21/07/2025

Eugenio Finardi sul palco del Castello Sforzesco per la tappa milanese del tour “Tutto ’75-’25”

Un concerto che abbraccia forte

Lo scorso 9 luglio, nel Cortile delle Armi del Castello Sforzesco, si è tenuta la tappa milanese del tour Tutto ’75-’25, in cui Eugenio Finardi festeggia i 50 anni di carriera, attraverso brani storici e nuove canzoni tratte dal suo ultimo album Tutto, pubblicato poco più di due mesi fa, nel maggio scorso. Il concerto è stato un vero viaggio emotivo e sonoro attraverso 50 anni di musica italiana, a partire dall’uscita del suo primo album Non gettate alcun oggetto dai finestrini, datato aprile 1975. Per il tour, Finardi ha scelto una scaletta che questi 50 anni di carriera li ripercorre e li rappresenta appieno. L’apertura del concerto è affidata a brani come La forza dell’amore, Le ragazze di Osaka e Dolce Italia, canzoni che hanno ancora molto da dire e che non suonano mai uguali a se stesse, come se ogni parola sia rivestita di nuova freschezza e di un significato nuovo, grazie anche alla formazione scelta per la band.

Ad accompagnarlo sul palco: Giovanni “Giuvazza” Maggiore (alle chitarre), che dell’album Tutto è anche co-autore e produttore, Maximilian Agostini alle tastiere e Claudio Arfinengo alla batteria, ai quali si aggiunge, con qualche incursione a metà concerto, Paolo Costa al basso, che ha dato al suono una piega ancora più calda e profonda.

Da sottolineare anche la partecipazione della figlia di Finardi, Francesca (in arte Pixel), che ha duettato con lui in Francesca sogna e I venti della luna. È un passaggio generazionale, un momento di sincera alchimia familiare e artistica, ma senza retorica e funziona perché è vero.

Nel cuore della serata c’è spazio anche per un momento intimo, quasi sussurrato. Finardi si concede una suite acustica: chitarra, voce e poco altro interpretando Katia, La canzone dell’acqua, Oggi ho imparato a volare e Non diventare grande mai.

In chiusura, non potevano mancare i classici: La radio, Musica ribelle e Extraterrestre, dove la gente canta, e vive i brani con lui. E alla fine, al momento dei bis, lascia il pubblico con La facoltà dello stupore e La mano di uno che sa, due brani molto intensi, tratti dall’ultimo album.

Se volete davvero capire cosa significhi resistere con coraggio nella musica italiana, il live di Finardi ne è sicuramente un manifesto rappresentativo. Eugenio Finardi è ancora una voce che conta e che canta, e ancora oggi fa la differenza.

Ultima nota da sottolineare, in apertura del concerto, l’esibizione del chitarrista e compositore Renato Caruso che ha proposto alcuni brani tratti dai suoi ultimi dischi.

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