17/05/2015

Zibba

Il ritorno del cantautore ligure con gli Almalibre tra vecchi successi riarrangiati e brani inediti
Senza pensare all’estate è il nuovo album di Zibba in cui alcuni inediti si alternano a brani degli ultimi dieci anni di carriera.
 
Andrea Balestrieri alla batteria, Stefano Cecchi al basso, Stefano Ronchi alle chitarre, Stefano Riggi al sax e il nuovo arrivato Caldero alle percussioni formano il gruppo del cantautore ligure, gli Almalibre. Sono loro infatti che accompagnano Zibba in questo viaggio a ritroso insieme ad alcuni ospiti (Marco Ferrando, Hammond e piano – Gnu Quartet, Archi in Senza di te – Andrea Pesce, Synth – Alberto Onofrietti, Voce in Prima di partire). Il percorso però è anche proiettato in avanti in questo ritorno dopo E sottolineo se, progetto dedicato ad alcuni pezzi scritti dal grande Giorgio Calabrese.
 
Il disco si apre con Senza di te, pezzo dalla musica vellutata che permette di riconoscere subito il volto rassicurante di Zibba, un po’ come avviene da una prospettiva diversa con la title-track Senza pensare all’estate.
 
Gli altri brani tengono conto del modo in cui sono suonati ultimamente nei live dal cantautore ligure e dalla sua band e quindi ospitano qua e là nuove suggestioni o nuovi arrangiamenti. Lo si capisce ascoltando Nancy, qui molto più reggae e senza la tromba di Roy Paci, o Prima di partire, poco elettronica e molto acustica.
 
Tra gli inediti c’è ancora Il mio esser buono, scritto originariamente per Cristiano De André e qui in una versione più essenziale e poi c’è Tutta l’aria che vuoi in cui Zibba non disdegna il jazz per parlare di un amico scomparso che lo fotografava agli esordi.
 
La maggior parte dei brani raccolti in questo lavoro e tratti da Senza smettere di far rumore (2006), Una cura per il freddo (2010) e Come il suono dei passi sulla neve (2012) spesso sono in versione “buona la prima”, come se fossero stati registrati durante un concerto, al fine di catturarne ulteriormente l’attuale impatto dal vivo. E sono brani che non compongono un vero greatest hits (anche perché mancano alcuni singoli), ma costituiscono un modo per ripensare al proprio percorso, riviverlo, rivederlo, rivisitarlo. E magari anche (ri)scoprirlo.

 

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