26/06/2014

Intervista ad Arto Lindsay

Il 27 maggio è uscito qui nel nostro Paese “Encyclopedia of Arto”, doppio cd per conoscere più e più sfaccettature di un artista eclettico
Il nerd ante litteram che ti aspetti, ma…
Si presenta così Arto Lindsay, chitarrista stravagante e raffinato che vive a Rio de Janeiro, ma spesso frequenta New York, Tokyo e Napoli.
 
Lo abbiamo incontrato perché il 27 maggio è uscito Encyclopedia of Arto, doppio cd in cui è racchiuso il suo spirito di osservazione, riscontrabile sempre nella ricerca di un suono personale. Nel primo album sono raccolti i brani degli album solisti tra il 1996 e il 2004, nel secondo le performance sono solo voce e chitarra.
Pur essendo cresciuto in Brasile, non suona seguendo quel tipo di tradizione. La sua è infatti una perfetta sintesi tra le sonorità brasiliane e la musica alternativa americana. È anche grazie a certe basi che nasce tale suono e a tal proposito spunta un nome ovvio, ma evidentemente sempre necessario: “Jimi Hendrix…” – dice infatti con aria trasognata Arto Lindsay e aggiunge: – “Io amo anche quel tipo di chitarra perché è molto ritmica e ci sono molti tipi di chitarre ritmiche in Brasile con un certo groove. Quando ero teenager comunque amavo molto Hendrix, ma più tardi ho ascoltato anche tanto Miles Davis…”. Dopo, però, sono arrivati gli album in cui il suono è stato creato direttamente da lui, come spiega in maniera consapevole: “Quando ho iniziato a fare dischi, volevo farli per combinare samba e soul music. Volevo combinare deliberatamente queste cose. Ma la musica di America e Brasile è sempre stata combinata attraverso gli anni. Latina o cubana in America, oppure jazz, quella degli anni ’60 o soul music in Brasile… ci sono molte connessioni tra le due musiche”.
 
Sono trascorsi molti anni da quando contribuì a fondare il movimento No Wave con il suo primo gruppo, i DNA. Erano altri tempi quelli di fine anni ’70 allo storico CBGB di New York con Brian Eno e gli altri: “Noi eravamo un po’ la seconda ondata del punk, anche se non eravamo davvero punk… eravamo un po’ diversi dai Television o altri gruppi simili”. Ed erano altri tempi anche per il pubblico che frequentava quei locali e ascoltava certa musica: “Il pubblico era molto vivo, diretto. La gente ti urlava addosso – ricorda il chitarrista. – C’era molta comunicazione con il pubblico. Ora vai a un concerto e la gente non balla. Molti pensano che quando suoni la chitarra in quel modo li insulti. ‘La chitarra non è uno strumento da suonare in quel modo’ pensano. Prima invece ti urlavano contro. Una volta ricordo che ci tirarono addosso una sedia al CBGB. Nessuno ci ha mai tirato una bottiglia, ma una volta ci tirarono una sedia (ride, ndr)!”. Ora, poi, al di là di certi eccessi dell’epoca, Lindsay nota che lo stesso pubblico è cambiato, perché spiega: “Durante i concerti sono impegnati a filmare la musica e sono presi dai loro smartphone. Vedo dal palco centinaia di telefonini per fare le riprese”.
 
Siamo ormai quasi in conclusione del nostro incontro e rispetto alla musica che ascolta oggi la sua risposta è sorprendente: “Non mi piace nessuno di così sconosciuto. James Blake mi piace molto, soprattutto la parte iniziale. Tuttora è bravo, ma preferivo soprattutto i suoi primi lavori. Poi mi piace molto Kanye West. Amo Kanye West. Penso sia veramente un artista interessante e un produttore straordinario. Sto cercando comunque un certo tipo di electronic dance music che non ho trovato davvero, qualcosa di folle”… e la ricerca prosegue sempre come musicista, benché Arto Lindsay sia anche produttore, e infatti rispetto a quest’ultimo ruolo tiene a precisare che attualmente “sta facendo del suo meglio per non farlo!”.
 
Ma se per proporre un certo tipo di musica non disdegna i classici, razionalizza e semplifica le sue contaminazioni e ascolta addirittura Kanye West, ci sarà comunque un genere che dovrà ancora sperimentare o un tipo di percorso mai intrapreso dopo oltre 35 anni di carriera: “La country music… – rivela. – Ho suonato qualche volta in quello stile, ma non ho mai lavorato con gente che fa quel tipo di musica”. E quando sembra sia effettivamente quella una delle prossime sorprendenti strade artistiche da imboccare in un non lontano futuro, fa una pausa di riflessione, sorride e dice: “Non sono mai stato tentato di suonare in quel modo!”.
 
Arto Lindsay: il nerd ante litteram che ti aspetti, ma… ancor più imprevedibile di quanto possa sembrare inizialmente.
 
Recensione: Arto Lindsay – “Encyclopedia of Arto”
 
 

 

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