È il 10 ottobre 1969 quando esce In The Court Of The Crimson King, primo album dei King Crimson. Da quel momento si inizierà a parlare di progressive rock.
L’importanza di quel disco però risiede anche nella grafica della copertina. L’autore della cover è Barry Godber, un amico del paroliere del gruppo Peter Sinfield, che faceva il programmatore. Allievo del Chelsea Art College, Godber aveva già realizzato un logo a forma di fiamma per la doppia cassa del batterista di allora, Michael Giles, e fino alla data d’uscita di In The Court In The Crimson King ascolterà in anteprima i pezzi dell’album prima di dipingere il suo quadro.
Secondo i ricordi di Greg Lake, all’epoca bassista del gruppo, rimasero tutti scossi nel vedere l’opera di Godber. Si tratta di una doppia copertina, una esterna ed una interna.
La parte esterna è quella più famosa e ritrae in primissimo piano, su sfondo blu, il volto color cremisi di un uomo con occhi e bocca spalancati, nonché denti e ugola in evidenza: un’immagine senza dubbio inquietante. Per contro, l’illustrazione interna appare un po’ più rassicurante; l’uomo sorride, ma in modo enigmatico, e in primo piano si notano un incisivo spezzato e i canini aguzzi. Disperazione e serenità, angoscia e quiete: stati d’animo opposti, forse due facce della stessa medaglia. “Quando Peter Sinfield ci ha portato il dipinto di Godber ce ne siamo innamorati” – ricorda Robert Fripp. – “La faccia urlante all’esterno era quella dell’uomo schizoide del ventunesimo secolo, mentre all’interno c’era quella del Re Cremisi: Barry aveva catturato perfettamente la nostra musica.”
Il dipinto originale è stato per qualche tempo nella sede della casa discografica con il rischio di essere danneggiato a causa dell’eccessiva esposizione alla luce, stando a quanto dichiarato da Fripp, che successivamente lo ha recuperato e ne è tuttora in possesso.
Quell’unico quadro dell’amico di Sinfield sarà purtroppo anche la sua ultima opera, non solo per i King Crimson. Nel 1970, infatti, Barry Godber muore stroncato da un infarto. Aveva soltanto 24 anni.
Il giovane programmatore era riuscito però non solo a comprendere la musica del gruppo prog e a trasferirla nel suo quadro, ma era riuscito, non si sa quanto volutamente, anche a cogliere l’idea stessa che di frequente caratterizza le copertine dell’intero genere musicale: poche volte compaiono in copertina i musicisti delle varie band e molto spesso ci si affida a veri e propri dipinti, illustrazioni o comunque a immagini per mettere al centro dell’attenzione la musica stessa.
Sulla copertina di In The Court Of The Crimson King non era scritto né il nome del gruppo, né dell’album, ma, nonostante ciò, il volto dell’uomo schizoide del ventunesimo secolo diventa già una delle immagini simbolo del prog, oltre che una delle cover più famose di sempre dell’intera storia del rock.
E chissà cos’altro avrebbe potuto creare in seguito Barry Godber dopo un esordio così.
L’importanza di quel disco però risiede anche nella grafica della copertina. L’autore della cover è Barry Godber, un amico del paroliere del gruppo Peter Sinfield, che faceva il programmatore. Allievo del Chelsea Art College, Godber aveva già realizzato un logo a forma di fiamma per la doppia cassa del batterista di allora, Michael Giles, e fino alla data d’uscita di In The Court In The Crimson King ascolterà in anteprima i pezzi dell’album prima di dipingere il suo quadro.
Secondo i ricordi di Greg Lake, all’epoca bassista del gruppo, rimasero tutti scossi nel vedere l’opera di Godber. Si tratta di una doppia copertina, una esterna ed una interna.
La parte esterna è quella più famosa e ritrae in primissimo piano, su sfondo blu, il volto color cremisi di un uomo con occhi e bocca spalancati, nonché denti e ugola in evidenza: un’immagine senza dubbio inquietante. Per contro, l’illustrazione interna appare un po’ più rassicurante; l’uomo sorride, ma in modo enigmatico, e in primo piano si notano un incisivo spezzato e i canini aguzzi. Disperazione e serenità, angoscia e quiete: stati d’animo opposti, forse due facce della stessa medaglia. “Quando Peter Sinfield ci ha portato il dipinto di Godber ce ne siamo innamorati” – ricorda Robert Fripp. – “La faccia urlante all’esterno era quella dell’uomo schizoide del ventunesimo secolo, mentre all’interno c’era quella del Re Cremisi: Barry aveva catturato perfettamente la nostra musica.”
Il dipinto originale è stato per qualche tempo nella sede della casa discografica con il rischio di essere danneggiato a causa dell’eccessiva esposizione alla luce, stando a quanto dichiarato da Fripp, che successivamente lo ha recuperato e ne è tuttora in possesso.
Quell’unico quadro dell’amico di Sinfield sarà purtroppo anche la sua ultima opera, non solo per i King Crimson. Nel 1970, infatti, Barry Godber muore stroncato da un infarto. Aveva soltanto 24 anni.
Il giovane programmatore era riuscito però non solo a comprendere la musica del gruppo prog e a trasferirla nel suo quadro, ma era riuscito, non si sa quanto volutamente, anche a cogliere l’idea stessa che di frequente caratterizza le copertine dell’intero genere musicale: poche volte compaiono in copertina i musicisti delle varie band e molto spesso ci si affida a veri e propri dipinti, illustrazioni o comunque a immagini per mettere al centro dell’attenzione la musica stessa.
Sulla copertina di In The Court Of The Crimson King non era scritto né il nome del gruppo, né dell’album, ma, nonostante ciò, il volto dell’uomo schizoide del ventunesimo secolo diventa già una delle immagini simbolo del prog, oltre che una delle cover più famose di sempre dell’intera storia del rock.
E chissà cos’altro avrebbe potuto creare in seguito Barry Godber dopo un esordio così.