06/06/2016

Graham Nash with Shane Fontayne + opening act Marc Cohn

Dal primo vero concerto nel nostro Paese di Marc Cohn alla vocalità di Graham Nash che non sembra essere minimamente scalfita dal tempo… anzi…
L’atteso ritorno in Italia di Graham Nash, per il tour acustico che promuove il suo ultimo, magnifico album This Path Tonight, regala ai cultori una chicca a sorpresa. In apertura della data romana, sul palco dell’Auditorium sale infatti Marc Cohn, vincitore di un Grammy come “best new artist” per il suo acclamatissimo album di debutto (1991). Cohn, che non ha mai fatto un vero concerto nel nostro Paese, si presenta in duo con l’eccellente tastierista Glenn Patscha (già al fianco di Levon Helm e Marianne Faithfull) e, da subito, incanta la platea.
Accompagnato dal pianoforte, il suo songwriting raffinato e ispiratissimo è, da sempre, impreziosito da una voce che, allo stesso tempo, sa essere delicata e potente, dolce e ruvidissima con dinamiche eccezionali che trasportano l’ascoltatore all’interno di un mondo fatto di seducenti melodie e omaggi ai grandi miti della musica. Come, ad esempio, proprio Levon Helm cui è dedicata la romantica (ma anche buffa) Listening To Levon. Oppure, il suo maggior successo, quella esaltante Walking In Memphis per la quale Cohn è ancora oggi ricordato dal grande pubblico. Marc rapisce anche chi non lo conosce grazie all’incantevole bellezza di ballate come Silver Thunderbird o Perfect Love (davvero straordinaria) in cui l’artista di Cleveland si dimostra paroliere intrigante e pure discreto chitarrista. A proposito di chitarristi, il suo vecchio partner Shane Fontayne (oggi al fianco di Nash) lo accompagna in un paio di brani e nel bis Old Soldier, un vecchio pezzo di Marc amato da Crosby & Nash in cui lo stesso Graham suona l’armonica e canta in armonia. “Non lo suono da tanto tempo“, chiosa Marc Cohn, “ma la voce di Nash rende sempre questo pezzo davvero meraviglioso…“.
 
Già, la voce di Nash…
Stasera, più che nei concerti con CSN (&Y) stupisce per timbro, qualità e precisione. La sua vocalità non sembra essere minimamente scalfita dal tempo; addirittura, l’espressività pare aumentata.
Il suo concerto è un viaggio in 50 anni di musica che si apre con un grande hit degli Hollies (Bus Stop) e si chiude con l’inevitabile bis di Teach Your Children. Ma prima c’è modo di ascoltare alcune canzoni che di rado (o quasi mai) l’appassionato ha avuto modo di sentire nei set con CSN, quali per esempio I Used To Be A King o un’emozionante Right Between The Eyes. Il chitarrismo di Fontayne, davvero sublime, e le sue precise “harmony vocal” si fondono in modo perfetto nei nuovi brani. Myself At Last, Back Home (anche questa scritta dopo la morte di Levon Helm) ma soprattutto Mississippi Burning, con il bouzouki di Shane a dare un tocco di originalità al tutto, ne sono un fulgido esempio. Graham, disponibile e generoso, racconta aneddoti curiosi che stanno dietro alcune delle sue canzoni, da Marrakech Express a Cathedral sino a una Wind On The Water da brividi… Non manca occasione per ringraziare sardonicamente Marc Cohn (“gli abbiamo fregato due chitarristi, Jeff Pevar prima e Shane Fontayne poi, grazie Marc…“) e per immergersi nei bis finali tra i quali una trascinante Chicago e una prodigiosa versione di Blackbird.
Commovente.
 
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