Titti Santini – Impresario e Manager Musicale

Intervista a Titti Santini, Manager Musicale, Impresario, Managing Director di Ponderosa Music&Art

Joni Mitchell

7 novembre 1943 – Nasce Joni Mitchell, futura regina degli hippie

Inizia oggi la storia della prima vera cantautrice, unica futura rivale di Bob Dylan: Joni Mitchell

 

Oggi, 7 novembre 1943

A Fort Macleod, sperduto paesino nello stato di Alberta, Canada, nasce una bella bimba chiamata Roberta Joan. La mamma, Myrtle Anderson, è un’insegnante, il papà Bill Anderson un ufficiale della Royal Canadian Air Force. Per via della sua professione, gli Anderson hanno girato diverse città e neanche questa sarà quella definitiva. Quando la piccola Joan (che tutti chiamano Joni) avrà 11 anni, si fermeranno a Saskatoon, luogo che lei considererà sempre la sua città d’adozione.

Come tanti bambini canadesi (incluso il futuro collega e amico Neil Young) a 9 anni Joni contrae la poliomielite causata da un’epidemia: ricoverata in ospedale, ne esce perfettamente guarita. Ed è proprio durante quelle settimane passate in ospedale che scopre la bellezza del canto: “Mi dissero che forse non avrei più potuto camminare. Che non avrei potuto tornare a casa per Natale. Allora cominciai tutti i giorni a cantare canzoni natalizie. A volte, le cantavo a squarciagola tanto che, il ragazzo che era nel letto accanto al mio, si lamentava. Ma, facendo così, ho scoperto che potevo diventare una intrattenitrice …”

A 9 anni la piccola Joni comincia anche a fumare, una abitudine che non riuscirà mai a lasciare, e che negli anni ha inciso sulla qualità della sua formidabile voce. Una voce che le permetterà di inaugurare pochi anni dopo una delle più sorprendenti e affascinanti carriere musicali: sposatasi giovanissima con il folksinger Chuck Mitchell (di cui conserverà il cognome nonostante il precoce divorzio), si stabilisce prima a Chicago e poi a New York, nella rigogliosa scena del Greenwich Village.

Ma sarà la creativa California ad attirarla definitivamente: prodotta da David Crosby, Joni Mitchell diventa la “regina degli hippie”, la prima cantautrice donna della storia, l’unica femmina in grado di rivaleggiare con Bob Dylan.

Intervista a Laurie Anderson – Heart Of A Dog

Laurie Anderson è venuta in Italia per parlarci di “Heart Of A Dog”, suo ultimo progetto cinematografico dedicato alla sua amata cagnetta Lolabelle

U2-1996

1° novembre 1996 – U2 in studio (e su Internet)

Una telecamera installata in studio mostra su Internet tutti i retroscena della registrazione dell’album Pop degli U2

 

Oggi, 1° novembre 1996

Gli irlandesi U2 sono fra i primi grandi gruppi rock a sfruttare le possibilità promozionali offerte da Internet. Consci dell’enorme aspettativa che circonda il loro nuovo album, che s’intitola Pop e che viene pubblicato in marzo, hanno installato da oggi una telecamera nel loro studio di registrazione di Dublino.

Tramite il sito della Island, la casa discografica del gruppo, per una ventina di giorni i fan possono vedere al lavoro il quartetto di Bono, The Edge & Co.: le prove, gli scherzi davanti alla telecamera, i momenti di pausa, frammenti di canzoni.

Il 20 novembre, infine, Bono annuncia la fine delle session usando la frase che chiudeva i concerti di Presley: “Elvis just left the building, Elvis ha lasciato l’edificio”.

È dal 1991 che gli U2, e Bono in particolare, flirtano con le possibilità e le storture offerte dalla civiltà della comunicazione.

L’hanno fatto nelle tournée di Achtung Baby e Zoo Tv, criticando con una spettacolare messa in scena il potere obnubilante dei mass media.

Già nel giugno del ’97 trasmettono un intero concerto sul loro sito ufficiale. Il futuro bussa alla porta e gli U2 non si fanno trovare impreparati…

Ozzy Osbourne

26 ottobre 1984 – Ozzy Osbourne e il giorno maledetto

John McCollum, 19 anni, viene trovato senza vita nel suo letto e i genitori incolpano l’ex cantante dei Black Sabbath, Ozzy Osbourne

Oggi, 26 ottobre 1984

Indio, California

John McCollum, 19 anni, viene trovato senza vita nel suo letto.

La causa della morte è certa: si tratta di suicidio.

Il ragazzo si è sparato in testa con una pistola calibro 22.

