Intelligenza Artificiale, una lettera contro l’utilizzo

Oltre 200 artisti di fama internazionale hanno firmato una lettera contro l’utilizzo dell’Intelligenza Artificiale nella musica

Fin da quando si è diventati sempre più consapevoli delle potenzialità dell’Intelligenza Artificiale, osservandola all’opera e vedendo di cosa è capace oggi, figurarsi un domani, in molti hanno espresso timori e alzato la voce affinché qualcosa si muovesse per arrivare ad una normativa che ne regolamentasse l’esistenza e gli utilizzi. E se è solo di due settimane fa l’approvazione al Parlamento europeo dell’IA Act, la prima legge in materia, in queste ore ha fatto molto parlare di sé la lettera firmata da oltre 200 artisti di fama internazionale, redatta dall’organizzazione no-profit Artist Right Alliance, per chiedere alle Big Tech e agli sviluppatori che danno vita all’IA di “cessare l’uso dell’intelligenza artificiale (AI) per violare e svalutare i diritti degli artisti umani”. Dai Pearl Jam, ai Greta Van Fleet, fino a Stevie Wonder e Robert Smith dei Cure questi sono solo alcuni dei grandi nomi firmatari della lettera.

“Crediamo che, se usato in modo responsabile” – continua la lettera – “AI abbia un enorme potenziale per far progredire la creatività umana e in un modo che consenta lo sviluppo e la crescita di esperienze nuove ed eccitanti per gli appassionati di musica di tutto il mondo. Sfortunatamente, alcune piattaforme e sviluppatori stanno impiegando AI per sabotare la creatività e minare artisti, cantautori, musicisti e detentori dei diritti”.

Il punto, d’altronde, sta tutto lì: con che autorizzazione sono state utilizzate le opere degli artisti in questione, al fine di addestrare algoritmi e affini? La lettera si conclude infine con la richiesta principe:
“Chiediamo a tutti gli sviluppatori AI, alle società tecnologiche, alle piattaforme e ai servizi di musica digitale di impegnarsi a non sviluppare o distribuire tecnologie, contenuti o strumenti di generazione musicale AI che minano o sostituiscono l’arte umana di cantautori e artisti o ci negano un equo compenso per il nostro lavoro”.