Apre i battenti Verve Italy, nuova sezione della storica etichetta jazz statunitense. Di proprietà della Universal Music Group dal 1998, la Verve non ha concesso in passato molto spazio alle proposte italiane; obiettivo del nuovo marchio sarà invece quello di promuovere nel mondo il jazz nostrano, producendo gli album di musicisti già affermati e promesse emergenti.
I primi nomi usciti durante la conferenza stampa di presentazione, tenutasi il 19 giugno alla Universal Music di Milano, sono quelli del sassofonista Mattia Cigalini, che dovrebbe incidere un album nei prossimi mesi, e di Fabrizio Bosso, che con Verve ha pubblicato giusto il 26 maggio Duke, un omaggio a Duke Ellington, e migrerà quindi nella nuova sezione solo più avanti. I dischi che usciranno in futuro verranno infatti distribuiti in tutto il mondo mantenendo il nome dell’etichetta appena nata.
Subito smentite invece le previsioni che avrebbero voluto pubblicato da Verve Italy anche il prossimo album di Stefano Bollani. Annunciato per settembre, il disco del pianista avrà un carattere sperimentale, non in linea con il target scelto dall’etichetta, decisa a concentrarsi su una visione più tradizionale del jazz. Anche Bollani entrerà quindi probabilmente a far parte del roster artisti solo in un secondo momento.
Durante la conferenza stampa è stato inoltre presentato Boundaries, nuovo album di Antonio Faraò, nonché incisione inaugurale di Verve Italy. Per l’occasione il pianista ha eseguito un paio di brani, uno dei quali di Herbie Hancock, musicista al quale è legato da un rapporto speciale di reciproca stima. Faraò è un artista di fama internazionale, già particolarmente apprezzato in Francia, Germania e Giappone, e questo ha avuto un peso indiscutibile sulla scelta di lanciare il marchio partendo da un suo disco.
“L’album si ispira molto al quintetto di Miles Davis, per quanto riguarda la concezione dell’organizzazione musicale”, ha spiegato Faraò, parlando di Boundaries. “L’idea è quella di sconfinare un po’ da strutture armoniche e ritmiche – ciò che io definisco ‘suonare lateralmente rispetto al brano’ –, non farsi condizionare per forza da una struttura pur rispettandola. Visto che il jazz è considerato il genere musicale con più influenze al mondo, non vedo perché si debba restare chiusi in un confine. Ho cercato una maggiore apertura mentale, non solo a livello musicale”.
Boundaries è uscito in Italia il 23 giugno, mentre all’estero sarà distribuito a partire da agosto. Le tracce che lo compongono sono in totale sette: due standard e cinque originali. “Tra i brani scritti da me c’è Around Phrygian, ripreso dal disco Domi“, ha detto il pianista parlando dei pezzi. “Costituisce uno stacco d’atmosfera rispetto agli altri; mi piace diversificare molto all’interno di un album, ed è il motivo per cui ho deciso di inserirlo”. Gli standard scelti, Hand Jive di Tony Williams e Maiden Voyage di Herbie Hancock, provengono invece dalla metà degli anni ’60. “Ho deciso di integrare anche degli standard moderni”, ha commentato Faraò. “Non sono stati scelti a caso, ma perché sono stati composti da musicisti che facevano parte del quintetto di Davis”.
Boundaries è il tredicesimo album del pianista come band leader; lo affiancano il sassofonista Mauro Negri, il batterista Mauro Beggio e il sassofonista Luigi Di Nunzio che compare solo in due brani, Coolfunk e Not Easy. Un ensemble tutto italiano dunque, ad eccezione del macedone Martin Gjakonovski al contrabbasso, che però lavora con Faraò da ormai più di quindici anni.
Le prime date italiane del tour promozionale di Boundaries saranno il 5 luglio all’European Jazz Expo di Riola Sardo, il 10 luglio alla Villa Visconti Borromeo Litta di Lainate e il 13 luglio a Perugia per l’Umbria Jazz. Il 22 agosto il pianista si esibirà invece con Jack Dejohnette, Eddie Gomez e Chris Potter all’Uno Jazz Festival di Sanremo, rassegna che quest’anno lo vede anche impegnato come direttore artistico.
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Subito smentite invece le previsioni che avrebbero voluto pubblicato da Verve Italy anche il prossimo album di Stefano Bollani. Annunciato per settembre, il disco del pianista avrà un carattere sperimentale, non in linea con il target scelto dall’etichetta, decisa a concentrarsi su una visione più tradizionale del jazz. Anche Bollani entrerà quindi probabilmente a far parte del roster artisti solo in un secondo momento.
Durante la conferenza stampa è stato inoltre presentato Boundaries, nuovo album di Antonio Faraò, nonché incisione inaugurale di Verve Italy. Per l’occasione il pianista ha eseguito un paio di brani, uno dei quali di Herbie Hancock, musicista al quale è legato da un rapporto speciale di reciproca stima. Faraò è un artista di fama internazionale, già particolarmente apprezzato in Francia, Germania e Giappone, e questo ha avuto un peso indiscutibile sulla scelta di lanciare il marchio partendo da un suo disco.
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Boundaries è il tredicesimo album del pianista come band leader; lo affiancano il sassofonista Mauro Negri, il batterista Mauro Beggio e il sassofonista Luigi Di Nunzio che compare solo in due brani, Coolfunk e Not Easy. Un ensemble tutto italiano dunque, ad eccezione del macedone Martin Gjakonovski al contrabbasso, che però lavora con Faraò da ormai più di quindici anni.
Le prime date italiane del tour promozionale di Boundaries saranno il 5 luglio all’European Jazz Expo di Riola Sardo, il 10 luglio alla Villa Visconti Borromeo Litta di Lainate e il 13 luglio a Perugia per l’Umbria Jazz. Il 22 agosto il pianista si esibirà invece con Jack Dejohnette, Eddie Gomez e Chris Potter all’Uno Jazz Festival di Sanremo, rassegna che quest’anno lo vede anche impegnato come direttore artistico.
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