22/01/2018

Matthew Lee presenta ‘Piano Man’, un viaggio da Rossini a Bruno Mars

Un carisma d’altri tempi, ma per nulla anacronistico, anzi fresco, giovane, e smagliante
Matthew Lee, a dispetto del nome d’arte e dello stile, è italianissimo ma le sue mani volano sul pianoforte con uno stile d’oltreoceano e soprattutto d’altri tempi. Il giovane indisciplinato nasce musicalmente al conservatorio di Pesaro, dal quale lui stesso, racconta, sarà ben presto radiato.
Il suo talento nasce nella musica classica ma poi si innamora del rock’n’roll. “ A me nella vita piace mescolare tutto”.
 
Rock On Classic, che esegue durante la conferenza stampa negli studi della Universal di Milano, ne è la perfetta dimostrazione: virtuosismi che alternano richiami classici a ritmi swing che prendono prepotentemente il sopravvento. Piano Man, è esattamente il risultato di questa mescolanza, un disco che mette in rilievo la componente pianistica, ma svela anche un altrettanto talento vocale, come in Steal A Kiss, l’altra sua composizione, singolo che precede il disco on line dallo scorso venerdì e disponibile in formato fisico da venerdì 26 gennaio.
 
Una bella scommessa quella di Matthew: rendere attuali le sonorità vintage. Il suo carisma e le persone che ha incontrato nel suo percorso, hanno sicuramente giocato un ruolo fondamentale, ma anche una gavetta di vecchia data. “Ho iniziato a 17 anni a suonare dal vivo, il mio manager era un mio amico che mi caricava il pianoforte in macchina quando io non avevo la patente. In quella gavetta ho anche imparato a intrattenere il pubblico con giochi di prestigio, perché quando sono in pochi, devi tenerli incollati”.
Oggi dopo quasi vent’anni di concerti e sperimentazioni, e tre dischi, arriva Piano Man: riarrangiamenti che spaziano dalla classica al rock fino ad arrivare a Bruno Mars e due personali composizioni in inglese.
 
Al perché delle scelte pop Matthew risponde deciso e conciso: “Io sono un fruitore della radio, come voi. Io ho fatto una selezione in base a ciò che mi piace. Questa volta sono voluto andare alla radice. E io compongo in inglese, poi questo disco volevo che avesse un impatto internazionale.”
Nella track-list però, ci sono anche due brani in italiano: “Sofia Loren, è un brano leggero e parla di bellezza, di donne, poi Sofia Loren è un’icona internazionale; sull’altro brano, La più bella canzone d’amore, invece, ero molto scettico perché me l’hanno presentato come un brano lento e io volevo il rock’n’roll, ma è stato un colpo di fulmine, in 20 secondi me ne sono innamorato.”
Cosa è cambiato dai dischi precedenti?
Matthew ironicamente sostiene di sentirsi meno “tamarro” e che ci sia di mezzo la consapevolezza e l’esperienza, soprattutto quella dei live dalla quale un musicista non può prescindere: “Piano Man infatti è un disco registrato in studio, ma pensato per essere suonato dal vivo.”
 
Il successo di Matthew ha fatto un giro un po’ strano, è partito dall’estero ed è arrivato in Italia, soprattutto grazie alla televisione. “Non ho mai negato di essere italiano. Ho scelto questo nome d’arte molto tempo fa, per omaggiare i miei idoli, non per mentire. Ho suonato il rock’n’roll negli Stati Uniti e sapevano che sono italiano. A loro non importa da dove provieni se sai fare bene quella cosa lì. L’estero è arrivato presto. L’Inghilterra è stata la prima. Un manager inglese mi ha sentito su YouTube e mi ha contattato. Oggi il web è fondamentale”.
Matthew infatti, che vanta numerosissime partecipazioni a festival nazionali e internazionali e partecipazioni televisive, racconta che la visibilità più d’impatto non viene da nessuna di queste esperienze.
“Paradossalmente l’episodio che mi ha dato maggiore visibilità è avvenuto in Belgio. Ero all’aeroporto, ho visto un pianoforte, ho cominciato a suonarlo e ho detto al mio manager di farmi un video. In una settimana ho fatto 2 milioni di visualizzazioni.”
 
Matthwe ama gli anni 50, ma sa perfettamente dove si trova, senza nessun conflitto. Quel sorrisetto un po’ malizioso sembra dimostrarlo. Mattwhe è frizzante, sicuro di se’ ma anche umile e disciplinato. Il giovane pianista è devoto a tre cose nella vita: il conservatorio, il rock’n’roll e  soprattutto la sua squadra: “ senza di loro oggi non sarei qui”.
Un Piano Man d’altri tempi: giovane, umile e smagliante.

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