29/06/2009

Una canzone per Demetrio

Aprile 1972.
Sono i tempi d’oro dell’industria discografica, specie di quella italiana che, in questi giorni, riesce persino a fare capolino sul mercato internazionale. La Numero Uno, leggendaria etichetta di Lucio Battisti, pubblica a sorpresa un 45 giri dell’ex cantante dei Ribelli, Demetrio Stratos. Sul lato B, Since You’ve Been Gone (nulla a che vedere con l’omonimo brano di Four Tops o Aretha Franklin), sul lato A Daddy’s Dream, una canzone molto soul, alla Marvin Gaye. La musica l’ha composta Adriano Fabi, i testi li ha scritti Harold “Lally” Stott, membro del gruppo beat The Motowns. Già, proprio quella band che, appena giunta da Liverpool nel novembre del 1966, perde tutti gli strumenti nella storica alluvione di Firenze ma che, poco dopo, diventa famosa con Prendi la chitarra e vai, cover di Lovers Of The World Unite (di David And Jonathan con testo in italiano di Sergio Bardotti). In realtà, Lally Stott fa “bingo” qualche anno dopo, nel 1971, quando incide Chirpy Chirpy Cheep Cheep che raggiunge il primo posto in classifica in Italia e Australia e diventa un successo mondiale nella versione degli scozzesi Middle Of The Road.
Adriano e Lally sono molto amici. Fabi ha pensato subito a lui quando si è trattato di mettere un testo in inglese a un brano che ha appena composto e che potrebbe rivelarsi adattissimo alle esigenze di una persona a lui assai vicina. «Mio fratello Claudio, all’epoca direttore artistico della Numero Uno, cercava un pezzo di matrice black con una bella melodia e un arrangiamento raffinato», ricorda Fabi, «voleva un brano in inglese perché era certo che Demetrio avrebbe potuto sfondare nel mondo. La mia Daddy’s Dream è piaciuta subito a lui, ma anche a Stratos e al suo team di lavoro. La produzione del disco» puntualizza Adriano «è stata fatta a Milano e io non l’ho potuta seguire. In quei giorni non ho neppure parlato con Demetrio, che per altro conoscevo molto poco. L’arrangiamento finale, anche per questo, è risultato piuttosto diverso da come avevo concepito il brano. La mia versione era più veloce e sincopata».
Sono soprattutto i produttori di Demetrio, Alberto e Massimo Salerno, ad essere convinti delle potenzialità del loro artista come soul man bianco o, spiega ancora Adriano Fabi, «quale interprete di brani con determinate caratteristiche melodico-armoniche che, cantati in inglese, avrebbero potuto essere valorizzati dalla strepitosa voce di Stratos risultando così commercializzabili anche sul mercato internazionale».
Il pezzo, in realtà, non ottiene i risultati sperati né di qua né di là dell’oceano (paradossalmente, va meglio la versione in italiano incisa da Mina con il titolo L’abitudine). Di lì a poco, Demetrio si unisce agli Area e  la sua carriera decolla seguendo traiettorie artistiche assai distanti dal pop-soul di Daddy’s Dream.

13 giugno 2009.
A 30 anni esatti dalla prematura scomparsa di Demetrio Stratos (e a 32 da quella altrettanto tragica di Lally Stott che perde la vita nel 1977 schiantandosi con la sua Harley Davidson) Adriano Fabi vuole rendere omaggio alla memoria del grande cantante di origine greca e, al tempo stesso, realizzare il suo personale daddy’s dream. Suo figlio Marco, dopo i riconoscimenti per il lavoro di debutto La scelta (vincitore nel 2006 del Premio Ciampi e del referendum di Musica & Dischi) sta lavorando al nuovo album. Ha appena inciso uno spumeggiante duetto con i Quintorigo (Solo le nuvole) e in cantiere c’è anche una deliziosa ballad (Notte argento) che Sergio Cammariere ha impreziosito con il suo pianoforte. «Ho pensato che quel pezzo fosse nelle corde di Marco», spiega, «così gli ho proposto di inserirlo nel disco che sta preparando».
«Daddy’s Dream mi è piaciuta subito», racconta Marco Fabi, «anche perché della canzone serbavo un ricordo affettuoso, legato alla mia infanzia. L’idea poi di fare un tributo a Demetrio e, al tempo stesso, di interpretare un pezzo scritto da mio padre mi ha entusiasmato». Il giovane Fabi va in sala e, in pochi giorni, mette a fuoco la sua Daddy’s Dream. «Ancora oggi non esiste nessuno in grado di competere con la voce di Demetrio», dice Marco, «e anche per questo ho voluto scostarmi il più possibile dalla sua interpretazione. Piuttosto, per ascoltare il brano con una prospettiva diversa, ho chiesto a mio padre di suonarmi la versione originale».
«La Daddy’s Dream di Stratos, rallentata e più bluesy, era leggermente diversa da come l’avevo composta», spiega Adriano Fabi, «Marco ha ridato al pezzo il brio e la leggerezza dell’originale». Non solo. Marco ci mette molto del suo. Addirittura il pezzo (che ha una melodia bella e raffinata) in alcuni momenti ricorda lo stile di scrittura e le sonorità dei Beatles di Rubber Soul o di Revolver. «Mi auguro che questa nuova rilettura di Daddy’s Dream» conclude Adriano Fabi «possa dar modo agli appassionati di scoprire il brano inciso da Demetrio nel 1972, e oggi un poco dimenticato, scoprendo così anche un altro lato della poliedrica abilità artistica del più straordinario vocalist della musica italiana».

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