Viola Nocenzi è il titolo del primo progetto discografico della cantante e compositrice, uscito il 4 dicembre (su etichetta Santeria e distribuzione Audioglobe) in tutti i negozi di dischi e digital store. Figlia d’arte, con un cognome inequivocabile che fa parte della dinastia del rock italiano, Viola si presenta al grande pubblico con un disco d’esordio intitolato a se stessa: una scelta autentica e consapevole, per un’artista cresciuta in un ambiente musicale e culturale del quale va evidentemente fiera.
Anticipato lo scorso 12 novembre dal brano Lettera da Marte, Viola regala all’ascoltatore un viaggio dolce e fantastico fra le magiche trame dell’amore e della bellezza, due valori in cui crede fermamente e che sono il fil rouge dell’intero lavoro. Un progetto fortemente sentito e voluto, passionale e profondo come l’anima della sua autrice, in cui atmosfere e immagini si intrecciano con le risoluzioni armoniche da lei stessa composte, in una miscellanea di pop, rock ed elettronica dal risultato sorprendente ed emozionale.
«Questo lavoro è la raccolta delle mie emozioni in questi ultimi quattro anni. Emozioni molto intense che mi hanno visto vivere vicissitudini molto importanti. Il tema alla fine è la bellezza e la capacita di stupirsi di fronte alla bellezza, il ‘fanciullino’ che guarda con l’occhio incantato rispetto alla meraviglia che c’è fuori” racconta Viola. “Mio padre è un grandissimo punto di riferimento, soprattutto umanamente. Devo tutto a lui, dal punto di vista artistico, culturale, emotivo, educativo e formativo. Per quanto concerne il lato artistico, mi ha insegnato che ci può essere una coincidenza tra il valore umano, il valore delle idee e le applicazioni musicali in esse contenute. Mio padre e il Banco sono uno dei motivi per i quali io riesco ad identificarmi nella persona che sono. Sono uno specchio in cui mi rivedo attraverso quelle note che rappresentano la mia stessa vita».
Viola Nocenzi è una piacevole scoperta, capace di far vibrare le corde dell’anima grazie anche al prezioso lavoro svolto da Gianni Nocenzi (arrangiamenti, produzione artistica, supervisione missaggi, mastering), e alla collaborazione di Andrea Pettinelli e lo ZOO di Berlino. Lo stesso papà Vittorio Nocenzi è supervisore dell’intero progetto. Il risultato è un vero e proprio viaggio fra mondi sonori e spirituali, che come in un gioco di specchi, aprono alla possibile indagine di sé e della propria essenza. Un’essenza che, nel caso di Viola, scorre libera fra le parole di ogni brano e raggiunge la massima espressione attraverso la forza, dolce e carismatica, della sua voce. Un regalo per tutti coloro che sono in cerca di vibrazioni autentiche e in grado di scorgere la bellezza, troppo spesso dimenticata, di questa nostra realtà.
«Confesso, è un classico caso di ‘nipotismo’” – racconta, ridendo, Gianni Nocenzi. – “Ciò comunque non sarebbe stato sufficiente per convincermi ad accettare questa responsabilità se non avessi trovato le composizioni e i testi di Viola e Alessio autenticamente ispirati, onestamente desiderosi di comunicare emozioni grazie ad una vocalità di enorme duttilità espressiva come quella di mia nipote. Per il resto, il grande piacere di aver avuto al fianco splendidi musicisti come i ragazzi de Lo ZOO di Berlino, pronti alla ricerca ed al rischio nel sound design, aspetti per me fondamentali, con i quali si è creato un team fuori dagli schemi tradizionali della discografia che ha potuto supportare egregiamente il lavoro nella sua interezza, dalla registrazione alla post-produzione, missaggi e mastering. Spero che l’album nella sua completezza possa risultare il lavoro interessante di un’artista ispirata, come io credo lei sia».
Sono sette i brani di Viola Nocenzi, tutti composti da lei, con testi di Alessio Pracanica (eccetto Bellezza firmato interamente da Viola): brani irrinunciabili, potremmo dire “urgentissimi”, che raccontano a fondo l’anima della cantante, fatta di estro e fantasia, sensualità e ironia. A fare da tappeto sonoro ai virtuosismi della sua voce (ha un’estensione di quattro ottave), un perfetto mix di pop, rock ed elettronica, miscelati in maniera surreale fino a fondersi in una musica che rimanda a suggestioni prog. “I tempi dispari un po’ ce li ho nel sangue, pur non avendo una formazione prettamente prog. Quante volte mi ritrovo a scrivere i controtempi tipici del prog senza neanche rendermi conto che sono dei controtempi. Il prog è un ambito musicale che mi appartiene a livello genetico” spiega Viola.
