04/12/2025

Joe Barbieri porta il tour “Big Bang” a Milano e a Roma

Due nuovi appuntamenti dal vivo per il cantautore stasera, 4 dicembre, allo Spazio Teatro 89 di Milano e il 17 dicembre all’Auditorium Parco della Musica di Roma

Dopo una prima serie di appuntamenti estivi, il tour Big Bang di Joe Barbieri torna dal vivo con due nuove date invernali: stasera, 4 dicembre 2025, allo Spazio Teatro 89 di Milano e il 17 dicembre 2025 all’Auditorium Parco della Musica di Roma.
Il progetto nasce dall’album pubblicato lo scorso aprile e porta sul palco una selezione di brani del nuovo disco insieme a una panoramica del repertorio dell’artista. In questa versione del tour, Barbieri affianca alla sua consueta impronta acustica una componente elettrica più presente, esplorando sonorità che si muovono tra suggestioni anni Settanta, funk, soul, jazz, folk sudamericano e riferimenti al cantautorato italiano.

Big Bang nasce dall’interesse di Joe Barbieri per l’astronomia e per l’idea che ciò che è infinitamente grande e ciò che è infinitamente piccolo possano dialogare. I dieci brani del disco riflettono questo sguardo, unito alla volontà di segnare una fase di rinnovamento attraverso una scrittura e una produzione più aperte, pur restando riconoscibili nel suo stile.

Realizzato in quartetto e registrato suonando insieme in studio, Big Bang conserva la dimensione immediata di una performance dal vivo, che trova naturale estensione in queste due nuove date di dicembre.

Joe Barbieri si è soffermato su questi due appuntamenti, ma ho poi parlato di un altro spettacolo dedicato alla canzone napoletana e realizzato con Maurizio De Giovanni, ma anche di Pino Daniele e di Ornella Vanoni e del suo “Microcosmo” – una sua canzone che poi ha dato anche il nome alla sua etichetta indipendente – che sta per arricchirsi con un progetto inedito, frutto di una nuova sfida.

Due date in programma, una a Milano e una Roma, cosa ci puoi anticipare? Il concerto più elettrico che tu abbia mai concepito in carriera, vero?

Sì, perché io vengo sostanzialmente da una tradizione acustica che continua a essere presente non solo nel disco da cui questa tournée prende il largo, ma anche nel concerto stesso, però la componente elettrica fa capolino. Trovo che sia il concerto più luminoso e vibrante che, assieme ai musicisti con cui lavoro ormai da diversi anni, abbiamo concepito. È un concerto permeato dal senso del viaggio, che ruota intorno al significato del viaggiare e del ricominciare a farlo; e questa tematica mi ha guidato anche nella scelta dei brani, alcuni dei quali sono esterni al mio repertorio o, comunque, non sono nati dalla mia penna.

Beh, è anche un modo per affermare, parlando delle tematiche di Big Bang, che tutto è sempre in movimento, quindi a maggior ragione anche la tua musica lo è?

Certo, ma io aggiungerei che tutto è sempre in discussione. Nella vita, di fatto, non ci sono cose acquisite; col tempo affini la tua voce, la rifinisci e sottolinei i tratti della tua personalità, però, nonostante gli elementi costanti che definiscono il tuo stile, è importante staccarsi almeno in parte dalla tua zona di comfort, rimettere in discussione la bussola e vedere dove ti porta l’ignoto. Rimani sempre te stesso, ma col tempo diventa fondamentale indagare ciò che non conosci. Da ragazzo lo fai spontaneamente, perché non conosci ancora te stesso; quando invece impari a riconoscere ciò che ti appartiene e ciò che non ti appartiene, allora diventa ancora più importante metterti in discussione e scoprire ciò che non avresti mai pensato potesse appartenerti. In questo concerto, e prima ancora in questo disco, celebro proprio questa possibilità.

Prima parlavi anche di brani non tuoi in questi concerti: sono quelli che avevi celebrato con alcuni dei tuoi album precedenti? Mi riferisco ovviamente a Chet Lives! dedicato a Chet Baker, Dear Billie per celebrare Billie Holiday, e a Vulío, album-tributo alla Canzone Napoletana.

