Soffriva segretamente Ray Manzarek. Di un cancro al dotto biliare che l’ha ucciso ieri, 20 maggio, in un ospedale di Rosenheim, Germania. È morto circondato dalla moglie Dorothy e dai fratelli Rick e Jim. Aveva 74 anni. Dal 1965 al 1971 è stato il principale partner artistico di Jim Morrison nei Doors, fondatore della formazione, autore di musiche entrate nella storia. Oltre che dalla debordante personalità del cantante, il gruppo era caratterizzato dal suono inconfondibile del Vox Continental di Manzarek (poi sostituito da un organo Gibson). Il quartetto è stato privo di bassista per gran parte della carriera: suppliva al ruolo Manzarek, suonando le parti di basso con un Fender Rhodes.
«Era il mio fratello musicale: mi mancherà», ha detto il batterista del gruppo John Densmore, «non c’era tastierista al mondo più adatto a supportare le parole di Jim». Il chitarrista Robby Krieger si è detto «profondamente intristito» dalla notizia. I tre avevano continuato a fare musica come Doors dopo la morte di Morrison, pubblicando due album presto dimenticati. Autore di un libro di memorie (Light My Fire. La mia vita con Jim Morrison) e di un romanzo ispirato alla “sparizione” del cantante (The Poet In Exile cui è poi seguito Snake Moon), Manzarek gestiva di fatto l’eredità spirituale dei Doors, che evocava nei concerti dei Doors Of The 21st Century, sorta di cover band di lusso che guidava con Krieger e Ian Astbury dei Cult. Il tastierista ha pubblicato anche come solista e si è dedicato alla produzione discografica. Era uno stilista della tastiera: non un virtuoso, ma un musicista con una sua “voce”.