13/08/2025

Black Keys, la recensione di “No Rain, No Flowers”

Un disco che non si limita a guardare indietro o a ripetere formule collaudate

 

Quando, lo scorso luglio, i Black Keys sono saliti sul palco di Roma, la temperatura – dentro e fuori l’Ippodromo Capannelle – era già rovente. Nel corso del concerto – di cui avevamo già raccontato nella nostra recensione entusiasta – Dan Auerbach e Patrick Carney avevano offerto un’anteprima gustosa di ciò che stava per arrivare, inserendo in scaletta alcuni brani inediti che avrebbero poi trovato posto nel nuovo album No Rain, No Flowers.

A volte, per una band, arriva il momento di cambiare bussola. Non è una resa, ma il riconoscere che il vento non soffia più come prima e che restare immobili significa finire alla deriva. Per Dan Auerbach e Patrick Carney questo momento è arrivato dopo un anno tutt’altro che luminoso, e la rotta scelta per ripartire è passata per un nuovo equilibrio tra radici e sperimentazione pop.

 

Black Keys - Foto di Larry Niehues
Black Keys – Foto di Larry Niehues

 

No Rain, No Flowers è il tredicesimo album in studio della band, registrato negli Easy Eye Sound Studios di Nashville e prodotto interamente dal duo. Segna una virata verso sonorità più pop, pur conservando la loro inconfondibile impronta alternative e un gusto per le contaminazioni anni Settanta. Le undici tracce che lo compongono respirano ancora blues e soul, con improvvisi scatti di garage rock, ma avvolgono l’ascoltatore in atmosfere più morbide, levigate da una produzione curata al millimetro e da testi che mostrano una scrittura attenta e meditata.

Certo, il cambio di rotta verso sonorità più pop potrebbe spiazzare i puristi del suono ruvido e diretto dei primi Black Keys. Chi si aspettava un ritorno integrale alle atmosfere polverose di Thickfreakness o alla spigolosità di Attack & Release potrebbe storcere il naso davanti a certe scelte più levigate, arrangiamenti ariosi e ritornelli che strizzano l’occhio a un pubblico più ampio. Eppure, nell’economia del disco, questa inclinazione funziona: No Rain, No Flowers scorre con naturalezza, senza momenti forzati, riuscendo a mantenere un filo conduttore che tiene insieme passato e presente della band.

A rafforzare il progetto c’è stato l’apporto di nomi di altissimo profilo: Rick Nowels (già al fianco di Lana Del Rey), Daniel Tashian e il leggendario Scott Storch, celebre per il lavoro con Dr. Dre. «Volevamo andare direttamente alla fonte, essere nella stanza con persone conosciute per le loro capacità di scrittura» ha raccontato Carney. «Daniel Tashian è stato uno dei primi che ho conosciuto a Nashville. E Scott Storch? Siamo fan da sempre».

Il risultato è un disco che non si limita a guardare indietro o a ripetere formule collaudate: è piuttosto come riaccendere i motori dopo una lunga sosta, sentire il ronzio crescere e vedere dove si va.

 

Black Keys - No Rain, No Flowers

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