Alla ricerca di una ragione in grado di spiegare il gesto, i genitori incolpano l’ex cantante dei Black Sabbath, Ozzy Osbourne. Prima di compiere il gesto fatale, il figlio aveva ascoltato ripetutamente la musica di Ozzy e in particolare una canzone intitolata Suicide Solution contenuta nell’album del 1980 Blizzard Of Ozz.

Il rocker l’ha scritta col chitarrista Randy Rhodes e col bassista Bob Daisley in memoria del cantante degli AC/DC Bon Scott, morto per avvelenamento d’alcol, un atto autodistruttivo assimilabile al suicidio.

I genitori sono convinti che il brano possa avere avuto effetti nefasti su una mente particolarmente impressionabile e su un carattere instabile come quello del figlio. A riprova della loro tesi, citano i versi di una strofa: “Prendi la pistola e prova: spara, spara, spara”. Osbourne, del resto, è accompagnato da una fama sinistra che gli è valsa il nomignolo di “principe delle tenebre”. I coniugi McCollum finiscono per far causa al cantante inglese e alla sua casa discografica, la CBS, presso la corte civile della California: il rock finisce alla sbarra, accusato di annebbiare le menti dei ragazzi.

Nel gennaio dell’86 il cantante si presenta davanti a un giudice per difendersi dalle accuse. Due anni dopo un tribunale della California stabilisce definitivamente che la canzone non contiene alcun invito al suicidio.

25 ottobre 1971 – Allman Brothers e l’incrocio maledetto

Macon, Georgia. All’incrocio tra Hill Crest e Bartlett Avenue, a causa di un tragico incidente, Duane Allman perde la vita (proprio come il bassista Barry Oakley un anno dopo)

James Brown

24 ottobre 1962 – James Brown sbanca l’Apollo

The Godfather Of Soul James Brown incanta l’Apollo Theater di New York come altri grandi della black music

 

Oggi, 24 ottobre 1962

Harlem, New York L’Apollo Theater (sulla 125° strada) è dal 1934 il tempio della musica afroamericana. Su questo palco sono decollate le carriere di autentici giganti della black music: Ella Fitzgerald, Billie Holiday, Sarah Vaughan, The Isley Bros., Stevie Wonder, Aretha Franklin.

Stasera, un altro artista nero ha deciso di accettare la sfida dell’Apollo.

Persino contro la volontà dei suoi discografici.

Lui, James Brown, ha infatti una fede cieca nelle sue doti di formidabile performer e non gli importa se la sua etichetta (la King Records) è scettica sul risultato di quella operazione. Appoggiato dal suo manager Bug Hobgood, Brown va avanti per la sua strada. Così, ha deciso di affittare il celebre teatro a sue spese e ha pure messo in piedi la possibilità di registrare lo show in modo da ricavarne il materiale per un disco dal vivo.

Per rinforzare l’impatto sonoro, Brown ha chiamato The Famous Flames, il trio vocale che lo accompagna abitualmente. In questo concerto, più che in altri, loro hanno un ruolo importante tanto che persino il presentatore di James Brown (Fats Gonder) li lancia quasi fossero i co-protagonisti dello show.

Se lo spettacolo è un successo straordinario, l’album dal vivo va addirittura oltre le aspettative entrando nella leggenda.

Live At The Apollo, pubblicato nel maggio del 1963, balza in testa alle classifiche ma, soprattutto, diventa un grande classico della discografia del Godfather Of Soul James Brown.

JazzMI – Intervista a Luciano Linzi

Uno dei due direttori artistici della serie di eventi ci ha illustrato JazzMI, festival diffuso che si terrà dal 4 al 15 novembre a Milano con oltre 120 eventi. Concerti, mostre, incontri, workshop, rassegne e molto altro in tutta la città

Gerardo Balestrieri – Canzone nascosta (Live @ Jam TV)

“Canzone nascosta” è il brano che di fatto dà il titolo al nuovo album di Gerardo Balestrieri, “Canzoni nascoste”. Qui il cantautore ci fa ascoltare il pezzo insieme al contrabbassista Giorgio Boffa negli studi di Jam TV

Ginger Bender – Five (Live @ Jam TV)

Il duo femminile composto da Alessandra Di Toma e Jeanne Hadley live negli studi di Jam TV con la loro “Five”

Lynyrd Skynyrd - incidente aereo

20 ottobre 1977 – Lynyrd Skynyrd vittime di un incidente aereo

Alcuni componenti dei Lynyrd Skynyrd perdono la vita, mentre altri rimangono gravemente feriti dopo un brutto incidente aereo

 

