Manca meno di un mese ai due live in Italia di PJ Harvey. L’artista britannica, che lo scorso 15 aprile ha pubblicato il suo nuovo album The Hope Six Demolition Project, sarà di scena il 23 ottobre all’Alcatraz di Milano e il 24 ottobre all’Obihall di Firenze.
Per acquistare i biglietti dei concerti e per tutte le altre informazioni è possibile consultare il sito ufficiale di DNA Concerti.
The Hope Six Demolition Project, come noto, è stato scritto durante una serie di viaggi tra Kosovo, Afghanistan e Stati Uniti. “Quando scrivo una canzone visualizzo l’intera scena. Posso vedere i colori, dire l’ora del giorno, percepire lo stato d’animo, vedere il cambio di luce, le ombre in movimento, tutto è racchiuso in quella foto. Raccogliere informazioni da fonti secondarie era troppo lontano per comprendere appieno quello che stavo cercando di scrivere. Volevo annusare l’aria, sentire la terra e incontrare la gente dei paesi di cui ero affascinata” afferma PJ Harvey.
The Hope Six Demolition Project è stato registrato presso la Somerset House di Londra. Lì la stessa PJ Harvey, la sua band, gli ingegneri del suono e i produttori Flood e John Parish, hanno lavorato a tutte le fasi del disco in uno studio di registrazione, appositamente costruito dietro ad un vetro, per consentire al pubblico di osservare ciò che succedeva all’interno.
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The Hope Six Demolition Project, come noto, è stato scritto durante una serie di viaggi tra Kosovo, Afghanistan e Stati Uniti. “Quando scrivo una canzone visualizzo l’intera scena. Posso vedere i colori, dire l’ora del giorno, percepire lo stato d’animo, vedere il cambio di luce, le ombre in movimento, tutto è racchiuso in quella foto. Raccogliere informazioni da fonti secondarie era troppo lontano per comprendere appieno quello che stavo cercando di scrivere. Volevo annusare l’aria, sentire la terra e incontrare la gente dei paesi di cui ero affascinata” afferma PJ Harvey.
The Hope Six Demolition Project è stato registrato presso la Somerset House di Londra. Lì la stessa PJ Harvey, la sua band, gli ingegneri del suono e i produttori Flood e John Parish, hanno lavorato a tutte le fasi del disco in uno studio di registrazione, appositamente costruito dietro ad un vetro, per consentire al pubblico di osservare ciò che succedeva all’interno.