30/10/2024

La rivoluzione del rock inglese

Diarkos pubblica il libro sugli Oasis di Alessio Cacciatore e Giorgio Di Berardino

 

Una delle notizie musicali più importanti del 2024, se non “la” notizia dell’anno, è la reunion degli Oasis. L’annuncio del 27 agosto ha fatto tornare i loro principali album e singoli ai piani alti delle classifiche, l’attesa per il tour mondiale di quindici date è a dir poco spasmodica, la vendita dei biglietti ha sollevato una coda di polemiche. Insomma si parla tantissimo del ritorno dei fratelli Gallagher, tanto che Diarkos ha pensato di pubblicare una utile guida alla loro storia: si intitola Oasis. La rivoluzione del rock inglese, a cura di Alessio Cacciatore e Giorgio Di Berardino. Eccoci a colloquio con i due autori.

 

Titolo eloquente: La rivoluzione del rock inglese. In che senso gli Oasis sono stati rivoluzionari?

Alessio: negli anni ‘90 gli Oasis hanno riportato il termine “rock” agli antichi fasti. Ne hanno cioè ricalibrato il tiro, rendendolo appetibile come lo era negli anni ’60 e ‘70. Non solo: ci hanno infilato quella particolare attitudine, che unisce lo stile di vita da rockstar all’essere sbruffoni e pieni di sé, sostenuta da canzoni importanti, sia dal punto di vista dei testi che delle liriche. L’Inghilterra è divenuta grazie a loro il centro del mondo e, con le giuste canzoni in dote, rivoluzionare il decennio e le classifiche è stato un gioco da ragazzi.

 

Il vostro libro è un vero e proprio viaggio nella storia degli Oasis, così proviamo a individuare alcuni aspetti chiave della loro vicenda, partendo da una famiglia. I Gallagher. Probabilmente i due fratelli più famosi e chiacchierati della storia del rock. Qual è la peculiarità di questa coppia, la motivazione che ancora oggi  li spinge alla musica?

Giorgio: sin dall’inizio la band ha fatto leva sui ruoli dei due fratelli, con Noel nella parte del compositore geniale e Liam in quella dell’interprete talentuoso e dominatore dei palcoscenici. Grazie all’amore per il rock, Noel e Liam sono andati avanti, tra alti e bassi, per diversi anni, riuscendo addirittura a fare dell’odio reciproco il loro punto di forza. Probabilmente, se fossero andati d’amore e d’accordo, non avrebbero avuto successo allo stesso modo e forse, nonostante il dio denaro, oggi non ci sarebbe alcuna reunion.

 

Come Liverpool per i Beatles, è inevitabile parlare di Manchester per gli Oasis. Quanto devono alla loro città?

Alessio: gli Oasis devono a Manchester più di quanto i Beatles debbano a Liverpool. È merito del background musicale già presente in città alla fine degli anni ottanta, tra le varie scene madchester, baggy e shoegaze, se i fratelli Gallagher hanno abbandonato la strada per diventare delle rockstar. Nel corso degli anni poi, gli Oasis, grazie alla loro fama, hanno ricambiato il favore celebrando la loro terra natìa nel mondo, dall’amore incondizionato per il Manchester City all’esaltazione delle sottoculture.

 

Cosa c’era nelle orecchie dei Gallagher durante la loro gioventù? Quali sono stati gli ascolti più importanti e formativi che li hanno condotti alla creazione degli Oasis?

Giorgio: data la differenza di età, Noel e Liam hanno inizialmente avuto influenze musicali molto diverse: mentre il primo è partito dal punk, il secondo si è lasciato contaminare dall’hip hop per un breve periodo. Più tardi Noel, tra un accordo e l’altro di chitarra, ha iniziato ad ascoltare ripetutamente Beatles e Smiths. Ad un certo punto, dopo aver assistito ad un loro concerto, gli Stone Roses si sono infilati nella vita di entrambi i fratelli e non ne sono più usciti. Senza la band di Ian Brown e John Squire, gli Oasis probabilmente non esisterebbero. Per Noel poi è stato decisivo l’incontro con il chitarrista Johnny Marr e, soprattutto, con Paul Weller che è diventato una sorta di mentore oltre che un grande amico.

 

Quali sono a vostro avviso gli album e le canzoni più rappresentative degli Oasis, del loro suono e della loro personalità, e perché?

Alessio: per gli Oasis sono stati essenziali una serie di singoli irresistibili e un management impeccabile che ha avuto il coraggio di fare scelte tanto particolari quanto azzardate. Tra queste, l’ostentazione del rapporto burrascoso tra Liam e Noel che, di fatto, li portava continuamente a stare su tutti i giornali. Le canzoni migliori sono quelle contenute nei primi due album: quelle dell’entusiasmo iniziale, del periodo dei sacrifici, della droga e alcol razionati e della ricchezza tale da tenerli ancora con i piedi ben saldi per terra. Poi tutto è diventato troppo grande e, di conseguenza, fuori controllo.

 

10 e 11 agosto 1996, Knebworth Park. Il concerto dei record. È questo il picco massimo nella storia degli Oasis?

Giorgio: Knebworth 1996 è stato l’apice di tutto un decennio, non solo per gli Oasis e per il Britpop. Prima di quel mastodontico evento la band era ancora in ascesa, aveva fame e tutto girava intorno a loro. Dopo, qualcosa nel meccanismo si è incrinato, poiché manager e casa discografica si sono resi conto di non poter fare di più, perlomeno in patria. La freschezza con la quale gli Oasis erano arrivati a quel megaconcerto è venuta meno, così come i rapporti cordiali tra la band e la casa discografica Creation.

 

Nel 2009, dopo l’ennesimo litigio – quella volta, a Parigi, piuttosto aggressivo – Noel lascia la band. Fino a quest’anno, gli Oasis non sono esistiti, eppure i fratelli sono sempre stati attivi… come possiamo riassumere gli ultimi quindici anni?

Alessio: gli Oasis si sono sciolti in un buon momento secondo noi poiché non avrebbero potuto dare di più. Entrambi i fratelli hanno tirato fuori gli attributi, dimostrando a testa alta di poter fare a meno l’uno dell’altro. Noel si è reso finalmente indipendente, cosa che voleva già da qualche anno. Liam ha scoperto un nuovo sé stesso, più uomo, capace di fare bene il proprio lavoro e non solo. Entrambi hanno fatto buoni dischi è questo è ciò che conta.

 

Il 4 luglio dell’anno prossimo, a Cardiff, sarà la data zero dell’Oasis Live ’25, il nono tour della loro storia. Cosa dovremo aspettarci?

Giorgio: sicuramente dei grandi show, curati nei minimi dettagli e presumibilmente con diverse sorprese. Sarà un lungo tour per cui speriamo arrivino anche da noi nel 2026. Dovrebbero cavalcare l’onda realizzando anche un nuovo album che li riporterebbe in auge anche se, viste le richieste dei biglietti, non ne hanno granchè bisogno. Molto dipenderà dall’aspetto economico e, soprattutto, dalla coesione dei fratelli, reale o fittizia che sia.

Oasis e la rivoluzione del rock inglese

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