Come sempre succede, dopo la scomparsa di un personaggio famoso, il mondo tesse le sue lodi. Leonard Cohen, a lungo dimenticato, era ritornato all’attenzione del pubblico in tarda età con una serie di memorabili tour e un pugno di dischi, usciti con un’inedita frequenza. Fu in quelle occasioni che i media lo celebrarono come forse non avevano mai fatto prima, eppure Cohen non faceva altro che riproporre le sue canzoni che aveva scritto con parsimonia nel corso di tutta una vita.
A riproporne la figura è uscito da poco I famosi impermeabili blu, edito da Vololibero, un libro che ne traccia una sorta di biografia partendo da “storie, interviste e testimonianze” come recita il sottotitolo. A scriverlo è stato Massimo Cotto, uno dei pochi giornalisti a non averlo mai perso di vista. A sua firma uscì nel 1993 Canzoni da una stanza, in cui con un bel saggio iniziale proponeva tutti i testi, tradotti a fronte, delle sue canzoni. Un passo fondamentale per entrare davvero in contatto con la poesia del grande canadese che fino allora mancava sul mercato italiano.
Da giornalista musicale, Cotto ebbe parecchie occasioni di incontrarlo e intervistarlo e quei nastri su cui figuravano le loro chiacchierate sono nuovamente stati sbobinati per raccoglierne il contenuto in questo libro.
Nove interviste fatte tra il 1984 e il 2001 tracciano un quadro esaustivo della figura di Cohen sia dal punto di vista umano e spirituale che artistico. Ogni risposta ha in sé qualcosa di interessante, di non banale, che merita di essere considerata con attenzione. Cohen è stato davvero una persona speciale che ha onestamente ricercato dentro di sé il senso della vita senza darsi preclusioni. Come racconta Cotto nel saggio “sessantasei Cohen” che apre il libro analizzando personaggi e canzoni: “Nonostante l’anelito alla spiritualità Cohen ha avuto per anni un rapporto stretto con le droghe…..a Idra dopo avere abusato di alcool, anfetamine e Lsd decise di digiunare per dieci giorni. Lo ricoverarono in ospedale in stato di allucinazioni. Quando si riprese alzò gli occhi al cielo e lo vide, o credette di vederlo, completamente oscurato di cicogne. Lo prese come un segnale e pensò: Leonard Cohen non morirà”.
Il libro presenta ancora una lunga serie di impressioni rilasciate di prima mano sul conto di Cohen: tutte persone che in qualche modo sono entrate in contatto con la sua opera o direttamente con lui. Tra queste una particolarmente commossa di Francesco De Gregori che ne fu fortemente influenzato soprattutto nei suoi lavori iniziali.
Il libro chiude con un petit cadeau, vale a dire una galleria di nove schizzi realizzati da Cohen e dedicati all’autore che erano già stati pubblicati su Canzoni da una stanza.
A riproporne la figura è uscito da poco I famosi impermeabili blu, edito da Vololibero, un libro che ne traccia una sorta di biografia partendo da “storie, interviste e testimonianze” come recita il sottotitolo. A scriverlo è stato Massimo Cotto, uno dei pochi giornalisti a non averlo mai perso di vista. A sua firma uscì nel 1993 Canzoni da una stanza, in cui con un bel saggio iniziale proponeva tutti i testi, tradotti a fronte, delle sue canzoni. Un passo fondamentale per entrare davvero in contatto con la poesia del grande canadese che fino allora mancava sul mercato italiano.
Da giornalista musicale, Cotto ebbe parecchie occasioni di incontrarlo e intervistarlo e quei nastri su cui figuravano le loro chiacchierate sono nuovamente stati sbobinati per raccoglierne il contenuto in questo libro.
Nove interviste fatte tra il 1984 e il 2001 tracciano un quadro esaustivo della figura di Cohen sia dal punto di vista umano e spirituale che artistico. Ogni risposta ha in sé qualcosa di interessante, di non banale, che merita di essere considerata con attenzione. Cohen è stato davvero una persona speciale che ha onestamente ricercato dentro di sé il senso della vita senza darsi preclusioni. Come racconta Cotto nel saggio “sessantasei Cohen” che apre il libro analizzando personaggi e canzoni: “Nonostante l’anelito alla spiritualità Cohen ha avuto per anni un rapporto stretto con le droghe…..a Idra dopo avere abusato di alcool, anfetamine e Lsd decise di digiunare per dieci giorni. Lo ricoverarono in ospedale in stato di allucinazioni. Quando si riprese alzò gli occhi al cielo e lo vide, o credette di vederlo, completamente oscurato di cicogne. Lo prese come un segnale e pensò: Leonard Cohen non morirà”.
Il libro presenta ancora una lunga serie di impressioni rilasciate di prima mano sul conto di Cohen: tutte persone che in qualche modo sono entrate in contatto con la sua opera o direttamente con lui. Tra queste una particolarmente commossa di Francesco De Gregori che ne fu fortemente influenzato soprattutto nei suoi lavori iniziali.
Il libro chiude con un petit cadeau, vale a dire una galleria di nove schizzi realizzati da Cohen e dedicati all’autore che erano già stati pubblicati su Canzoni da una stanza.