Viola è il brano che apre al disco con un’immagine nitida (quella di una donna che attende l’arrivo della persona amata in un piccolo bar), resa quasi surreale e fuori dal tempo dai suoni e dai colori della stagione più malinconica (Un cielo viola d’autunno demodé / un po’ retrò). Lettera da Marte, che nella sua semplicità nasconde una leggerezza dolce e mai banale, come una danza piacevole e giocosa, è una vera e propria corrispondenza d’amore. Il brano è un invito a sperare nell’impossibile e rappresenta la magia delle affinità elettive, degli incontri telepatici. Colui che ami, invece, è una canzone più intima, una sorta di preghiera, ispirata da un passo del Vangelo dove si parla di guarigione da una malattia, dove il pianoforte di Viola contribuisce ad amplificarne la forza e la bellezza. Ritmica cadenzata e synth che giocano fra armonia e melodia fanno da sostegno ad Entanglement, brano affascinante, capace di descrivere l’importanza e l’indistruttibilità dei rapporti umani (E saprei solo che sento Il tuo nome / non saprei dire no / Se volessi non potrei dirti no / anche se lo decidessi / non saprei dire no), e dove la voce stessa di Viola raggiunge vette altissime di abilità. Un’atmosfera antica, dai toni sensuali e dalle sonorità quasi mistiche fanno da sfondo a Itaca, restituendo all’ascoltatore una vera e propria poesia fatta di immagini e sensazioni conturbanti (Tu sei la mia Itaca / nell’umido della tua lingua mi disseto / nell’intrico delle gambe / delle dita, delle unghie). L’Orizzonte degli eventi è sicuramente il brano più elettronico del disco, dove le parole viaggiano fra alcuni temi di profonda riflessione grazie a ritmiche decise e tastiere anni ’60, quasi a renderlo un piacevole tuffo nel passato. La chiusura viene affidata a Bellezza, l’unico brano del disco in cui Viola firma anche il testo. È il riassunto di tutto quello che fa parte della personalità dolce e sensibile dell’autrice, affidato inizialmente ad una musica semplice e quasi primordiale, poi alle cadenze in controtempo e infine a suoni più eterei. Come a lasciare volutamente sospesa, sulle ultime frasi del pianoforte (strumento principe dell’intero lavoro), la fatidica domanda: che la soluzione, in fondo, sia solo l’amore e la bellezza?
«Vedere all’opera mio zio Gianni sulla mia musica, con tutta la sua sensibilità, esperienza e passione, è stata una gioia e un onore che custodirò nel cuore come una delle cose più preziose della mia vita” conclude Viola “Lo ZOO di Berlino tutto, musicisti e produttori, sono stati eccezionali. Tutti coloro che hanno creduto in questo progetto sono stati fondamentali a hanno aggiunto valore, a partire da mio fratello Mario Valerio, allo scrittore Alessio Pracanica, ad Audioglobe e Santeria tutta. E, soprattutto, grazie a tutti coloro che mi dedicheranno attenzione e ascolto».
Figlia del fondatore e da sempre anima del Banco del Mutuo Soccorso, Vittorio Nocenzi, Viola inizia a suonare il pianoforte all’età di quattro anni, in seguito si dedica allo studio del violino e intraprende poi quello del canto d’opera, affiancandogli successivamente anche l’attività di insegnamento. La sua formazione umanistica e le stimolanti frequentazioni artistiche all’interno dell’ambiente familiare nel quale è cresciuta, hanno contribuito a plasmare la personalità di Viola, che si rivela in un intrigante mix di estro, sensibilità e ironia. Laureata in filosofia del linguaggio, unisce alla sua passione per il cinema d’essai anche quello per la comunicazione, rimanendo fedele a quello che per lei è un vero e proprio mantra, oltre che uno stile di vita: “lo studio non è mai abbastanza”. Conduce, inoltre, una rubrica radiofonica, “Il posto della Viola”, ed è seguitissima sui social grazie anche al suo prezioso fan club, che porta il medesimo nome. Si definisce “una ragazza tutto rock e d’altri tempi” e afferma: “Questa terra mi interessa relativamente, ho deciso di essere qui solo per le note. Spero però di poterla rendere un po’ più bella e quantomeno non disturbare”.
