Paolo Saporiti – La versione di Penelope (Live)
“Una Penelope un pochino meno remissiva di come ci hanno insegnato a guardarla”
Questa canzone si intitola La versione di Penelope e ce la propone Paolo Saporiti live negli studi di Jam TV. “È una canzone scritta al femminile o almeno è la mia parte femminile che ha parlato – spiega il cantautore prima di eseguire il brano voce e chitarra – e che ha raccontato di questa Penelope (moglie di Ulisse nel poema omerico dell’Odissea, ndr) un pochino meno remissiva di come ci hanno insegnato a guardarla”.
Il brano fa parte del suo nuovo album La mia falsa identità, pubblicato da OrangeHomeRecords/Believe Music Italia. Si tratta del nono disco in studio che il cantautore milanese definisce ‘definitivo’ per svariate ragioni: la mole di lavoro, i tempi di realizzazione, i contributi artistici e l’impegno economico profusi.
Paolo Saporiti sta presentando il suo album dal vivo e le prossime date, a partire da quella di domani, 17 ottobre, con Xabier Iriondo al Circolo Della Musica di Rivoli (TO) sono state annunciate dal cantautore attraverso questo post sul suo account ufficiale di Instagram:
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I brani contenuti nel disco sono venti, suddivisi in due capitoli: Lo sfratto e La Zattera. Il primo è inteso nell’accezione canonica di “estromissione delle persone da un domicilio” ma racconta anche di un dolce tipico di Pitigliano, la Gerusalemme toscana, realizzato a forma di piccolo bastone, per ricordare l’oggetto che il messo governativo usava per segnalare agli abitanti – bussando appunto alle porte – che era giunta l’ora di raggiungere il resto della comunità, nel ghetto, durante la cacciata del XVII secolo. I pasticcieri pensarono così di creare un dolce che potesse tenere viva quella memoria; il secondo capitolo invece cita il quadro di Géricault La zattera della Medusa (1818-19) in cui è rappresentato il naufragio della Medusa. Un caso che fece grande scalpore all’epoca di una nave naufragata davanti alle coste francesi. I sopravvissuti si abbandonarono ad atti di cannibalismo, nel nome della sopravvivenza.
“La mia falsa identità potrebbe rappresentare tanto la fine del percorso intrapreso fino a ora, quanto un nuovo inizio. Un punto di svolta sicuro nella visione e nella proposta di me stesso. Ci arrivo a 50 anni, con un cammino importante alle spalle, e dopo la pandemia. Ho voluto unire aspetti autobiografici, più o meno evidenti, vissuti introspettivi e punti di vista poetici sul sociale, sul mondo e sulla vita stessa, ma la mia cifra rimane comunque un insieme di fantasia, di sogno e di rielaborazione del lutto, di ricerca della felicità, tramite l’assunzione della sofferenza e della musica come compagna di crescita essenziale e metafora per la vita”, afferma Saporiti.
L’album è nato dall’iconico incontro tra la chitarra acustica e la voce di Paolo Saporiti, questa volta valorizzati dallo stretto rapporto intessuto con le orchestrazioni e l’elettronica ed il lavoro precedentemente sperimentato sul progetto Acini live vissuto con Alberto N. A. Turra alla chitarra elettrica e Lucio Sagone alla batteria.
La scrittura del violoncellista Stefano Cabrera (GnuQuartet, Gnus Cello) e del produttore Raffaele Abbate, l’elettronica cinematica ed emozionale, la cura per i dettagli, rendono La mia falsa identità un lavoro discografico maturo, ispirato a un concetto di fondo lasco magari, sfaccettato e multiforme, ma proprio per questo estremamente contemporaneo: la confusione, la molteplicità e l’incontro/scontro delle identità, dopo la caduta degli ideali, degli dei e dei muri, non è mai stata tanto evidente come oggi.
Il disco gode anche dei featuring di Mario Arcari (De André, Fossati, Capossela, Paoli) e il suo oboe d’amore nel brano Un sogno ancora da inventare e dell’ensemble GnuQuartet (De Gregori, Fabi, Meta, Afterhours, Bersani, per citarne alcuni) in L’autobomba.