3 giugno 1970: i Deep Purple pubblicano Deep Purple In Rock… e per l’occasione “diventano presidenti degli Stati Uniti”.
“Tony era la forza trainante nell’organizzazione dei Deep Purple nei primi giorni. Le mie prime impressioni su di lui, quando sono entrato nella band a luglio del 1969, erano di un uomo di idee, una persona intelligente, un uomo di gusto, un uomo d’azione. Mi ricordo mentre si sfregava le mani con entusiasmo e diceva: ‘Cosa possiamo realizzare oggi?’
Era il tipo di uomo che poteva pensare a qualcosa e poi trasformarlo in realtà con la sua guida e la sua passione. […] Ha anche pensato all’immagine della copertina di In Rock, l’album che ha cambiato tutto per noi. Sono sempre grato per il suo potente contributo all’inizio del nostro lungo viaggio”. Sono parole tratte da un’intervista a Roger Glover, che qui parla di Tony Edwards.
Come ricorda il bassista dei Deep Purple fu proprio il manager della band ad avere l’idea per la copertina di Deep Purple In Rock, lavoro in cui c’era per la prima volta la formazione più nota del gruppo con Jon Lord alle tastiere, Ritchie Blackmore alla chitarra elettrica, Ian Paice alla batteria e infine Ian Gillan alla voce e Roger Glover al basso, rispettivamente al posto di Rod Evans e Nick Simper.
L’idea per la copertina era molto semplice: riprodurre il celebre monumento presidenziale di Mount Rushmore degli Stati Uniti con le teste dei componenti del gruppo. Tony Edwards andò dunque alla ricerca di un’agenzia in grado di mettere in pratica quell’idea e scelse quella di design di Londra di Nesbit, Phipps and Froome. E così, nella sede di Fleet Street, gli scatti con i volti della band sono stati ritagliati e incollati su una fotografia di Mount Rushmore con alcuni ritocchi fatti con la pittura, dal momento che all’epoca non c’erano strumenti digitali per assolvere allo stesso compito.
Il lettering del titolo è stato concepito a mano dalla Nesbit, Phipps and Froome, come accadeva spesso sempre in quel periodo, mentre sulle teste dei membri della band hanno evitato di aggiungere una nuvola falsa sullo sfondo, ma hanno riempito il tutto con un blu pallido per rendere lo stesso effetto.
Il retro della copertina presenta in maniera inusuale lo stesso disegno della parte davanti. Pubblicato in Inghilterra da Harvest in una versione apribile, marchio di fabbrica dell’etichetta, all’interno erano presenti anche i testi dei brani e le foto dei componenti del gruppo.
In Germania, invece, la copertina fu concepita col cielo bianco, anziché azzurro.
La Nesbit, Phipps and Froome aveva contribuito anche alla copertina di Burn, altro album dei Deep Purple del 1974, e con David Coverdale che aveva sostituito Ian Gillan alla voce. In questo caso c’erano ancora una volta le cinque teste dei membri della band, ma con una fiammella sul capo e i volti sfigurati dalla cera che cola verso il basso: la foto di copertina era di Fin Costello (lo stesso autore dello scatto di Made In Japan e di altre copertine di altri gruppi come gli Uriah Heep), mentre l’elaborazione grafica era ancora una volta ad opera dell’agenzia di design di Londra.
Per un gruppo così, insomma, le copertine non potevano non essere originali, a maggior ragione considerando poi che i suoi componenti “erano già stati presidenti degli Stati Uniti”…
“Tony era la forza trainante nell’organizzazione dei Deep Purple nei primi giorni. Le mie prime impressioni su di lui, quando sono entrato nella band a luglio del 1969, erano di un uomo di idee, una persona intelligente, un uomo di gusto, un uomo d’azione. Mi ricordo mentre si sfregava le mani con entusiasmo e diceva: ‘Cosa possiamo realizzare oggi?’
Era il tipo di uomo che poteva pensare a qualcosa e poi trasformarlo in realtà con la sua guida e la sua passione. […] Ha anche pensato all’immagine della copertina di In Rock, l’album che ha cambiato tutto per noi. Sono sempre grato per il suo potente contributo all’inizio del nostro lungo viaggio”. Sono parole tratte da un’intervista a Roger Glover, che qui parla di Tony Edwards.
Come ricorda il bassista dei Deep Purple fu proprio il manager della band ad avere l’idea per la copertina di Deep Purple In Rock, lavoro in cui c’era per la prima volta la formazione più nota del gruppo con Jon Lord alle tastiere, Ritchie Blackmore alla chitarra elettrica, Ian Paice alla batteria e infine Ian Gillan alla voce e Roger Glover al basso, rispettivamente al posto di Rod Evans e Nick Simper.
L’idea per la copertina era molto semplice: riprodurre il celebre monumento presidenziale di Mount Rushmore degli Stati Uniti con le teste dei componenti del gruppo. Tony Edwards andò dunque alla ricerca di un’agenzia in grado di mettere in pratica quell’idea e scelse quella di design di Londra di Nesbit, Phipps and Froome. E così, nella sede di Fleet Street, gli scatti con i volti della band sono stati ritagliati e incollati su una fotografia di Mount Rushmore con alcuni ritocchi fatti con la pittura, dal momento che all’epoca non c’erano strumenti digitali per assolvere allo stesso compito.
Il lettering del titolo è stato concepito a mano dalla Nesbit, Phipps and Froome, come accadeva spesso sempre in quel periodo, mentre sulle teste dei membri della band hanno evitato di aggiungere una nuvola falsa sullo sfondo, ma hanno riempito il tutto con un blu pallido per rendere lo stesso effetto.
Il retro della copertina presenta in maniera inusuale lo stesso disegno della parte davanti. Pubblicato in Inghilterra da Harvest in una versione apribile, marchio di fabbrica dell’etichetta, all’interno erano presenti anche i testi dei brani e le foto dei componenti del gruppo.
In Germania, invece, la copertina fu concepita col cielo bianco, anziché azzurro.
La Nesbit, Phipps and Froome aveva contribuito anche alla copertina di Burn, altro album dei Deep Purple del 1974, e con David Coverdale che aveva sostituito Ian Gillan alla voce. In questo caso c’erano ancora una volta le cinque teste dei membri della band, ma con una fiammella sul capo e i volti sfigurati dalla cera che cola verso il basso: la foto di copertina era di Fin Costello (lo stesso autore dello scatto di Made In Japan e di altre copertine di altri gruppi come gli Uriah Heep), mentre l’elaborazione grafica era ancora una volta ad opera dell’agenzia di design di Londra.
Per un gruppo così, insomma, le copertine non potevano non essere originali, a maggior ragione considerando poi che i suoi componenti “erano già stati presidenti degli Stati Uniti”…