Anticipato lo scorso 12 novembre dal brano Lettera da Marte, Viola regala all’ascoltatore un viaggio dolce e fantastico fra le magiche trame dell’amore e della bellezza, due valori in cui crede fermamente e che sono il fil rouge dell’intero lavoro. Un progetto fortemente sentito e voluto, passionale e profondo come l’anima della sua autrice, in cui atmosfere e immagini si intrecciano con le risoluzioni armoniche da lei stessa composte, in una miscellanea di pop, rock ed elettronica dal risultato sorprendente ed emozionale.
«Questo lavoro è la raccolta delle mie emozioni in questi ultimi quattro anni. Emozioni molto intense che mi hanno visto vivere vicissitudini molto importanti. Il tema alla fine è la bellezza e la capacita di stupirsi di fronte alla bellezza, il ‘fanciullino’ che guarda con l’occhio incantato rispetto alla meraviglia che c’è fuori” racconta Viola. “Mio padre è un grandissimo punto di riferimento, soprattutto umanamente. Devo tutto a lui, dal punto di vista artistico, culturale, emotivo, educativo e formativo. Per quanto concerne il lato artistico, mi ha insegnato che ci può essere una coincidenza tra il valore umano, il valore delle idee e le applicazioni musicali in esse contenute. Mio padre e il Banco sono uno dei motivi per i quali io riesco ad identificarmi nella persona che sono. Sono uno specchio in cui mi rivedo attraverso quelle note che rappresentano la mia stessa vita».
Viola Nocenzi è una piacevole scoperta, capace di far vibrare le corde dell’anima grazie anche al prezioso lavoro svolto da Gianni Nocenzi (arrangiamenti, produzione artistica, supervisione missaggi, mastering), e alla collaborazione di Andrea Pettinelli e lo ZOO di Berlino. Lo stesso papà Vittorio Nocenzi è supervisore dell’intero progetto. Il risultato è un vero e proprio viaggio fra mondi sonori e spirituali, che come in un gioco di specchi, aprono alla possibile indagine di sé e della propria essenza. Un’essenza che, nel caso di Viola, scorre libera fra le parole di ogni brano e raggiunge la massima espressione attraverso la forza, dolce e carismatica, della sua voce. Un regalo per tutti coloro che sono in cerca di vibrazioni autentiche e in grado di scorgere la bellezza, troppo spesso dimenticata, di questa nostra realtà.
«Confesso, è un classico caso di ‘nipotismo’” – racconta, ridendo, Gianni Nocenzi. – “Ciò comunque non sarebbe stato sufficiente per convincermi ad accettare questa responsabilità se non avessi trovato le composizioni e i testi di Viola e Alessio autenticamente ispirati, onestamente desiderosi di comunicare emozioni grazie ad una vocalità di enorme duttilità espressiva come quella di mia nipote. Per il resto, il grande piacere di aver avuto al fianco splendidi musicisti come i ragazzi de Lo ZOO di Berlino, pronti alla ricerca ed al rischio nel sound design, aspetti per me fondamentali, con i quali si è creato un team fuori dagli schemi tradizionali della discografia che ha potuto supportare egregiamente il lavoro nella sua interezza, dalla registrazione alla post-produzione, missaggi e mastering. Spero che l’album nella sua completezza possa risultare il lavoro interessante di un’artista ispirata, come io credo lei sia».
Sono sette i brani di Viola Nocenzi, tutti composti da lei, con testi di Alessio Pracanica (eccetto Bellezza firmato interamente da Viola): brani irrinunciabili, potremmo dire “urgentissimi”, che raccontano a fondo l’anima della cantante, fatta di estro e fantasia, sensualità e ironia. A fare da tappeto sonoro ai virtuosismi della sua voce (ha un’estensione di quattro ottave), un perfetto mix di pop, rock ed elettronica, miscelati in maniera surreale fino a fondersi in una musica che rimanda a suggestioni prog. “I tempi dispari un po’ ce li ho nel sangue, pur non avendo una formazione prettamente prog. Quante volte mi ritrovo a scrivere i controtempi tipici del prog senza neanche rendermi conto che sono dei controtempi. Il prog è un ambito musicale che mi appartiene a livello genetico” spiega Viola.