Oggi, 20 ottobre 1977

Greenville, South Carolina. Un vecchio jet privato Convair 240 con destinazione Baton Rouge, Louisiana, sta per decollare sulla pista riservata ai voli charter. Il veivolo è stato noleggiato dai Lynyrd Skynyrd, popolarissima band di southern rock. Durante il volo, i piloti si accorgono che ci sono alcuni problemi meccanici che diventano sempre più gravi tanto che si decide un atterraggio di fortuna. Quando, nei pressi di McComb, Mississippi, i piloti intravedono un piccolo appezzamento di terra vicino alle paludi pensano che quello sia il posto ideale per atterrare: in realtà, la manovra non riesce e il piccolo jet si sfracella in una foresta limitrofa. Nello schianto muoiono il cantante e leader del gruppo Ronnie Van Zandt, il chitarrista Steve Gaines e sua sorella, la corista Cassie Gaines. Perdono la vita anche il road manager Dean Kilpatrick e i due piloti, Walter McCreary e William Gray.

I rimanenti membri della band sono gravemente feriti: il chitarrista Allen Collins ha due vertebre del collo spezzate, il bassista Leon Wilkeson oltre a diverse emorragie interne e a un polmone perforato, ha perso quasi tutti i denti. L’altro chitarrista Gary Rossington ha braccia e gambe fratturate, la corista Leslie Hawkins ha il collo rotto in tre punti e diverse lacerazioni facciali mentre il pianista Billy Powell subisce la quasi amputazione del naso.

Il batterista Artimus Pyle, nonostante diverse ossa fratturate, riesce a strisciare fuori dell’aereo e, facendosi aiutare da un contadino chiama i soccorsi. Sull’aereo non sale un’altra delle coriste della band, JoJo Billingsley che ha dovuto rimanere a casa per prendersi cura di un famigliare malato. Avrebbe raggiunto gli Skynyrd il 23 ottobre a Little Rock, nell’Arkansas.

La sera prima, la donna aveva sognato l’incidente aereo e supplicato il fidanzato, Allen Collins, di non prendere quel volo. Poche settimane prima, i Lynyrd Skynyrd avevano pubblicato il loro nuovo album: sia il titolo Street Survivors (sopravvissuti della strada) che la foto di copertina (che ritrae i membri del gruppo circondati dalle fiamme) sembrano inquietanti segnali premonitori. Dopo l’incidente, Street Survivors diventa disco di platino ma il management dei Lynyrd Skynyrd decide di far ritirare le copie con la copertina incriminata e di pubblicare lo stesso album con un’immagine meno agghiacciante.

Pink Floyd

19 ottobre 1994 – I Pink Floyd e la tragedia sfiorata a Earls Court

Earls Court Exhibition Centre, Londra, concerto dei Pink Floyd: solo pochi minuti dopo l’inizio del live accade l’imprevedibile…

 

Oggi, 19 ottobre 1994

Earls Court Exhibition Centre, Londra

I Pink Floyd, che hanno appena terminato la conferenza stampa, stanno facendo interviste singole e servizi televisivi per lanciare la serie di show (14 date consecutive, con relative registrazioni) che hanno deciso di organizzare nella famosa sala concerti londinese, una delle più ambite di tutta Europa.

Non ci guadagneranno una sterlina: l’incasso delle serate è stato infatti destinato a 13 organizzazioni di beneficenza selezionate, una ad una, dagli stessi Floyd.

Il pubblico ha bruciato i biglietti in vendita nel giro di poche ore.

C’è tanta attesa per gli show e un grande entusiasmo da parte dei fan.

Eppure, solo pochi minuti dopo l’inizio del concerto (per la precisione, dopo le prime battute di Shine On You Crazy Diamond) accade l’imprevedibile.

Sugli effetti sonici e visivi del gruppo di Gilmour e soci, gli occupanti della sezione 9 della platea (circa 1200 persone) sentono i sedili traballare. Non si tratta, però, dell’ultima trovata scenica dei Pink Floyd: la tribuna dell’Earls Court Exhibition Centre di Londra crolla improvvisamente e sono qualche centinaio gli appassionati che si ritrovano sbalzati, da oltre tre metri, a terra. 96 persone rimangono ferite e 36 necessitano il ricovero in ospedale. Il concerto è prima interrotto e poi definitivamente cancellato, anche se l’intera sezione 9 viene riparata in tempo per non spostare gli spettacoli dei giorni successivi.

“Siamo costernati e solidali verso tutte le persone ferite”, dichiara David Gilmour, una volta resosi conto dello scampato pericolo per tutti, “Sono dispiaciuto ma anche incavolato: è andata bene che nessuno ci abbia lasciato la pelle …”.

Lo show cancellato viene recuperato nel giorno di riposo previsto salvando, in questo modo, anche gli incassi promessi alle organizzazioni benefiche.

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