Il dopoguerra e poi le ribellioni giovanili fanno da sfondo a un periodo segnato positivamente dalla grande musica… che, come in questo caso, risuonava spesso anche in un locale. Siamo nei primi anni ’60 e in un seminterrato di Broadway, Ealing, zona ovest di Londra, è situato l’Ealing Jazz Club, luogo che un po’ alla volta diventerà meglio conosciuto come l’Ealing Club. La storia di questo posto leggendario viene narrata in Suburban Steps To Rockland, documentario diretto da Giorgio Guernier, che fa parte del ricco programma del Seeyousound International Music Film Festival 2022, la rassegna internazionale che propone il consueto mix tra musica e cinema e che quest’anno si svolge nuovamente con il pubblico in presenza al Cinema Massimo MNC di Torino, dopo la passata edizione in streaming e dopo quella interrotta a causa dell’emergenza Covid nel 2020.
Sono tante le interviste e le testimonianze, più che le immagini, raccolte in poco meno di un’ora e mezza: si possono ascoltare i racconti di John Mayall, Eric Burdon, Ginger Baker, Jack Bruce, Ronnie Jones, Pete Townshend… nella prima parte diviene di fondamentale importanza il ricordo di Alexis Korner attraverso la voce di tanti protagonisti dell’epoca e di alcuni storici, perché anche grazie all’Ealing Club ha potuto veicolare un certo tipo di musica che tanto aveva entusiasmato i giovani inglesi di quel periodo, essendo Korner uno dei precursori del cosiddetto british blues. Il blues elettrico di Chicago aveva infatti letteralmente scioccato in senso positivo quei ragazzi che volevano farsi strada con quella musica, fino a farla diventare propria. L’Ealing Club diventa il primo locale rhythm and blues della Gran Bretagna, stando ai giornali e alle locandine che pubblicizzano concerti di gruppi come Rolling Stones, Who o Cream, peraltro anche quando alcuni dei singoli componenti già suonavano insieme, ma o con nomi diversi o senza aver formato ancora le band con cui sarebbero passati alla storia.
Oggi l’Ealing Club si chiama Red Room e si presenta come una moderna discoteca, mentre all’epoca era un posto in cui i musicisti si facevano le ossa suonando in una situazione non proprio ottimale… eppure nemmeno la condensa che si formava sul soffitto e che cadeva sui loro strumenti avrebbe potuto fermarli, arricchendo semplicemente di un ulteriore e divertente aneddoto la loro vita di grande musica.
Sono tante le interviste e le testimonianze, più che le immagini, raccolte in poco meno di un’ora e mezza: si possono ascoltare i racconti di John Mayall, Eric Burdon, Ginger Baker, Jack Bruce, Ronnie Jones, Pete Townshend… nella prima parte diviene di fondamentale importanza il ricordo di Alexis Korner attraverso la voce di tanti protagonisti dell’epoca e di alcuni storici, perché anche grazie all’Ealing Club ha potuto veicolare un certo tipo di musica che tanto aveva entusiasmato i giovani inglesi di quel periodo, essendo Korner uno dei precursori del cosiddetto british blues. Il blues elettrico di Chicago aveva infatti letteralmente scioccato in senso positivo quei ragazzi che volevano farsi strada con quella musica, fino a farla diventare propria. L’Ealing Club diventa il primo locale rhythm and blues della Gran Bretagna, stando ai giornali e alle locandine che pubblicizzano concerti di gruppi come Rolling Stones, Who o Cream, peraltro anche quando alcuni dei singoli componenti già suonavano insieme, ma o con nomi diversi o senza aver formato ancora le band con cui sarebbero passati alla storia.
Oggi l’Ealing Club si chiama Red Room e si presenta come una moderna discoteca, mentre all’epoca era un posto in cui i musicisti si facevano le ossa suonando in una situazione non proprio ottimale… eppure nemmeno la condensa che si formava sul soffitto e che cadeva sui loro strumenti avrebbe potuto fermarli, arricchendo semplicemente di un ulteriore e divertente aneddoto la loro vita di grande musica.