No, ce ne sono anche altri. Uno tra i tanti, che ormai fa parte dei miei concerti e che però mai come questa volta mi sembra pertinente, è Felicità di Lucio Dalla: parla di stelle, di viaggi, del perdersi e del ritrovarsi. Mi sembrava più che mai adatto a questo concerto.

Qualche giorno fa sei stato impegnato in Ammore, spettacolo che porti in scena con lo scrittore Maurizio De Giovanni. Alla base di questo concerto c’è ovviamente un’idea diversa rispetto a Big Bang, giusto?

Totalmente. È un concerto che mi piace tantissimo fare. Anche qui c’è un abbandonarsi per scoprire: quando ho fatto Vulío, disco e poi concerto dedicato alla Canzone Napoletana che citavi anche tu prima, non avrei mai pensato di farlo, perché è un repertorio per me intoccabile; mi ci sono accostato a 50 anni con la leggerezza di chi a un certo punto fa pace con certe libertà e si concede un gesto d’amore verso un repertorio che mi accompagna da sempre. L’incontro con Maurizio De Giovanni è stato importante: anche lui ha una prospettiva personale sulla Canzone Napoletana, è un collezionista di storie che stanno dietro ai brani della tradizione. L’unione delle nostre due visioni si è tradotta in uno spettacolo che considero tra i più belli e divertenti. Non avrei immaginato di sentirmi così rappresentato, nonostante la canzone napoletana faccia parte della mia vita. Sento proprio la mia voce in quelle canzoni e in quel modo di suonarle.

C’è chi la Canzone Napoletana l’ha rivoluzionata come Pino Daniele. Tu hai avuto il privilegio di conoscerlo e di lavorarci. Quest’anno si ricordavano i 70 anni dalla sua nascita e i 10 dalla sua scomparsa. Ti chiedo se ti manca, non solo a livello personale, ma soprattutto dal punto di vista musicale: ti manca la sua visione o quella spinta che ti portò a intraprendere questa avventura?

Guarda, ti confesso che a Pino ogni tanto domando ancora qualcosa, in maniera indiretta: mi chiedo che cosa farebbe e che scelte prenderebbe in certi contesti musicali quando sto per affrontare nuovi progetti.
Big Bang e il concerto che ne deriva sono, in realtà, tra le cose più vicine a Pino, perché attingo molto ad alcuni territori musicali che ci accomunano: la musica della Motown, una certa black music che lui amava… forse è uno dei momenti in cui lo sento più vicino musicalmente, oltre che nel mio modo di cantare.

In questi giorni piangiamo la scomparsa di Ornella Vanoni. Penso che nel tuo stile e nel tuo approccio ci sia anche quella voglia di attingere a un certo tipo di sonorità, vero?

Sì, c’è tutto il Brasile che Ornella ha portato in Italia, ma non solo. Anche nei testi: ha cantato molte cose adattate da Sergio Bardotti, che per me è un altro padre musicale dal punto di vista autoriale. Alcuni testi di Bruno Lauzi, poi, sono perfetti; qualche anno fa ho reinterpretato la sua Dettagli, tradotta e riadattata da lui, e poi cantata da Ornella.
Lei è stata un punto di riferimento: da interprete è stata talmente netta, talmente chiara, talmente precisa nel definirsi, che sembra quasi una cantautrice, perché ha sempre scelto proprio con criterio e con consapevolezza quali canzoni fare.

Un’ultima curiosità: dopo le due date di Milano e Roma, cosa hai in programma? Sono previsti concerti all’estero? Cosa ci puoi anticipare?

Abbiamo impegni all’estero nella seconda metà dell’anno prossimo, ma prima continueremo a raccontare quest’album in Italia.
Inoltre sto scrivendo un disco sinfonico in cui, per la prima volta, non userò la voce: un disco per orchestra in cui esploro uno dei miei amori più forti, la musica per film e per il cinema. Non ho un film da accompagnare, ma mi piace l’idea di scrivere musica sinfonica pensando al cinema.

Joe Barbieri - live 2025

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