In principio fu The Eraser, che più che una fuga solista di Thom Yorke dai Radiohead rappresentava una costola artistica della sua creatività, con sempre al fianco il fido Nigel Godrich. Poi, una Los Angeles calda e carica del suo groove e delle sue interconnessioni è stata il teatro di fruttuose jam session che hanno unito nello stesso spazio, oltre al frontman britannico, il basso di Flea dei Red Hot Chili Peppers, la batteria di Joey Waronker (R.E.M., Beck, Elliott Smith) e le percussioni di Mauro Refosco (David Byrne, Red Hot Chili Peppers), insieme in un combo che, oltre ad accompagnare alcune esibizioni live di Yorke nel 2009 a supporto di The Eraser, mutuava il nome da una delle tracce del disco. La presenza di una tale line-up non cancella del tutto l’impressione che si tratti prevalentemente del secondo prodotto solista di Thom Yorke, la cui voce è tratto troppo distintivo, così come probabilmente la mano di Godrich, storico produttore dei Radiohead e ancora regista sonico di questo Amok, da lui con ragione descritto come un territorio dove strumenti tradizionali ed elettronica si sarebbero fusi insieme senza rivelare apertamente la propria natura.
L’ambito elettronico e ritmico da tempo familiare a Yorke (e dominante il mood di King Of Limbs, ultimo lavoro dei Radiohead) è anche la cornice prevalente di Amok, che comunque deve la propria personalità all’incontro di affinità artistiche: in Reverse Running ad esempio Flea colora i pezzi con le sue linee di basso melodiche, sottolineando che le simpatie elettroniche del suo recente ep solista valgono tanto quanto la passione comune con Yorke per l’afrobeat di Fela Kuti, mentre le percussioni di Refosco rivestono di calore umano il bisogno del ritmo ripetitivo. Spesso infatti si affaccia una necessità ritmica che tramite la natura sintetica si fa puntiforme e sequenziale sotto la voce in falsetto di Yorke (Default), che riprende però anche le sue sfumature più drammatiche in Unless, un crescendo elettronico dove i beat sottolineano la tensione in un accavallarsi fra synth e percussioni. Stuck Together Piece è un groove costruito sulla linea di basso e la voce morbida, in cui percussioni e chitarra virano verso l’afro funk, chitarra che invece segue ancora la voce in territorio Radiohead con Judge Jury And Executioner. La copertina (manco a dirlo di Stanley Donwood, altro nome noto ai fan della band di Oxford) rappresenta una L.A. che brucia, con i suoi miti di bellezza e celebrità.