01/12/2014

Nick Cave, 20.000 Days On Earth al cinema

Vista in anteprima la pellicola di cui il cantautore australiano sarà indiscusso protagonista il 2 ed il 3 dicembre al cinema
Innumerevoli individui hanno trascorso, trascorrono e trascorreranno il loro ventimillesimo giorno sulla Terra. Tra i tanti, anche Nick Cave.
Non c’è immagine in cui il cantautore australiano non sia presente all’interno del film 20.000 Days On Earth. La pellicola, diretta dai due “visual artist” Iain Forsyth e Jane Pollard, sarà proiettata in Italia il 2 ed il 3 dicembre (qui l’elenco delle sale in cui sarà disponibile).
 
Un po’ uomo e un po’ rockstar, Nick Cave vive una giornata insolita perché egli stesso per primo è insolito. Nel film(/documentario/fiction/diario visivo) la prima scena è quella dell’artista che si sveglia al mattino per poi guardare allo specchio la sua immagine riflessa (e inquietante).
Poi inizia il riassunto della sua giornata di 24 ore, durante la quale Cave compone alcune canzoni con una vecchia macchina da scrivere, si ritrova a mangiare anguille per pranzo a casa del fido musicista/amico/collaboratore Warren Ellis, si reca presso l’archivio per riconoscersi in alcune foto da bambino (e non solo), oppure si mette a registrare i brani del suo ultimo album di inediti pubblicato lo scorso anno, Push The Sky Away.
Il cantautore, tra un momento e l’altro di questo giorno numero 20.000 sulla Terra, percorre inoltre in macchina le strade nei dintorni di Brighton, il luogo in Inghilterra in cui ha deciso di vivere, sembrerebbe, “da esiliato volontario”. E in alcuni di questi brevi spostamenti si ritrova in macchina con altre persone, tra cui Blixa Bargeld, vecchio chitarrista dei Bad Seeds oltre che frontman e fondatore degli Einstürzende Neubauten, o con Kylie Minogue, con la quale alcuni anni fa ha inciso Where The Wild Roses Grow.
 
Nick Cave si muove, vive, pensa, ma paradossalmente è “meno statico” nei momenti in cui lo si vede seduto dallo psicanalista e racconta di suo padre e soprattutto della sua paura di perdere la memoria, perché, come dichiara in un preciso istante della pellicola, “la memoria è ciò che siamo”.
Per il resto la finzione incrocia la realtà e quindi la rockstar si ritrova ad essere un “comune mortale” e viceversa, sebbene interpreti il suo ruolo non più come il tossico sbarbatello di trent’anni fa, ma come una persona adulta nonché pater familias. Nello stacco tra il momento in cui Nick Cave vede la tv con i figli gemelli e quello in cui poco dopo lo si vede sul palco, si giunge all’unica realtà già conosciuta dallo spettatore e per certi versi più autentica. L’uomo si connette in maniera definitiva e imprescindibile con la rockstar, e lei nel ritornello di Jubilee Street spiega che “si sta trasformando, sta vibrando, si sta incendiando, sta volando e vuole essere osservata ora”.
Difficile ma divertente (tentare di) smitizzare Nick Cave, un uomo insolito di 57 anni, ma principalmente un’irrinunciabile rockstar sempre in divenire.

 
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