Camilla Sernagiotto, “La trappola atomica. Come la bomba ha contaminato la cultura pop”
La trappola atomica, il nuovo libro di Camilla Sernagiotto che raccoglie per la prima volta tutte le opere culturali sulla bomba
Un saggio intitolato La trappola atomica. Come la bomba ha contaminato la cultura pop mette insieme per la prima volta tutti i film, i romanzi, le canzoni, i videogiochi, le opere d’arte, le serie televisive, i fumetti e addirittura i cartoni animati che trattano di bomba a fissione nucleare. È la prima “enciclopedia analitica” che raccoglie ogni opera culturale, per raccontare cosa accadrebbe se quel micidiale tasto che l’umanità ha in mano venisse schiacciato ancora una volta, dopo Hiroshima e Nagasaki.
Nel periodo storico in cui l’incubo della bomba atomica è tornato a farsi sentire più forte che mai, esce un libro che raccoglie per la prima volta in assoluto tutte le opere culturali che parlano di ordigni a fissione nucleare. Si intitola La trappola atomica. Come la bomba ha contaminato la cultura pop (Ultra, 2023) ed è il saggio fresco di stampa scritto da Camilla Sernagiotto, giornalista del Corriere della Sera e di Sky TG24. In questo testo vengono cuciti assieme per la prima volta le pellicole cinematografiche, i romanzi, le canzoni, i videogame, le opere d’arte, le serie televisive, i fumetti e perfino i cartoni animati che trattano di bomba atomica.
Si tratta della prima “enciclopedia analitica” della bomba, un “tesoretto” che raccoglie orrori e devastazioni di stampo atomico per rendere più chiaro ai nostri occhi cosa accadrebbe se lo scoppio dell’atomica non rimanesse solo nei nostri incubi ma diventasse realtà.
Dopo una prima parte che racconta in maniera dettagliata il Progetto Manhattan (il programma militare statunitense da cui tutto ebbe inizio nel deserto di Los Alamos, incubatrice del primo ordigno chiamato Gadget) e di tutti i vari passaggi che hanno portato allo sgancio delle bombe denominate “Little Boy” e “Fat Man” su Hiroshima e Nagasaki, La trappola atomica passa al vaglio “l’arte atomica” in ogni sua declinazione. C’è l’arte pittorica, oltre alla scultorea, con le opere della pop art di James Rosenquist e Andy Warhol, le bombe del famoso street artist Banksy, le sculture fatte con materiale radioattivo di Tony Price e tante altre opere meno note. Molti dei diretti interessati – gli artisti ancora vivi oppure i loro eredi – sono stati interpellati dall’autrice. Le parole dei protagonisti dell’era atomica offrono una visione inedita della bomba, impreziosendo ancora di più un testo che racconta le tante declinazioni dell’apocalisse descritte dagli autori della cultura del Novecento e del Nuovo Millennio.
Ci sono la letteratura, il teatro, i fumetti, la musica, i videogiochi, il cinema, la radio, la televisione, i giornali, le riviste, le serie televisive e i cartoni animati.
La parte dedicata ai film si sofferma su capolavori come Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba di Kubrick e Il pianeta delle scimmie così come analizza i film indiani meno noti, raccogliendo qualsiasi lungometraggio sul tema che sia mai stato prodotto al mondo (oltre ai cortometraggi più significativi). E offre anche analisi inedite, come quella dello schema narrativo del cinema indiano per cui la bomba atomica non deve mai essere maneggiata da un personaggio (e dunque da un interprete) di nazionalità indiana: l’atomica è così letale, spietata, abominevole e oscena che la cultura indiana ha deciso di non legarla mai ai propri esponenti, facendola comparire nei film soltanto nelle mani (e nei piani) di personaggi e attori stranieri.
La sezione sulla musica passa in rassegna mostri sacri delle sette note come Bob Dylan, Crosby, Stills & Nash, Jefferson Airplane e gli U2, tra gli altri, fino ad arrivare ai gruppi punk meno conosciuti e all’heavy metal, un genere musicale che si rivela indissolubilmente legato alla guerra nucleare. Nell’heavy metal si va da etichette discografiche chiamate Nuclear Blast a gruppi come i Megadeth.
“I Megadeth hanno l’atomica perfino nel nome, dato che deriva dal termine ‘megadeath’, usato per descrivere un milione di morti a causa di un’arma nucleare. Gran parte delle copertine degli album e delle canzoni dei Megadeth citano la guerra nucleare e le armi atomiche. Rust in Peace… Polaris, contenuta nel loro quarto album in studio (Rust in Peace, del 1990), ne è un esempio, così come Set the World Afire (il cui titolo significa ‘dare fuoco al mondo’)” si legge ne La trappola atomica.
