27/05/2014

King Crimson, Red

Robert Fripp e soci stavolta ci mettono la faccia: momento di smarrimento o un modo più diretto per salutare il proprio pubblico?
<>. È ciò che aveva dichiarato Donato Zoppo, autore di King Crimson. Islands. Testi commentati (Arcana, 2014) nell’intervista che ci aveva gentilmente concesso alcuni mesi fa. Il riferimento è a Red, settimo album del Re Cremisi, pubblicato il 5 ottobre del 1974. Lo schema musicale è simile a quello del disco d’esordio, In The Court Of The Crimson King (1969), ma se lì l’ordine delle sette tracce era concettuale, qui i cinque brani devono avere una dimensione live.
 
È un brutto periodo per i King Crimson. C’è tensione nel gruppo e presto ci sarà un nuovo scioglimento. È il padre-padrone Robert Fripp, infatti, che dopo una crisi interiore decide di porre fine al sodalizio artistico del gruppo per la terza (e non per l’ultima) volta. Il pubblico in qualche modo era stato preparato allo scioglimento del Re Cremisi grazie all’annuncio apparso una settimana prima sul “Melody Maker”.
 
Era tutto nell’aria. Prima delle registrazioni non erano nemmeno tre i componenti della band. A luglio David Cross in particolare è il primo a sentirsi a disagio e per questo motivo abbandona gli Olympic Studios di Londra, nonostante siano comunque presenti alcuni suoi contributi all’interno del disco, oltre a quelli di vecchie conoscenze come Collins, Charig, Miller e persino di Ian McDonald.
 
Lo scatto che ritrae in copertina i tre superstiti crimsoniani è già di per sé eloquente e inusuale. Non capita spesso cioè di vedere una copertina prog con l’uso delle scritte che evidenziano il nome della band e il titolo dell’album e soprattutto con le foto che ritraggono i componenti del gruppo.
Già.
“Le” foto.
Non “la” foto.
Perché sulla copertina di “Red”, John Wetton, Bill Bruford e Robert Fripp vengono fotografati in tre momenti diversi da Gered Mankowitz – lo stesso di “The Cheerful Insanity” of Giles, Giles & Fripp (1968) – e poi i tre scatti sono stati uniti tra loro successivamente. L’artwork è stato diretto e curato da John Kosh, lo stesso di Abbey Road (1969) dei Beatles.
I King Crimson appaiono vissuti, provati e ognuno con una sua personalità. Wetton sembra voler accennare un sorriso tra l’imbarazzo e lo smarrimento, Bruford appare più tranquillo dinanzi all’obiettivo e allo stesso tempo un po’ confuso e infine Robert Fripp sembra fermo sulle sue decisioni. Curiosità: nel libretto di “Red” della riedizione della 40th Anniversary Series (2009) si racconta che i tre hanno ribattezzato il collage “il buono, il brutto e il cattivo”.
 
Va ricordato comunque che le facce del gruppo erano già presenti sempre a mo’ di collage fotografico nella copertina dell’edizione americana e nella busta interna della prima edizione inglese di “Islands” (1971), ma qui, come già spiegato, è tutto diverso.
 
Tornando a “Red”, merita un particolare cenno anche il retro-copertina con un misuratore, la cui lancetta arriva al massimo verso il rosso, oltre il quale cioè non si può più andare. Nella busta interna di “ConstruKtion of light” (2000) verrà ripreso lo stesso concetto, ma con la lancetta rivolta al minimo verso il basso.
 
In conclusione, riprendendo sempre quanto affermato da Donato Zoppo nell’intervista riguardo al suo libro: <>.

On demand

Iscriviti alla Newsletter

Vuoi rimanere sempre aggiornato su rock e dintorni? Iscriviti alla nostra newsletter
per ricevere tutte le settimane nuovi video, contenuti esclusivi, interviste e tanto altro!