Viola è il brano che apre al disco con un’immagine nitida (quella di una donna che attende l’arrivo della persona amata in un piccolo bar), resa quasi surreale e fuori dal tempo dai suoni e dai colori della stagione più malinconica (Un cielo viola d’autunno demodé / un po’ retrò). Lettera da Marte, che nella sua semplicità nasconde una leggerezza dolce e mai banale, come una danza piacevole e giocosa, è una vera e propria corrispondenza d’amore. Il brano è un invito a sperare nell’impossibile e rappresenta la magia delle affinità elettive, degli incontri telepatici. Colui che ami, invece, è una canzone più intima, una sorta di preghiera, ispirata da un passo del Vangelo dove si parla di guarigione da una malattia, dove il pianoforte di Viola contribuisce ad amplificarne la forza e la bellezza. Ritmica cadenzata e synth che giocano fra armonia e melodia fanno da sostegno ad Entanglement, brano affascinante, capace di descrivere l’importanza e l’indistruttibilità dei rapporti umani (E saprei solo che sento Il tuo nome / non saprei dire no / Se volessi non potrei dirti no / anche se lo decidessi / non saprei dire no), e dove la voce stessa di Viola raggiunge vette altissime di abilità. Un’atmosfera antica, dai toni sensuali e dalle sonorità quasi mistiche fanno da sfondo a Itaca, restituendo all’ascoltatore una vera e propria poesia fatta di immagini e sensazioni conturbanti (Tu sei la mia Itaca / nell’umido della tua lingua mi disseto / nell’intrico delle gambe / delle dita, delle unghie). L’Orizzonte degli eventi è sicuramente il brano più elettronico del disco, dove le parole viaggiano fra alcuni temi di profonda riflessione grazie a ritmiche decise e tastiere anni ’60, quasi a renderlo un piacevole tuffo nel passato. La chiusura viene affidata a Bellezza, l’unico brano del disco in cui Viola firma anche il testo. È il riassunto di tutto quello che fa parte della personalità dolce e sensibile dell’autrice, affidato inizialmente ad una musica semplice e quasi primordiale, poi alle cadenze in controtempo e infine a suoni più eterei. Come a lasciare volutamente sospesa, sulle ultime frasi del pianoforte (strumento principe dell’intero lavoro), la fatidica domanda: che la soluzione, in fondo, sia solo l’amore e la bellezza?
«Vedere all’opera mio zio Gianni sulla mia musica, con tutta la sua sensibilità, esperienza e passione, è stata una gioia e un onore che custodirò nel cuore come una delle cose più preziose della mia vita” conclude Viola “Lo ZOO di Berlino tutto, musicisti e produttori, sono stati eccezionali. Tutti coloro che hanno creduto in questo progetto sono stati fondamentali a hanno aggiunto valore, a partire da mio fratello Mario Valerio, allo scrittore Alessio Pracanica, ad Audioglobe e Santeria tutta. E, soprattutto, grazie a tutti coloro che mi dedicheranno attenzione e ascolto».
Figlia del fondatore e da sempre anima del Banco del Mutuo Soccorso, Vittorio Nocenzi, Viola inizia a suonare il pianoforte all’età di quattro anni, in seguito si dedica allo studio del violino e intraprende poi quello del canto d’opera, affiancandogli successivamente anche l’attività di insegnamento. La sua formazione umanistica e le stimolanti frequentazioni artistiche all’interno dell’ambiente familiare nel quale è cresciuta, hanno contribuito a plasmare la personalità di Viola, che si rivela in un intrigante mix di estro, sensibilità e ironia. Laureata in filosofia del linguaggio, unisce alla sua passione per il cinema d’essai anche quello per la comunicazione, rimanendo fedele a quello che per lei è un vero e proprio mantra, oltre che uno stile di vita: “lo studio non è mai abbastanza”. Conduce, inoltre, una rubrica radiofonica, “Il posto della Viola”, ed è seguitissima sui social grazie anche al suo prezioso fan club, che porta il medesimo nome. Si definisce “una ragazza tutto rock e d’altri tempi” e afferma: “Questa terra mi interessa relativamente, ho deciso di essere qui solo per le note. Spero però di poterla rendere un po’ più bella e quantomeno non disturbare”.