Terrore, corruzione, caos. Il mormorio di uomini in preghiera e il calpestio degli assassini. I potenti avvelenano l’aria d’ipocrisia e la gente comune stipa i problemi in borse rubate. Persino l’oro s’arrugginisce. «Mi rifiuto di essere salvato», dice il protagonista di una canzone. È mondo senza Dio, senza amore, senza giustizia quello dipinto da Wise Up Ghost. È un posto – l’America oggi – dove non c’è salvezza, un incubo da cui ci si sveglia con una sberla o con un bacio. Anzi, nemmeno quelli sono sufficienti: l’amore non redime, ma confonde.
Wise Up Ghost nasce dalla collaborazione fra Elvis Costello e i Roots. Lui, suddito di Sua Maestà che ama giocare su più tavoli, ora sputa parole d’apocalisse, ora carezza col conforto della poesia. Loro, di Philadelphia, sono i numeri uno della nuova musica pan-afroamericana e miscelano soul, r&b, hip-hop, funk, jazz con gusto contemporaneo. Dovevano pubblicare un ep assieme. Hanno fatto un album intero in cui si intrecciano l’inconfondibile songwriting, lo stile vocale, i testi di uno e gli arrangiamenti e cavallo fra classico e moderno degli altri. (Il lavoro è co-prodotto con Steven Mandel; gli unici ospiti noti al momento sono la Brent Fischer Orchestra in cinque pezzi e La Marisol, cantante del gruppo losangelino La Santa Cecilia che duetta in Cinco minutos con vos.)
Sono anni che Costello strizza l’occhio al soul – basti pensare all’album del 1980 Get Happy!!. Ma qui s’abbandona totalmente al sound scuro e meditabondo della band, forgiando con essa uno stile lontano dalla carnalità dei dischi Stax o dallo spirito pop di quelli Motown. È un disco affascinante, decisamente dark, scarno. La punteggiatura dei fiati, le linee di basso, i giri di chitarra funk, persino gli archi e la batteria di Questlove hanno una “voce” minacciosa. È una sorta di trip senza facili porte d’accesso in cui Costello spesso riadatta immagini e temi affrontati negli ultimi album, arrivando a rievocare persino Invasion Hit Parade del 1991, in una sorta di “autocampionamento umano”.
Sempre tagliente, immaginifico e complesso quando si tratta di allineare parole, Costello non sembra ispirato tanto quanto lo era nelle recenti escursioni americane e non sempre i Roots tirano fuori dal cappello invenzioni sonore impressionanti specie nei pezzi basati dalla ripetizione di moduli musicali. Ma quando tutto torna, come in Tripwire col canto vulnerabile di Costello poggiato sulla ninnananna malata dei Roots, Wise Up Ghost svela la sua pericolosa bellezza.