesse notato una strana coincidenza: moltissime di queste tragedie musicali si sono curiosamente concentrate nel mese di dicembre.

Non che io abbia risposte né teorie particolari al proposito; mi limito semplicemente ad un’analisi dei fatti.

O meglio dei ‘fattacci’.

Perché se è pur vero che, volendo seguire il calendario, già il 1° dicembre (1976) potrebbe passare agli annali della storia del rock come il giorno in cui i Sex Pistols insultano violentemente in diretta televisiva un famoso giornalista della Bbc, è il 3 dicembre (1979) quello che dà il via alla triste striscia luttuosa.

Luogo: River Front Coliseum di Cincinnati, Ohio.

Evento: concerto degli Who (che schierano Kenney Jones alla batteria come sostituto del compianto Keith Moon, morto solo tre mesi prima per overdose).

Fattaccio: 11 ragazzi muoiono schiacciati dalla folla nel tentativo di raggiungere i posti (non riservati) in prossimità del palco. Almeno altri 30 spettatori rimangono gravemente feriti. L’inchiesta della polizia mette sotto accusa gli organizzatori per le scarse misure di sicurezza dell’impianto e per l’inopportuna scelta dei posti non numerati vicino al palco.

Solo dieci anni prima (6 dicembre 1969), sulla costa opposta degli Stati Uniti, un altro raduno rock si conclude in tragedia.

Luogo: circuito automobilistico di Altamont, California.

Evento: enorme festival, già definito la “Woodstock californiana”, con The Rolling Stones a completare un cast stellare nel quale figurano, tra gli altri, Santana, Jefferson Airplane, Flying Burrito Brothers, Crosby, Stills, Nash & Young.

Fattaccio: gli Hell’s Angels, ingaggiati come security dagli Stones (come in occasione del megaconcerto gratuito di Hyde Park nel luglio dello stesso anno) accoltellano un fan di colore del gruppo (Meredith Hunter) particolarmente agitato. Si scoprirà, più tardi, che Hunter aveva una pistola e che la stava puntando (vedi il documentario Gimme Shelter) in direzione di Mick Jagger. Da allora, Altamont viene identificato come la fine dell’epoca del Peace & Love.

Se i due episodi citati fanno impressione, assai più inquietante è la lista delle tragedie singole che (tutte nel mese di dicembre) hanno colpito autentiche leggende della musica del 900.

Proprio nel giorno (8 dicembre) della nascita di Jim Morrison (1943), John Lennon (1980) viene assassinato di fronte alla sua abitazione newyorchese (il Dakota Building, lo stesso stabile in cui qualche anno prima il regista Roman Polanski aveva girato il film satanista Rosemary’s Baby). Il suo omicida, Mark Chapman, lo stesso giorno, aveva chiesto e ottenuto dall’ex Beatle un autografo.

Due giorni dopo (ma tredici anni prima), il 10 dicembre 1967 perde la vita la più grande star della musica soul.

Personaggio: Otis Redding, 26 anni. La sua esibizione al Festival di Monterey lo aveva consacrato anche presso il pubblico bianco. Solo tre giorni prima della morte, Otis incide quella che diventerà la sua più grande hit, Sittin’ On The Dock Of The Bay.

Luogo: Lago Monona, Wisconsin.

Fattaccio: il piccolo aeroplano sul quale viaggiano Redding, quattro musicisti del suo gruppo (Bar-Kays) e il segretario di Otis, il giovane Matthew Kelley, precipita nelle acque ghiacciate del lago, a un chilometro dalla riva.

Nessun superstite.

Tre anni prima (11 dicembre 1964), un’altra luminosissima stella della black music perde tragicamente la vita.

Luogo: Motel La Hacienda, Los Angeles, California.

Personaggio: Sam Cooke (33 anni), considerato, con e senza Soul Stirrers, una leggenda del R&B. Autore di parecchi dei brani che canta, Sam piace sia ai bianchi che ai neri.

Fattaccio: Bertha Franklin, direttrice del motel La Hacienda, spara a Sam Cooke che le si è scagliato contro. La Franklin è intervenuta in soccorso di una ragazza (Elisa Boyer) che aveva urlato aiuto perché stava per essere stuprata dallo stesso Cooke. Viene accolta la tesi della legittima difesa.

Il mese si conclude con altre due morti, drammaticamente celebri. La prima (28 dicembre 1983) coinvolge la più fenomenale band californiana della storia, la seconda (31 dicembre 1985) un eroe del country-rock degli anni 60.

Luogo: baia di Marina del Rey, California

Personaggio: Dennis Wilson (39 anni), batterista dei Beach Boys. Bello e maledetto, è l’unico della band dei fratelli Wilson a far surf e a saper nuotare.

Fattaccio: dopo essersi tuffato dal suo motoscafo (in stato di ubriachezza grave), scompare nelle acque dell’Oceano Pacifico. Il suo ex amico Charles Manson, informato della cosa, dice: “È stato il diavolo che gli ha preso le gambe e l’ha trascinato sott’acqua prima di portarlo con sé all’inferno”.

Luogo: De Kalb, Texas.

Personaggio: Ricky Nelson (45 anni), diventa una superstar grazie alla partecipazione nel tv show dei suoi genitori. Sfrutta la popolarità per sviluppare, a modo suo, la formula del country-rock resa popolare da Flying Burrito Bros. e Eagles.

Fattaccio: il suo aereo prende fuoco in volo e si schianta a pochi chilometri da Dallas. Con Nelson muoiono la fidanzata Helen Blair e altri cinque membri del suo entourage. Qualcuno mormora che la causa dell’incendio sia legata al freebasing, un modo di ingerire cocaina scaldando la droga con una piccola fiamma ossidrica.

Per pietà nei vostri confronti ho (volutamente) omesso le tragiche morti di Johnny Ace (24 dicembre 1954), forse prima vittima rock della storia (si uccide giocando alla roulette russa), di Ian Stewart (12 dicembre 1985) che muore d’infarto nella sala d’attesa del suo medico, così come d’infarto muore (27 dicembre 1976) il formidabile chitarrista blues Freddie King. Sempre per attacco cardiaco scompaiono la stella del country Marty Robbins (8 dicembre 1982) e il leggendario Roy Orbison (7 dicembre 1988), mentre il folksinger Tim Hardin (29 dicembre 1980) muore per una dose sbagliata di eroina.

In questa lista avrebbe potuto comparire anche Bob Marley se (4 dicembre 1976) i sette killer che assaltano la sua casa di Kingston, Giamaica, avessero avuto una mira migliore.

Buon dicembre a tutti!

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