Inoltre La trappola atomica. Come la bomba ha contaminato la cultura pop illustra per la prima volta in un volume la suggestiva teoria di Camilla Sernagiotto secondo cui la serie televisiva Twin Peaks di David Lynch sarebbe una metafora del Progetto Manhattan, il programma militare statunitense per l’ideazione e la produzione dei primi ordigni nucleari.
Dallo sceriffo di Twin Peaks Harry S. Truman (il cui nome ricalca perfettamente quello del presidente degli Stati Uniti d’America che fra il 6 e il 9 agosto 1945 ordinò di fare esplodere la prima bomba atomica su Hiroshima e la seconda su Nagasaki) alla cugina di Laura Palmer, Maddy Ferguson (il cui cognome è quello del co-pilota del bombardiere Bockscar, che il 9 agosto 1945 sganciò la bomba atomica su Nagasaki), le coincidenze tra i personaggi della serie televisiva di Lynch e gli scienziati e militari collegati alla bomba sono davvero impressionanti. La stessa Laura Palmer ricorda “Ray Palmer, personaggio dei fumetti della DC Comics nato negli anni Sessanta che si trasforma nel Supereroe Atomo. Quando Ray Palmer non veste i super-panni, è un professore di fisica della Ivy University di Ivy Town (cittadina fittizia del New England) ed è specializzato in compressione della materia”, si legge ne La trappola atomica.
Questo sorprendente (e inquietante) saggio di Camilla Sernagiotto ripercorre l’era atomica attraverso le tantissime opere della cultura pop che ne sono state influenzate, raccogliendo devastazioni e orrori descritti da registi, romanzieri, drammaturghi, poeti, musicisti, pittori, scultori, fotografi e fumettisti.
Dalle pagine di questo voluminoso saggio (oltre 400 pagine di film, romanzi, videogame, fumetti, serie televisive eccetera) si comprende come l’atomica abbia contaminato tutta la produzione culturale. Come e soprattutto perché.
L’atomica nell’ultimo anno ha ripreso prepotentemente il suo posto fra i nostri peggiori incubi, da quando è scoppiata la guerra tra Russia e Ucraina. Le continue tensioni tra Russia e Nato rendono questo timore qualcosa che sta assumendo sempre di più i contorni del terrore.
Le uniche bombe atomiche a uso bellico che finora sono state esplose sono quelle sganciate nel 1945 sulle città giapponesi di Hiroshima e Nagasaki. “L’opinione pubblica all’inizio non sapeva cosa fosse davvero accaduto sotto quell’affascinante fungo atomico. E il motivo è semplice: perché le prime foto rilasciate provenivano soltanto da una distanza non ravvicinata e non contenevano corpi umani”, si legge ne La trappola atomica. “È stato il governo americano a impedire che foto e filmati troppo forti e indigesti venissero diffusi tra i civili, in primis tra i cittadini a stelle e strisce (ma anche al resto del mondo la verità è stata lungamente celata). Nella storia dell’umanità, spesso il filtro che permette all’uomo di rendersi conto di quello che ha fatto è la cultura. Osservando Guernica di Pablo Picasso si può rimanere scioccati, investiti da tanto orrore e violenza benché a delinearla sia ‘solo’ il pennello e non un obiettivo di un fotoreporter di guerra”, prosegue Camilla Sernagiotto nel saggio sull’atomica raccontata dalla cultura.
L’ordigno dell’apocalisse ha segnato la storia e l’immaginario collettivo a partire dalla seconda metà del Novecento.
Solo la cultura è in grado di farci vedere a distanza ravvicinata le immagini di ciò che le bombe chiamate Little Boy e Fat Man hanno fatto a Hiroshima e Nagasaki e impedirci di cancellarle dalla memoria, ricordandoci che micidiale tasto per l’autodistruzione abbiamo in mano. Questo è il motivo per cui Camilla Sernagiotto si è dedicata a questo nuovo testo, che arriva a pochi mesi dal fortunato La maledizione del Dakota. Rosemary’s Baby, Cielo Drive, John Lennon e altri fatti oscuri (Arcana, 2022), il saggio di Sernagiotto uscito l’estate scorsa in cui vengono analizzati risvolti oscuri e inquietanti legati al Dakota Building, l’edificio di New York davanti a cui è stato ucciso John Lennon. Dal cinema alla musica, tra quelle mura newyorkesi sono accadute tante cose strane, analizzate e collegate per la prima volta dalla giornalista. A cinque mesi dall’uscita de La maledizione del Dakota di Camilla Sernagiotto coincidenza ha voluto che Yoko Ono (la vedova di Lennon) abbia abbandonato il Dakota, in cui viveva da oltre mezzo secolo.