È facile aprire un giornale e scrivere il testo di una canzone lasciandosi ispirare dalle notizie lette. È quello che succede oggi nel rock, ed è assolutamente «fucking boring», noioso, le notizie stesse sono noiose.
Parola di Noel Gallagher, che stamattina si è fermato a Milano per presentare alla stampa il suo nuovo disco, Who Built The Moon?, in uscita il 24 novembre. Quando gli viene chiesto che musica ascolta, Noel cita U2, Kasabian e Primal Scream, mentre si mostra riluttante nei confronti di gente come Dave Grohl, Green Day o Queens Of The Stone Age: non si capacita del fatto che, oltre a parlare di noiosa attualità, urlino tanto invece di cantare… «Ehi, take it easy!»
In Who Built The Moon?, invece, Noel parla di gioia e speranza, come si evince già dal primo singolo estratto dall’album, Holy Mountain, ed è questa, come dice lui stesso, la vera rivoluzione: «Sentivo l’esigenza di trasmettere questo senso di gioia che provavo, anche se spesso è difficile da esprimere in musica. Non ci ho messo tanto, ma è perché io sono bravo».
Dopo il successo del multiplatino Chasing Yesterday (2015), Who Built The Moon? segna l’inizio di un nuovo capitolo per Noel Gallagher’s High Flying Birds, una nuova fase che coincide con l’inizio della collaborazione tra l’ex leader degli Oasis e il produttore e compositore David Holmes, la cui impronta nel disco è chiaramente evidente: «È a David che devo principalmente l’ispirazione per il sound del disco, ha visto cose in me che nemmeno io credevo di avere».
Un disco cosmic-pop lo definisce l’artista, «il più rock’n’roll di quelli fatti finora», un album in cui si riuniscono le voci e gli strumenti di amici di vecchia data, come Paul Weller e Johnny Marr, e il cui titolo è stato ripreso da un libro secondo cui la Luna è popolata da qualcuno ed è un corpo estraneo al nostro Sistema Solare: «Sono contrario alle teorie cospirazioniste, ma lo trovo un titolo troppo figo per un album e a volte mi capita di prendere in prestito da altri quando non riesco da solo».
Non elude il prevedibile accenno al disco appena uscito del fratello Liam, al suo fianco per anni negli Oasis, per il quale la frecciatina è sempre dietro l’angolo: «Who cares, not me!», dice. «Non capisco davvero il motivo per cui lui sia così arrabbiato, anzi, se qualcuno lo scopre, per favore me lo dica. Credo che abbia bisogno di entrare in analisi».
In Who Built The Moon?, invece, Noel parla di gioia e speranza, come si evince già dal primo singolo estratto dall’album, Holy Mountain, ed è questa, come dice lui stesso, la vera rivoluzione: «Sentivo l’esigenza di trasmettere questo senso di gioia che provavo, anche se spesso è difficile da esprimere in musica. Non ci ho messo tanto, ma è perché io sono bravo».
Dopo il successo del multiplatino Chasing Yesterday (2015), Who Built The Moon? segna l’inizio di un nuovo capitolo per Noel Gallagher’s High Flying Birds, una nuova fase che coincide con l’inizio della collaborazione tra l’ex leader degli Oasis e il produttore e compositore David Holmes, la cui impronta nel disco è chiaramente evidente: «È a David che devo principalmente l’ispirazione per il sound del disco, ha visto cose in me che nemmeno io credevo di avere».
Un disco cosmic-pop lo definisce l’artista, «il più rock’n’roll di quelli fatti finora», un album in cui si riuniscono le voci e gli strumenti di amici di vecchia data, come Paul Weller e Johnny Marr, e il cui titolo è stato ripreso da un libro secondo cui la Luna è popolata da qualcuno ed è un corpo estraneo al nostro Sistema Solare: «Sono contrario alle teorie cospirazioniste, ma lo trovo un titolo troppo figo per un album e a volte mi capita di prendere in prestito da altri quando non riesco da solo».
Non elude il prevedibile accenno al disco appena uscito del fratello Liam, al suo fianco per anni negli Oasis, per il quale la frecciatina è sempre dietro l’angolo: «Who cares, not me!», dice. «Non capisco davvero il motivo per cui lui sia così arrabbiato, anzi, se qualcuno lo scopre, per favore me lo dica. Credo che abbia bisogno di entrare in analisi».
Tuttavia non rinnega né dimentica il passato, Noel, ma sembra sentirsi perfettamente a suo agio nei panni di neo-cinquantenne: «La vita è troppo breve per ripetersi, è per questo che vivo ogni concerto e ogni disco come se fossero gli ultimi. Se anche questo fosse il mio ultimo disco sarei contento, ne sono molto orgoglioso».
Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds saranno in Italia per un’unica data l’11 aprile 2018 al Fabrique di Milano.
Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds saranno in Italia per un’unica data l’11 aprile 2018 al Fabrique di Milano.